Migliaia di bandiere in solidarietà alla Grecia
1 Febbraio 2015Francesca Gruppi, Marco Gozzelino, Cristiano Lanzano, Cecilia Navarra, Jacopo Rosatelli, Antonio Soggia, Emiliano Urciuoli
Le elezioni greche del 25 gennaio hanno rappresentato una speranza per molti. Le delegazioni arrivate da tutta l’Europa a festeggiare ad Atene la vittoria di Syriza sono state l’immagine di una nuova solidarietà capace di attraversare le frontiere: un bel segnale quindi, che non si vedeva dai tempi dei movimenti no global.
Oggi arriva alla Grecia la prima doccia fredda: la BCE toglie alle banche greche la deroga che consentiva loro di approvvigionarsi di liquidità fornendo a garanzia titoli di Stato.
Che cosa significa? Innanzitutto la BCE compie un gesto non necessario, perché le sue regole non le impongono di sottrarre questa deroga alla Grecia, e lo accompagna con una valutazione del tutto arbitraria sulle possibilità di successo della revisione del programma da parte della Grecia. Non solo: l’uso dei titoli di Stato come garanzia per i prestiti della BCE non è uno strumento di cui la Grecia stia abusando. Si potrebbe pensare che questo intervento sia semplicemente una sorta di “prova di forza” della BCE a beneficio della Germania e dei “falchi”, che non vogliono concedere nulla al governo Tsipras. Tuttavia vi è il serio rischio che questa mossa faccia scattare forme di panico tra i risparmiatori: quelle “corse” agli sportelli che lascerebbero davvero le banche senza liquidità. E anzi, a dire il vero questo fenomeno è già in atto da più di un mese. Senza le operazioni di rifinanziamento ordinarie (cioè quelle possibili dando in garanzia i titoli di stato) le banche rischiano di implodere in fretta. Ma c’è un altro aspetto: è assurdo che la Banca Centrale Europea non accetti i titoli di stato come garanzia dopo che gli Stati hanno rinunciato, con l’adesione all’Euro, a emettere moneta. Questo principio non dovrebbe essere messo in discussione dalla valutazione delle agenzie di rating, a cui invece si continua ad affidare il ruolo di oracoli.
Il meccanismo nel suo insieme, insomma, rischia di generare la classica profezia che si autoavvera.
Dopo i giorni della gioia e della speranza, alla fine la reazione è giunta. C’era da aspettarselo, la calma della settimana passata sembrava fin troppo sospetta. Il primo compito che spetterebbe alla nostra frammentata sinistra è quello di fare chiarezza, anche al proprio interno: Draghi, Renzi e Tsipras non sono figure sovrapponibili. La lingua di Tsipras e di Varoufakis è ben diversa da quella della Troika, anche nelle sue punte più avanzate e dialoganti. E i tentativi del nostro Premier di accostare le sue politiche a quelle del nuovo governo greco sono semplicemente ridicoli.
Ma abbiamo un compito più grande. Manifestazioni di solidarietà alla Grecia si sono svolte oggi davanti al Ministero tedesco delle Finanze; in Francia Jean-Luc Mélenchon ha proposto una mobilitazione di Front de Gauche e Verdi in appoggio al governo greco. Parallelamente, è in formazione un comitato internazionale di sostegno a Tsipras.
E noi che cosa facciamo? All’indomani dell’assemblea di Human Factor e del raduno nazionale de L’Altra Europa, in molti sentono l’esigenza di vedere non tanto un soggetto strutturarsi e darsi un nome, ma una comunità politica cominciare ad agire, costruire momenti di mobilitazione sociale, che rendano visibile un’opposizione al governo nazionale e ai vertici dell’Unione.
Se vogliamo riaprire lo spazio per una sinistra forte e autorevole in Italia, non possiamo che cominciare da qui: dall’allargamento dello sguardo all’orizzonte europeo che la campagna de L’Altra Europa ci ha fatto guadagnare (nonostante i molti errori), da un rapporto solido con i compagni che negli altri Paesi sono, in questo momento storico, più forti di noi e però conducono una battaglia dura, difficile, impossibile da vincere senza il sostegno di tutti. Una battaglia che è anche la nostra, che loro hanno ingaggiato anche per noi. Dobbiamo re-imparare a parlare di economia e finanza, con più cognizione di causa, con più profondità analitica.
Insomma, se vogliamo seguire il suggerimento dell’assemblea del 25 a Milano: rimettere al centro il fattore umano, dovremo anche riscoprire la solidarietà internazionale, rimuovere quella dose di provincialismo che ancora ci portiamo dietro, e impegnarci seriamente a lottare e militare, quando ce n’è bisogno, anche in assenza di appuntamenti elettorali.
Il tempo stringe e noi siamo ancora fragili e dispersi. Ma qualcosa di semplice lo possiamo fare: appendiamo alle nostre finestre una bandiera greca, come si fece con le bandiere della pace ai tempi della guerra in Iraq.
E poi, dato che questo è un mese cruciale per la Grecia, cominciamo subito a preparare, tutti assieme e assieme ai compagni degli altri Paesi, una mobilitazione europea.
Non restiamo a guardare! Non lasciamo sola la Grecia!
Chiunque voglia aderire a questo appello lo scriva con un semplice commento alla nota.