L’homo Sacer alle porte dell’Europa
1 Settembre 2009Pierluigi Carta
Il 30 agosto il premier si è recato a Tripoli per celebrare la prima “Giornata dell’amicizia tra il popolo italiano e il popolo libico”. L’imbarazzo per la strage dei somali a Benghazi – 16 agosto – non sembra sfiorare Berlusconi, il quale al contrario ha deciso di farsi scortare dalle frecce tricolori durante la parata militare per il 40° anniversario della dittatura. I nostri politici hanno appreso solertemente la lezione di Gheddafi, applicando cure come l’internamento e il respingimento, la privazione del cibo e la disidratazione per settimane a bordo dei loro scafi, riuscendo così nello scopo di scremare il numero dei migranti che approda alle nostre coste. Ai sopravvissuti è successivamente permesso di inoltrare domanda di asilo politico, una meta che svetta oltre un’altra odissea omerica, di flutti e gorghi burocratici; ma lo zampino libico qui non c’entra, è una pensata tutta italiana. Mentre Frattini fa la parte della statua di sale, i 73 morti e i 5 superstiti eritrei naufragati nel tratto di mare più sorvegliato del mediterraneo dimostrano la velleità degli accordi tra Berlusconi e Gheddafi, patto che rimane segreto ma di manifesta inefficacia; l’UE conferma un programma di redistribuzione degli immigrati tra gli stati membri. Malta invece già da qualche tempo sta imprimendo la sua impronta fantasma, ha allestito un peschereccio senza bandiera che soccorre e rifornisce le carrette del mare; alcuni oggetti ritrovati sui barconi intercettati presso Lampedusa forniscono prove certe dell’ingerenza di Malta nelle traversate dei migranti; un salvagente appartenente alla Marina maltese è stato infatti rinvenuto a bordo di uno degli scafi. Il Cspa di Contrada Imbriacola – Lampedusa – dopo l’incendio che ne aveva danneggiato il padiglione è stato ristrutturato, ampliato e ripulito, ma per tutta l’estate non ha ospitato un solo immigrato; il Cie costruito nell’ex base Nato Loran, pur violando i vincoli ambientali, non è stato smantellato. I dipendenti dei centri di permanenza son sicuri che presto avranno nuovi “clienti”. Secondo gli abitanti dell’isola-prigione per bloccare i flussi non basterà lo scoglio della strategia antirespingimenti made in PDL firmata Maroni. Le motovedette (regalo italiano alla Libia) che pattugliano il canale di Sicilia sono solamente tre, mentre i gommoni che tentano di passare sono solitamente una decina; quindi le maglie sono larghe e come afferma il comandante Achille Selleri, molte barche vengono scortate direttamente verso le coste italiane: Porto Empedocle, Palermo, le coste Pugliesi e Calabresi, ovunque tranne che a Lampedusa, lontano dalle telecamere. Il 2009 ha visto un’estate insolitamente piatta sul fronte degli sbarchi, una stima elaborata dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha valutato che dal 15 maggio non più di 1.200 migranti sono stati respinti verso la Libia; è possibile però che circa altrettanti siano sbarcati in Italia invisibili alla stampa, quindi all’opinione pubblica. I dati del Viminale parlano di 7.567 arrivi durante l’anno, quasi tutti contati prima di maggio, quando è entrato in vigore l’accordo Italia-Libia del 2007. Gli arrivi contati l’anno scorso a Lampedusa erano 17.485, quelli estivi 14.905. Il 20 agosto un gommone di 78 eritrei ha inaugurato un nuovo flusso migratorio e si è risolto in una strage facilmente evitabile. Il Viminale scansa il problema ribadendo che l’unica richiesta di aiuto lanciata è stata quella che ha fatto scattare i soccorsi. La responsabilità per ora è sulle spalle di Malta, era infatti di nazionalità maltese la barca non identificata che ha rifornito il gommone di cibo e carburante, per farlo proseguire poi verso l’Italia. I vescovi non tardano a lanciare la prima accusa contro la politica di respingimenti, attraverso le pagine dell’Avvenire paragonano “gli occhi chiusi dell’Occidente” riguardo le traversate della morte verso la frontiera europea, all’indifferenza con la quale scorrevano via i vagoni piombati degli ebrei. “Una salva davanti, una salva dietro al limite delle acque territoriali e vedrete che le barche non partiranno più ”aveva detto Calderoli all’inizio della campagna anticlandestino, mentre Gentilini chiosava nel 2007: “i gommoni degli immigrati devono essere presi a colpi di bazooka” e “voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestini! Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste vie che disturbano il nostro paese!”. Che non temano i leghisti d’assalto, perché ci stiamo arrivando, e neppure tanto lentamente: gli eritrei sopravvissuti hanno raccontato infatti che la carretta è stata incrociata da decine di navi che non hanno prestato soccorso e non hanno lanciato nemmeno una segnalazione. Nulla avviene per caso: il 7 agosto 2007 un peschereccio tunisino salvò durante la notte un gommone con decine di migranti provenienti dall’Africa che stava per affondare; una volta trainati in salvo nel porto di Lampedusa, i pescatori subirono un processo per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” in modo tale da scongiurare altri fatti analoghi. L’accadimento del 20 agosto ne è effetto indiretto. Tanto più che quando altri pescatori in una situazione simile non hanno salvato i naufraghi ma li hanno bastonati lasciandoli annegare, questi non sono stati puniti in alcun modo. L’invasione dell’Europa da parte di una giovane popolazione musulmana e africana ipotizzata dallo storico Niall Ferguson e dall’opinionista Chritopher Caldwell spaventa anche i politici italiani e se la classe dirigente è lo specchio della società, spaventa anche i nostri concittadini; i quali potranno ora esorcizzare il loro terrore applicandosi nel dibattuto gioco “Rimbalza il clandestino”. L’irrisione delle tragedie umane è tornata in voga durante questi ultimi anni, e costituisce anche un ingrediente nella macabra ricetta di disumanizzazione del diverso, già sperimentata e subita da molti popoli nel corso della storia recente. Secondo il filosofo Slavoj Zizek si sta materializzando nuovamente il concetto di homo sacer – figura dell’escluso dall’ordine civile – introdotta dal filosofo Giorgio Agamben; ormai manifesta non più solamente nella guerra al terrorismo globale condotta dagli USA, ma anche in Europa, presunto tempio dei diritti civili.