Mafie, libri, editoria e libertà..
16 Ottobre 2010Peppe Fontana
Riceviamo da Peppe Fontana, detenuto a Badu ‘e Carros, un contributo che ci sembra interessante pubblicare (Red).
Cari Amici (e non…), prima, abbiate la pazienza di sopportare l’aneddoto che mi accingo a raccontarvi.
Dopo la mia deportazione in questo super carcere di “Badu e Carros” in Nuoro, una delle mie prime cose che ho iniziato a fare, dopo essermi ripreso dal riedukattivo cambiamento residenziale, è stato quello di conoscere la Sardegna, che non conoscevo (e ancora sono in via di scoprirla…), rimproverandomi di avere conosciuto mezzo mondo e non una terra così vicino, che si rivela davvero bella, magica e con un’anima selvaggia, nobile e generosa.
E come conoscerla, quando sei chiuso in una cella, se non attraverso i libri!
Così cominciai a procurarmi una selezionata carrellata di libri sulla Sardegna e di letteratura Sarda, di autori del calibro di Deledda, Niffoi, Lussu, Atzenei, Ledda, Satta, e di autori stranieri, come Ernst Junger con il suo bel libro “Terra Sarda” (un Anarchico che stimo assai, autore de “Il Ribelle”).
Tra un libro e l’altro scambiavo le mie impressioni di ciò che leggevo con amici, con cui corrispondo “romanticamente”, cioè con carta e calamaio, uno di questi miei cari amici, bella testa pensante e di sconfinata cultura, mi raccomandò di leggere i libri di Marcello Fois, scrittore contemporaneo Barbaricino, pluripremiato, che scrive e racconta la sua terra come un poeta chirurgo.
Questo scrittore non mi era nuovo, in quanto su una rivista avevo letto la recensione del suo ultimo libro “In Sardegna non c’è il mare” e mi aveva incuriosito, tant’è che me lo ero appuntato per acquistarlo.
Dopo una ventina di giorni il Fois me lo ritrovò a pochi metri da me, con altri scrittori, a parlare del suo nuovo libro !
“Badù e Carros” è davvero una Guantanamo Italiana nel significato punitivo da parte di chi spedisce qui prigionieri scomodi o da demolire psicofisicamente e da parte nostra che lo subiamo per l’isolamento e la difficoltà grande distanza dagli affetti e dalla propria terra, la tortura consiste in ciò; e per queste finalità fu, allora, pensato dal Generale Dalla Chiesa, per combattere e piegare i terroristi- Oggi, anche “Badù e Carros” subisce questo triste ruolo che non vorrebbe più avere e la direttrice, giovane e coraggiosa, si muove in questo senso, cercando di bilanciare l’adrenalinico Status Quo con iniziative Biofile e qualitativamente di pregio- Infatti qui ogni anno si organizzano eventi culturali e artistici importanti, pochi ma davvero virtuosi, nonostante tutte le complicanze demate dalla sicurezza che qui sono al massimo ma che vengono soddisfatte grazie anche alla lungimirante disponibilità del comandante e all’efficienza organizzativa dell’ufficio educativo guidato da una che qui a “Badù e Carros” ne ha viste per 26 anni e che con il suo gruppo di Amazzoni (destabilizzanti per la bellezza…) sa come muoversi per permettere la realizzazione di eventi simili.
Hey ! Hey ! state forse pensando che mi sono beccato la “sindrome di Stoccolma !?!”
non è così, “Badù e Carros” rimane una Guantanamo per noi prigionieri, qui deportati, per volontà dei sicari del regime Mafionaziplutomassoteocratico, per punizione ! però, per onestà intellettuale, occorre riconoscere dei tributi alle iniziative con gli “attributi” della direttrice di questo posto.
E “Badù e Carros “ è certamente un luogo o non-luogo interessante per la sua maledetta storia, per la sua funzione e per il tipo di prigionieri che ha “ospitato” e che “ospita”, per quel mondo esterno intellettualmente curioso e interessato all’arte e agli aspetti psicosocioantropologici degli individui.
Questo spiega del perché scrittori così importanti, come Fois o Michela Murgia (quest’ultima vincitrice del “Campiello “ 2010) o Jazzisti di fama mondiale, come il Paolo Fresu, decidono di andare in questi posti a presentare le loro opere, piuttosto che in una piazza priva di “fuoco”.
Ma ritorniamo a quella giornata con Fois a pochi metri da me che ci ringraziava, con una imbarazzante umiltà, per avergli portato fortuna, dicendo che ritornava volentieri in mezzo a noi (quest’anno la fortuna la portammo a Michela Murgia…), lusingandoci non poco.
(sto andando per le lunghe vero ? pazientatevi, sto concludendo).
Dopo la presentazione dei loro libri e il ringraziamento degli scrittori, cinque in tutto, diedero la parola, attesa, ai prigionieri presenti nella gremita chiesa, in cui v’erano presenti, ovviamente, la direttrice con il suo personale carcerario al completo e varie personalità ospiti (magistrati di sorveglianza, ex giudici,ora garanti dei diritti dei prigionieri, giornalisti e assistenti sociali ).
Io spinto dal dovere intellettuale e per gratitudine, ma anche di due “bastardi” a me vicino, vincendo la timidezza e l’emozione, mi alzai, prendendo parola, iniziando a dire che per me quella era una incredibile coincidenza (avere il Fois davanti a me) e che ne ero felice.
Poi, siccome l’argomento era “il libro”, dissi (facendovi una sintesi) che per me i libri sono stati come fiammiferi donatemi da prometeo per attraversare l’oscura foresta della mia vita; luce donata agli umani dal Dio Ribelle, affinché potendo vedere e comprendere la vita terrena, potessero avvicinarsi alla verità e liberarsi dall’oscura prigione fatta di paura, superstizione , menzogne, mortale fanatismo religioso e schiavitù per ignoranza e solitudine.
Non a caso la scienza e la conoscenza erano avversate e proibite dalle Teocrazie e i libri rivoluzionari, portatori di Luce, messi all’indice e inceneriti; e i libri autorizzati, comunque inaccessibili al popolo, quanto scritti in una lingua sconosciuta.