L’ultima provocazione

25 Gennaio 2020
[Roberto Mirasola]

L’ennesima guasconata del Capitano non può lasciarci indifferenti, in gioco vi è la tutela delle libertà personali che riguardano tutti noi. Non è pensabile che in nome della campagna elettorale si possa pensare che un leader politico si faccia beffe di norme Costituzionali, calpestando le fondamenta giuridiche della nostra società.

Storicamente azioni simili potevano essere pensate nel ventennio fascista e non a caso i padri Costituenti dedicarono ampio spazio alla parte prima della Costituzione, chiamata appunto dei diritti e dei doveri dei Cittadini, dove all’art.14 è riportato al primo comma l’inviolabilità del domicilio. Si voleva evitare che le violenze del passato si ripetessero anche nella nascente Repubblica.  Qualcuno potrà pensare che il richiamo al passato sia esagerato. Io non credo. Abbiamo bisogno che gli anticorpi presenti nella nostra società si attivino per il presidio delle difese Costituzionali.

Il filosofo Karl Popper per l’appunto sosteneva che “se la prevenzione della democrazia non diventa la preoccupazione preminente in ogni battaglia particolare condotta su questo campo di battaglia, le tendenze antidemocratiche latenti che sono sempre presenti […] possono provocare il crollo della democrazia”. Purtroppo questa “preoccupazione” è mancata, o meglio non si è fatta sentire con la dovuta forza.  Non è pensabile ad esempio che i giornalisti presenti abbiano continuato a riprendere, senza che nessuno facesse notare che si stava oltrepassando il limite. Non è pensabile che la risposta politica sia stata debole, complice la paura che attanaglia le forze democratiche di perdere domenica in Emilia.

E’ grave che diversi e importanti opinionisti politici, si soffermino a commentare l’episodio sulla base degli eventuali vantaggi o svantaggi elettorali. Non è sufficiente che il capo della Polizia Gabrielli si limiti a stigmatizzare l’ex ministro mentre è doveroso condannare l’illiceità del fatto. Non può e non deve passare il messaggio che un cittadino, così si è definito Capitan Fracassa, possa, in nome della lotta alla droga, non solo sostituirsi alle forze dell’ordine ma farsi beffe delle tutele previste dall’ordinamento giuridico che prevedono il necessario mandato rilasciato dall’autorità giudiziaria per accedere in un’abitazione privata.

Insomma in nome della “presunta” lotta alla droga ci si può mettere al di sopra della legge. Il leader leghista è stato Ministro degli interni, quali sono i provvedimenti attuati per la lotta alla criminalità organizzata? Noi tutti ricordiamo soltanto la sua attività volta ad incrementare l’odio nei confronti dei migranti, tant’è vero che sono aumentati i reati a stampo razzista. Ecco i frutti del male. Queste cose vanno dette con determinazione senza nessun tentennamento. Le forze democratiche hanno responsabilità di lungo periodo nel non aver saputo spiegare i fenomeni migratori e hanno abdicato al loro ruolo facendo passare la retorica delle false invasioni, della paura, della sicurezza.

Non possiamo ancora arretrare altrimenti saremmo travolti tutti. L’atteggiamento contraddittorio da parte del PD nella vicenda Gregoretti ne è un esempio. Prima favorevole alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro, poi tentennante, infine convinto a rinviare la decisione a dopo le elezioni di domenica. Ma scherziamo? Certo Salvini non si batte nei tribunali ma politicamente, ed è per questo che andava data da subito l’autorizzazione a procedere cosi come andava fatta una campagna elettorale spiegando quale modello di società si vuole. Invece questo ruolo è stato colpevolmente ceduto al movimento delle Sardine, che hanno dovuto farsi carico dell’assenza di una classe dirigente adeguata.

La partita in gioco è troppo importante e richiede un impegno da parte di ciascuno di noi a denunciare qualsiasi atteggiamento che possa farci ritornare indietro in tempi che nessuno vuole rivivere.

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