Luci e ombre della ripresa

16 Dicembre 2021

[Roberto Mirasola]

Probabilmente i dati diffusi dall’OCSE, riguardanti la positiva crescita economica italiana, hanno creato molte aspettative ottimistiche forse un po’ troppo affrettate. Innanzitutto, va detto che si tratta di un rimbalzo economico e non di una vera e propria ripresa, non dimentichiamo che nel 2020 abbiamo registrato un – 9% di caduta del PIL. È doveroso, dunque, procedere ad un’analisi più cauta.

Non si deve sottovalutare l’inflazione che ha fatto capolino sia negli Stati Uniti che nella zona Euro e di conseguenza anche a casa nostra. L’ISTAT parla di un’inflazione ormai al 3,8% nel mese di novembre, già dal mese di settembre era evidente che si andava incontro ad un aumento della spesa per energia e infatti a pesare sono proprio  i rincari dei beni energetici. L’ISTAT spiega: “la forte crescita dei prezzi è sospinta dai rialzi dei prezzi dei prodotti energetici, particolarmente marcati sul mercato interno, dove si rilevano aumenti eccezionali per energia elettrica e gas”. Ad essere precisi l’ondata del caro bollette va avanti da alcuni trimestri ma purtroppo non si arresta visto che nel 2022 sono previsti ulteriori aumenti che vanno a sommarsi con i rincari precedenti. Nonostante la BCE parli di un fenomeno transitorio, la cautela è d’obbligo. È chiaro che tali aumenti vanno ad intaccare sia il portafoglio delle famiglie sia le imprese che vedono aumentare le problematiche riguardanti le forniture necessarie per la produzione mettendo dunque a rischio il quadro positivo delineato dall’OCSE.

Se l’inflazione erode il potere d’acquisto delle famiglie bisogna dire che non si profila all’orizzonte un aumento dei salari, anzi. Sempre l’OCSE parla di salari bassi e di aumento dell’occupazione trainata dai contratti a termine e part-time. Dati del resto confermati puntualmente dall’ISTAT.

L’aumento dei consumi che ha fatto da traino è dovuto, secondo Bankitalia, dall’utilizzo della liquidità messa da parte nei mesi di Lockdown e poi utilizzata quando sono venute meno le limitazioni, bisogna però vedere l’impatto con l’inflazione con salari bassi e senza prospettiva di aumento.

Insomma, un quadro non certo rassicurante, con una azione di Governo che lascia alquanto perplessi nelle scelte. Se in un primo momento si pensava ad un contrasto al rincaro bollette con l’introduzione di un contributo di solidarietà da parte dei redditi più alti, si è poi fatto marcia indietro andando ad intaccare i conti pubblici.  Tra l’altro questa operazione non è stata sufficiente in quanto mancano ancora soldi per poter contrastare adeguatamente il caro bollette.

Ad aggravare la situazione è arrivato l’accordo politico riguardante la rimodulazione delle aliquote IRPEF che sembrerebbe agevolare i redditi più alti. In particolare, a beneficare con le quattro aliquote ora previste, sarebbe la fascia di reddito da 40 mila euro annui. Non può dunque sorprendere la scelta della CGIL e della UIL di proclamare lo sciopero generale ed anzi suonano come ipocrite le dichiarazioni rilasciate da diversi dirigenti politici contrati allo sciopero.

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