Migranti: aiutarli a casa loro?

16 Settembre 2016
Migranti a Cagliari - Foto Roberto Pili

Migranti a Cagliari – Foto Roberto Pili

Gianfranca Fois

Sembra impossibile ma nel 2016 l’unica risposta che un paese tra i più democratici, Gran Bretagna, dà all’arrivo di migranti e profughi è la costruzione di un muro, idea vecchia e inutile come la storia ci ha dimostrato.

Prova evidente della mediocrità di Theresa May e del suo governo, incapaci di affrontare una delle più importanti sfide che il XXI secolo. Eppure gli Inglesi nel corso della propria storia hanno conosciuto grandi migrazioni, a cominciare dalla partenza nel 1620 della Mayflower col suo carico di donne e uomini che sfuggivano le persecuzioni religiose e cercavano di costruirsi in altri territori una vita più serena e libera.

Lo stesso discorso vale per tutta l’Europa dal momento che gli Europei per secoli si sono trasferiti in altre terre del mondo per cercare fortuna spinti dalla fame, dalle guerre, dalle dittature e dalla persecuzioni.

Sono bastati alcuni anni di relativo benessere per far svanire la memoria e il ricordo delle migrazioni europee. E allora assistiamo a movimenti populisti, formazioni di destra che raccolgono consensi per il loro atteggiamento antimigranti in nome della difesa di “valori” che essi stessi dimostrano di calpestare. Le nostre società democratiche si sono infatti formate sulle idee di libertà fraternità e uguaglianza, sui valori umanistici della solidarietà, del rispetto degli altri e delle loro idee, un atteggiamento di apertura che ha fatto dell’Europa un crocevia di popoli, culture e religioni, una costruzione cui hanno dato il loro apporto anche donne e uomini migranti.

Crea quindi sconcerto e rabbia l’incapacità dei governanti europei di affrontare l’accoglienza di migranti e profughi e l’atteggiamento di chiusura e razzismo di molti cittadini comuni che evidentemente hanno dimenticato la storia dei propri padri e dei propri nonni. Come è stato più volte ripetuto, con dovizia di esempi dai curatori della Carta di Roma, questi atteggiamenti passano in gran parte grazie all’informazione scorretta o insufficiente dei media e agli interventi di politici che sperano di raccogliere consensi elettorali considerandola un problema di sicurezza.

Quindi a prevalere sono l’emotività e la paura mentre l’assurda normativa europea che regola l’accoglienza favorisce il crearsi di situazioni intollerabili in paesi civili. Recentemente 48 migranti sudanesi sono stati rimpatriati dopo accordi con il presidente del Sudan Omar Al Bashir che è stato condannato dal Tribunale Internazionale dell’Aja per crimini di guerra e genocidio. Si assiste così, da parte di diversi paesi o alla costruzione di inutili muri o all’indisponibilità ad accoglier numeri tutto sommato irrisori di migranti.

L’esempio più aberrante è l’Ungheria. Il premier Orban ha intenzione di costruire un altro muro fortificato nei confini meridionali, un eurodeputato ungherese ha proposto di usare teste di maiali, per fermare i profughi definiti “potenziali terroristi”, “veleno” mentre sui manifesti, finanziati dal governo, affissi ai muri delle vie, in previsione del prossimo referendum del 2 ottobre per l’accoglienza dei migranti, si insinua nella mente di chi legge l’equazione profughi = terroristi o molestatori di donne. E pensare che all’Ungheria spetterebbero appena 1294 profughi mentre la popolazione è di 10 milioni.

Il maggior numero di questi si ferma infatti nei paesi loro limitrofi, paesi che sono in via di sviluppo e con una ancor fragile struttura di servizi, che ospitano l’86% dei rifugiati, mentre i 6 paesi più ricchi al mondo ne ospitano il 6%. L’unica risposta che sembra provenire invece dalla Comunità europea sarebbe un piano di intervento per aiutare i paesi di provenienza dei migranti e prevenire così la fuga. Si tratterebbe di investimenti di miliardi e miliardi. Ma di quali paesi si tratta?

Alcuni sono in guerra, guerra in cui giocano un ruolo di rilievo le varie potenze occidentali e lì dominano distruzione, violenza e paura. Infatti in questi paesi lo Stato si è sempre più indebolito favorendo economie criminose basate sul traffico delle risorse naturali con il coinvolgimento dei civili e in alcuni casi col triste fenomeno dei bambini soldato. Altri sono dominati da feroci dittature da cui i cittadini fuggono per salvarsi e sopravvivere. Sono paesi ricchi di materie prime importanti di cui i soliti paesi occidentali si impossessano con l’aiuto delle oligarchie locali dopo averle aiutate a eliminare, anche fisicamente, i partiti dell’opposizione.

Altri ancora sono paesi in cui diversi paesi e multinazionali si stanno impadronendo soprattutto dei terreni agricoli espellendo le persone che ci hanno vissuto e lavorato per secoli e costringendoli così a emigrare.

Da questi paesi dell’Africa e dell’Asia provengono i migranti che fuggono quindi da guerre, regimi tirannici, fame e carestie con viaggi di sofferenza che durano mesi, anni.

Stando così le cose li si potrebbe veramente “aiutare a casa loro”?

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