L’Italia non è un Paese per detenuti

31 Luglio 2024
Carcere di Uta, foto di Roberto Pili

[Amedeo Spagnuolo]

Non è più accettabile che un paese come il nostro, considerato una delle democrazie più avanzate d’Europa, possieda uno dei peggiori sistemi carcerari del continente.

Purtroppo tutto parte dal fatto che la nostra Costituzione è largamente disattesa, infatti, è sufficiente andare a leggersi l’articolo 27 della nostra Carta Costituzionale per rendersi conto di come i principi fondamentali della nostra più importante raccolta di leggi venga completamente non tenuta in considerazione. L’articolo 27 recita: “La responsabilità civile è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte”. Nei nostri penitenziari, purtroppo, tutto viene perseguito tranne la rieducazione.  

In Italia la situazione del sistema carcerario è a dir poco disastroso, sicuramente tra i peggiori dei paesi europei. Tutto ciò ha alimentato nel paese un acceso dibattito politico causato anche dalle crescenti preoccupazioni provenienti dall’opinione pubblica, fortunatamente sempre più sensibile rispetto a questo tipo di tematica. La discussione che ormai si sviluppa in Italia da anni, ormai non riguarda più, esclusivamente, le condizioni di vita dei detenuti, infatti essa, per l’importanza che riveste il problema, si è allargata a questioni più ampie che riguardano lo stato della giustizia in Italia. Con questo testo si tenterà di mettere in luce le criticità fondamentali che riguardano il sistema carcerario italiano.

Probabilmente, il problema centrale che assilla i nostri penitenziari è quello del sovraffollamento, infatti, secondo dati recenti e accreditati, il numero dei detenuti è divenuto ormai talmente grande da non consentire più ai penitenziari italiani di poter accogliere questa massa d’individui in maniera civile. Tra le problematiche principali causate dal sovraffollamento delle carceri possiamo elencare: condizioni di vita inadeguate; aumento esponenziale dei conflitti che si scatenano tra i detenuti; spazi disumanamente ridotti; totale mancanza di privacy e condivisione di celle totalmente inadeguate rispetto al numero di detenuti che si trovano ad ospitare.

Un aspetto che dimostra il livello d’inciviltà raggiunto dai nostri penitenziari è quello che riguarda le condizioni igieniche e sanitarie che negli ultimi anni hanno raggiunto ormai gli stessi livelli dei sistemi carcerari del terzo mondo. Anche in questo caso l’elenco dei problemi è veramente allarmante: insufficienza delle risorse necessarie per garantire standard adeguati di pulizia e cura della salute; mancanza del personale medico e delle strutture necessarie utili a fornire un’assistenza adeguata dal punto di vista sanitario. Tutto questo ha già determinato alcune gravi conseguenze come l’aggravamento delle condizioni di salute dei detenuti e l’aumento della diffusione delle malattie infettive. Un altro aspetto molto critico all’interno del nostro sistema carcerario è il rispetto dei diritti umani dei detenuti che, molti lo dimenticano, pur essendo condannati, continuano a essere portatori di diritti che vanno rispettati.

Nelle nostre carceri, purtroppo, veniamo a conoscenza di numerosi casi di maltrattamento e di abusi perpetrati in maniera ignobile dal personale penitenziario. Inoltre molto carente risulta il rispetto del diritto all’istruzione e al lavoro che dovrebbe consentire al detenuto, una volta esaurita la propria pena, di potersi reinserire più facilmente nella società. Di fatto nei nostri penitenziari i programmi educativi e le opportunità lavorative scarseggiano e questo non consente ai detenuti di fornirsi di quegli strumenti adeguati determinanti per ricostruire la propria vita una volta scontata la pena.

Molto inquietante è il problema relativo all’enorme aumento dei suicidi e di disturbi mentali tra i detenuti. Il terribile isolamento e le pessime condizioni di vita nei penitenziari italiani favoriscono in maniera determinante lo sviluppo di seri problemi psicologici. D’altro canto l’assistenza psicologica carceraria è insufficiente e non riesce a far fronte al dilagare di questo inquietante problema. Tutto questo non determina solo il peggioramento della qualità della vita dei detenuti ma complica anche il lavoro del personale penitenziario.

Purtroppo, di recente, la cronaca ci ha informato relativamente a terribili episodi di abusi nei confronti dei detenuti perpetrati da alcune frange del personale penitenziario. Ovviamente questi fatti vanno stroncati sul nascere con decisione però solo questo, evidentemente, non basta tenendo conto che il lavoro svolto dalla polizia penitenziaria è molto complesso e spesso frustrante. Innanzitutto il lavoro degli operatori penitenziari è sottopagato e caratterizzato da un notevole sovraccarico di lavoro. Inoltre, spesso, essi non ricevono una formazione professionale adeguata per affrontare situazioni difficili e pericolose. Tutto questo comporta che l’ambiente di lavoro all’interno dei penitenziari sia fortemente stressante e caratterizzato da una notevole insicurezza.

Il personale penitenziario stesso affronta sfide considerevoli. Sottopagato e sovraccarico di lavoro, spesso non riceve la formazione adeguata per gestire situazioni complesse e pericolose. Questo non solo mette a rischio la sicurezza dei detenuti, ma anche quella degli stessi operatori penitenziari, creando un ambiente di lavoro stressante e insicuro. Siamo giunti al punto in cui il problema dei luoghi di reclusione in Italia non può più essere rinviato, è necessario che la politica si assuma le proprie responsabilità e si faccia carico di una vera riforma urgente e strutturale.

La classe politica italiana è consapevole ormai da anni di quali sono i principali problemi che assillano il mondo penitenziario italiano: sovraffollamento; miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie; garantire il rispetto dei diritti dei detenuti; fornire un sostegno adeguato sia ai detenuti sia al personale penitenziario. Insomma è arrivato il momento di trasformare le carceri italiane in luoghi nei quali effettivamente si persegue la riabilitazione e la reintegrazione sociale e non la sofferenza e la disperazione.

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