Né erotica, né porno, solo liberamente se stessa
16 Settembre 2013Cristina Ibba
“Dodici chicchi d’uva” di Lisa Elisa Happyhour edizioni. Belisa ha 45 anni, è sarda, si trasferisce a Madrid per lavoro. E’ una lavoratrice intellettuale, è al secondo matrimonio, è madre. Si definisce uno stereotipo rispetto al desiderio sessuale, che avverte al di sotto di una generica media.
L’approccio alla chat è inizialmente casuale. Non aveva mai chattato. La chat le aprirà completamente le ali, la farà volare per due anni, anche se dice di avere paura di volare, ma vola e come.
Apprezza questa novità, anzi inizia a chattare come un’ossessa. Si chiamerà Malena. E’ curiosissima e un po’ narcisista.
Volevo un corpo agitato, mi piaceva. Mi alzavo dalla sedia dopo ogni chat assolutamente alterata, perché la chat si erotizzava sempre di più: piccole parole che colpivano a segno e andavano ad alterarmi sempre più in basso.
La chat le permette di conoscersi meglio, di capire meglio il suo corpo, di dar voce e sfogo a quei desideri da sempre sopiti. E’ come se nei forum, nei blog, forse anche grazie alla copertura del nickname, ci si sentisse sollevati dal giudizio. Questo da luogo a confessioni profonde, emozionali, vere.
Non ero d’accordo con quanti sostenevano che la chet fosse solo perdita di tempo e le persone pessime. Pensavo che ci fosse di tutto, anche belle persone, e che alcuni, probabilmente nell’anonimato,si aprivano. Forse raccontavano bugie, ma se le bugie erano congruenti che importanza aveva? Erano pur sempre storie, racconti. E mi piaceva leggerli.
La chat le da la possibilità di esporsi, di rinunciare a maschere protettive, dare parola a sentimenti, emozioni, fantasie che fino allora erano parsi impresentabili.
Il linguaggio del libro è sempre autoironico, la scrittrice si racconta o racconta della protagonista in maniera totalmente autoironica.
Autoironico è proprio quel linguaggio che permette di guardare al sesso in maniera leggera, ludica, e di scoprirlo in maniera quasi adolescenziale.
Era tutto uno sperimentare. Volevo fare sesso come un’adolescente per capire. Ero sempre in stato di esaltazione corporea. E allora che ho deciso di andarmene in giro per pornoshop.
Allora esistevano? Esistevano pornoshop per donne? “Los placeres de Lola” era uno di quelli: rigorosamente per donne! Veramente vorrei provare tutto, ma costa. Tornerò, voglio fare la spesa qui. E mi sa che ci porto anche nonna e mamma. Avevo ragione è il paese delle meraviglie.
La protagonista scopre il suo corpo, lo squirting, la bisessualità anche facendo sesso virtuale, alimentato dalle parole. Il suo processo di liberazione assomiglia troppo spesso ad un atto di nuova nascita.
Il mio corpo continuava a dilatarsi ebbro di parole e iniziava a levitare. Si espandeva onnipotente. Trasformazione incipiente da crisalide a farfalla. Ero sempre in altalena.
Le parole sono sempre state l’alimento preferito della protagonista che è professoressa e scrittrice, quindi si bea delle parole, gode delle parole, si nutre di parole.
Ma io del resto ero sempre stata amante delle parole: lettrice compulsiva, ex professoressa, le parole erano la mia vita. Perché avevo sempre voglia di scrivere e il corpo centrifugato?
La chat è virtuale, ma il desiderio è reale come reale è il sesso con alcuni colleghi o col marito col quale sperimenta la libertà del corpo vissuto in tutta la sua irriducibile vitalità. Anche gli oggetti, gli accessori, certe pratiche raffinate, alcune grottesche, stravaganti, vengono raccontate con seducente candore e immensa ironia. Ogni tabù è infranto. Il giochino con falce e martello è un’ironica “blafemia politica”.
Era il mio: bellissimo! Un kit di microvibratori clitoridei, rivoluzionari per davvero! Le piccole testine intercambiabili erano fantastiche, addirittura una a forma di martelletto e una di piccola falce. Potevo giocare alla rivoluzionaria porca e invece di dire “col dito col dito l’orgasmo è garantito” potevo urlare “con falce con falce”. Non vedevo l’ora di presentarmi a Juan in versione lavoratrice con falce e martello. Poi la notte si è divertito molto a cantare l’Internazionale. Come ci stava bene quel giochino! Era il ponte del Primo Maggio.
E’ un libro molto piacevole, perché è sempre piacevole quando una donna parla del proprio desiderio sessuale, quando da mero oggetto del desiderio maschile diventa soggetto desiderante. Il sesso è dappertutto e non suscita più scandalo. Sono ormai lontani i tempi di “Porci con le ali” di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera o addirittura di “Paura di volare“ di Erica Jung del 1973 , che fece tanto rumore negli USA e non solo.
Di libri erotici ne sono sempre stati scritti,(G. Bataille, H. Miller passando per Boccaccio, P.Aretino, i libertini del ‘700) ma al di la di Saffo o poche altre donne, sono sempre stati gli uomini a raccontare il desiderio sessuale delle donne, quindi funzionale al loro piacere sessuale. Però la letteratura erotica femminile oggi appare come un genere fin troppo codificato, prevedibile, ghettizzato, prigioniero di stereotipi. C’è la modifica di certi rituali sessuali femminili per rimuoverli e aggiornarli ad uso e consumo del godimento maschile. E’ un’ottica che da millenni ci vede mute, ma finalmente c’è una liberazione. Anche Malena/Belisa vive il sesso come liberazione, i piaceri del corpo come liberazione, come libertà, come gioco, come nutrimento della vita.
Malena/Belisa è una donna che riesce a liberarsi dell’obbligo per dare retta al desiderio, ai suoi desideri più profondi. La sua “alma fria”, la fredda voce della coscienza, cerca in continuazione di farla ritornare su dei binari precostituiti, ma inutilmente perché Malena/Belisa si fa sedurre totalmente dal suo“dissenno”.
La mia Alma Fria, Pepita Grilla, comincia a dar segnali di reazione : maledetta voce della coscienza o Grilla Parlante che si voglia .
Avevo ore di punta, picchi endocrini in cui il mio metabolismo si esprimeva al meglio. L’ora di pranzo era uno di quelli. Avevo la sensazione che fosse il corpo a scivolarmi fuori, un corpo imbizzarrito che iniziava a reclamare autonomia e a non sopportare redini.
La protagonista non nega i suoi desideri per annacquarli in quelli condivisi , è sempre , fino alla fine fedele a se stessa, per affermare la specificità del proprio erotismo.
la scrittura più che mai in questo libro è liberazione, è verità, è inconscio, è divertimento, è terapia.
Scrivere il desiderio ha sempre permesso alle donne di manifestarsi creando uno spazio di libertà ed affermazione del se.
Perché nonostante siano passati più di quarant’anni dalla cosidetta “rivoluzione sessuale” c’è sempre un bisogno profondo di confronto sui temi legati al corpo delle donne, alle loro scelte, alle difficoltà di conciliare desideri, bisogni, opportunità. Grazie Belisa di averci dato un’altra opportunità.