Mortalità in Sardegna
20 Febbraio 2022[Claudia Zuncheddu]
Troppi morti nella “Terra della longevità”. A evidenziare il paradosso sono i dati rilevati dal lavoro epidemiologico descrittivo, appena presentato alla stampa da ISDE Sardegna.
Emilio A.L. Gianicolo – Institute for Medical Biostatistics, Epidemiology and Informatics (IMBEI), University Medical Center of the Hohannes Gutenberg University of Mainz. Germany. Istitute of Clinical Physiology of the Italien National Research Council (INC-CNR), Lecce, Italy.
L’indagine epidemiologica è tesa a valutare lo stato di salute delle comunità sarde attraverso un’analisi della mortalità per cause di decesso, sia a livello regionale che nei singoli territori. Benché come tutti gli studi di epidemiologia descrittiva, non consenta di poter ipotizzare effetti causali, questo lavoro scientifico è un utile strumento di sorveglianza epidemiologica anche per orientare le istituzioni, a partire dalle amministrazioni locali, sulle politiche sanitarie e sulle scelte in materia di crescita economica.
I dati rilevati dall’analisi sulla Mortalità in Sardegna nel periodo 2012-2017, sono preoccupanti. Con questo studio epidemiologico descrittivo, ben documentato in oltre 300 pagine, per la prima volta si forniscono dati certi sulla mortalità per cause di decesso sia a livello regionale che in ogni distretto comunale della Sardegna, compresi i comuni che rientrano nei SIN..
In questo studio Isde adotta un nuovo metodo che mira a quantificare i decessi per malattie specifiche, rimandando all’epidemiologia analitica lo studio delle cause o dei fattori che determinano l’insorgenza della malattia, ovvero l’indagine sulla relazione causa-effetto fra fattori di rischio e patologie.
Da questo lavoro emerge un’elevata mortalità in Sardegna per tumori, malattie cardio-circolatorie, respiratorie, malformazioni congenite e anomalie cromosomiche, malattie del sistema nervoso e disturbi psichici, dati che guidano inevitabilmente i futuri approfondimenti sulle possibili cause ambientali, tuttavia senza tralasciare eventuali fattori individuali.
“In Sardegna, le criticità in materia di Salute ambientale affondano le radici in oltre mezzo secolo di politiche economiche sbagliate e poco lungimiranti. L’importazione di modelli di sviluppo estranei alla cultura e alla vocazione dei luoghi hanno determinato costi altissimi in termini di salute ambientale e delle comunità. Chi ha voluto e guidato i fenomeni di trasformazione sociale in corso tra gli anni 50 e 60 non comprese quali sarebbero stati i costi sociali, economici e ambientali, nonché le ricadute sanitarie per le collettività. Erano gli anni in cui all’imposizione di attività militari, in 24.000 Kmq di territorio, si associava una nuova cultura industriale: il Petrolchimico. Tali fenomeni fecero da apripista a numerose attività inquinanti che hanno concorso e continuano a concorrere alla compromissione della salute ambientale di un terzo della Sardegna, esponendo a rischi di malattie da inquinamento un sardo su tre, contro la media italiana di uno su sei.
Per la complessità delle attività inquinanti presenti in tutta l’Isola, tra Siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN) e Siti di interesse regionale (SIR), si citano come ‘peccato originale’ le fonti di inquinamento militare e il Petrolchimico, benché non si possa omettere l’impegno in corso di Isde Sardegna contro le scelte energetiche e industriali, spesso affidate solamente a considerazioni di tipo commerciale e finanziario in assenza di valutazione dei costi esterni, contro la sperimentazione della tecnologia 5G e il rischio che la Sardegna possa essere destinata ad ospitare il sito unico per le scorie nucleari”.
Sono le considerazioni espresse nella prefazione dello Studio sulla Mortalità in Sardegna nel periodo 2012–2017 dal dottor Domenico Spanu e dalla sottoscritta.
Su queste criticità è nata l’esigenza di Isde Sardegna di promuovere nuovi studi epidemiologici descrittivi e analitici che accrescano la conoscenza sulle cause scatenanti le malattie alla base dell’eccesso di mortalità e che fungano da supporto nelle sedi decisionali.
La scienza richiede prudenza e certezza. Tuttavia nella Terra nota per la longevità, non si può più sbagliare nella scelta dei “modelli di sviluppo”. A dirlo sono i dati sulla mortalità ben prima del Covid. E’ l’eccesso di mortalità per la popolazione sarda rispetto al riferimento nazionale per malattie del sistema circolatorio, per i tumori e per le malattie del sistema respiratorio.
L’auspicio è che questo importante strumento di sorveglianza epidemiologica, che di ulteriori studi, risvegli l’attenzione della classe dirigente sarda su quanto la Prevenzione primaria e secondaria sia importante per la salute pubblica e sui costi in termine sociali, economici, oltre che di salute, per un terzo della popolazione sarda che vive in aree inquinate.
La Salute al centro di tutte le scelte economiche e politiche non è solo giusto, è una necessità.
Per la complessità dei dati sulla Mortalità in Sardegna 2012-2017, si rimanda alIo studio pubblicato nel sito.
Lo studio è stato possibile grazie al contributo di Antonello Russo, Ricercatore. Associazione Salute Pubblica, Brindisi; Cristina Mangia, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, Consiglio nazionale delle ricerche, Lecce; Maurizio Portaluri, UO Radioterapia, Asl Brindisi; Domenico Scanu, Presidente Isde Sardegna; Claudia Zuncheddu, Presidente Isde Cagliari; Emilio A.L. Gianicolo – Institute for Medical Biostatistics, Epidemiology and Informatics (IMBEI), University Medical Center of the Hohannes Gutenberg University of Mainz. Germany. Istitute of Clinical Physiology of the Italien National Research Council (INC-CNR), Lecce, Italy.