Un prefetto della repubblica di Salò
30 Aprile 2012Marco Ligas
Si chiama Balsamo, è il prefetto di Cagliari. Si parla di lui in questi giorni ma non come garante della Costituzione. In occasione della festa della Liberazione ha assunto una posizione di singolare equidistanza tra chi difende la libertà e la democrazia e chi invece intende stravolgerla, organizzando raduni per commemorare la repubblica di Salò, quella che puniva con la fucilazione alla schiena chi si batteva per la libertà del nostro paese.
La scelta del dottor Balsamo di consentire ai neofascisti la manifestazione davanti al Monumento ai Caduti, proprio il 25 aprile, non è stata una scelta dovuta a distrazione o comunque presa con superficialità.
In precedenza l’ANPI lo aveva invitato a non concedere l’autorizzazione per lo svolgimento del raduno neofascista perché era evidente lo scopo provocatorio di quella iniziativa. Successivamente anche un gruppo di parlamentari sardi, attraverso un’interrogazione al Ministro dell’Interno, ha espresso la stessa valutazione. Né diverso è stato l’atteggiamento del sindaco di Cagliari che ha ribadito l’inopportunità sia del corteo che del raduno.
Nessuno, con queste sollecitazioni, gli ha chiesto di violare le leggi del nostro paese, neppure quella di precludere la libertà di manifestazione del pensiero anche a chi sostenga opinioni fasciste. Più precisamente gli si è ricordato come fosse suo dovere impedire iniziative offensive della Repubblica e capaci di favorire adesioni alla ricostituzione del partito fascista.
Il Prefetto Balsamo non ha ritenuto sufficienti questi suggerimenti o richiami, anche se espressi da rappresentanti delle istituzioni repubblicane che pure dovrebbe rispettare con la massima diligenza.
Deve aver colto in essi un’ispirazione bolscevica e perciò non li ha presi in considerazione. Si è trincerato dietro il “non posso proibire” e di conseguenza ha permesso che una ricorrenza importante della storia della Repubblica venisse offesa da un manipolo di aspiranti squadristi.
Quale autorità di pubblica sicurezza, il prefetto ha la responsabilità generale dell’ordine e della sicurezza pubblica nella provincia: non si può certo dire che abbia svolto questo compito con la dovuta professionalità e con equilibrio.
Consentendo a un gruppo di fascisti lo sventolio delle bandiere della repubblica di Salò, il saluto romano e l’esaltazione del duce ha provocato la legittima reazione di chi invece ha ritenuto di festeggiare il 25 aprile come festa nazionale della Liberazione.
Proprio per queste ragioni il blocco seppure circoscritto della città è apparso arbitrario così come è stato estremamente grave il pestaggio effettuato dalle forze dell’ordine contro chi difendeva i valori della Resistenza.
Gli errori commessi dal dottor Balsamo in questa circostanza non sono giustificabili: provocare anziché prevenire conflitti sociali, favorire l’intervento delle forze dell’ordine contro coloro che difendono i valori della Costituzione e offrire campo libero a chi, al contrario, vuole calpestarli, permettere tutto ciò è un segnale o di superficialità o di complicità.
Per queste ragioni appare opportuno, come già è stato sottolineato da altri rappresentanti istituzionali, che il prefetto di Cagliari venga rimosso dal suo incarico. Nel nostro paese è vigente una legge che prevede la mobilità dei lavoratori e il caso che dibattiamo rientra nella legge citata. Naturalmente è altresì necessario che chi commette errori di questa natura non sia più preposto a svolgere incarichi con funzioni direttive.
1 Maggio 2012 alle 21:39
L’articolo ha messo in luce chiaramente la situazione paradossale, e non degna di uno stato democratico, che abbiamo vissuto a Cagliari il 25 aprile. Chi pacificamente è sceso in piazza per difendere la Costituzione è stato caricato da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa (le chiamano forze dell’ordine), mentre chi la violava palesemente ha potuto impunemente mettere in atto una squallida manifestazione che la città non meritava affatto.