No alla specialità carceraria

16 Ottobre 2009

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Questo articolo nasce dalla mozione presentata in Consiglio regionale da Claudia Zuncheddu e firmata dal suo  gruppo e da tutta l’opposizione.

Claudia Zuncheddu

Alla drammatica situazione delle carceri in Sardegna si aggiunge la beffa del “dono Alfano”. Il ministro approfitta del Piano di riorganizzazione delle carceri, per trasferire in Sardegna, per scontare la pena, la più pericolosa criminalità mafiosa internazionale soggiornante nelle carceri italiane. Tale piano, partendo dalla necessità di riorganizzare le carceri nel nostro territorio, e in particolar modo a Cagliari e a Sassari, propone di creare bracci speciali per un totale di circa 400 posti da riservare a detenuti in regime di 41 bis (carcere duro). I detenuti da “carcere speciale” in Italia sono circa 600 e tutti esponenti della criminalità mafiosa: dalla n’drangheta alla camorra, tutte realtà legate alla delinquenza internazionale che con i suoi traffici (dalla droga, alla prostituzione, ai rifiuti) ha inquinato il tessuto economico e sociale di diverse parti del mondo, compreso quello italiano. La magistratura si è occupata, nel nord-est della Sardegna, di infiltrazioni mafiose e camorriste riguardo alla speculazione edilizia e che si fanno sempre più frequenti le dichiarazioni della stampa internazionale in cui si denuncia la presenza di interessi della mafia russa sulle nostre coste sarde; La “bella pensata” del ministro apporterebbe al popolo sardo e a tutta la Sardegna notevoli svantaggi: l’arrivo nel territorio isolano di esponenti di spicco della criminalità organizzata e delle famiglie implicate nella malavita creerebbero, infatti, instabilità sociale, insicurezza per la civile convivenza e inquinamento dei tessuti economici, già fortemente mortificati dalla grave crisi. E’ necessario che si vigili sulla tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale, che si dia l’opportunità a quei sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna e che ne facciano richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza; tale opportunità è tesa ad alleviare la sofferenza e i disagi delle famiglie, derivanti dalle distanze, dai costi e dall’inadeguatezza dei trasporti. Le istituzioni devono farsi carico della situazione di grave allarme per lo stato di degrado in cui versano le carceri sarde, situazione costantemente denunciata da associazioni di cittadini, da operatori del settore, da artisti, da rappresentanti di enti locali e trovino soluzioni affinché le carceri sarde siano luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento degni di un paese civile; dando questo segno di civiltà eviteremo l’ennesimo e drammatico sopruso nei confronti di quei sardi detenuti e delle loro famiglie.  La reale novità sulla drammatica situazione delle carceri in Sardegna è che mentre i detenuti aumentano, gli agenti già numericamente insufficienti, diminuiscono a causa delle assenze comprensibili  per malattie da stress. Intanto il ministro Alfano continua a non dare risposte in merito all’”emergenza carceri” in Sardegna. Emergenza alimentata in grande misura dall’applicazione della Legge “Bossi-Fini” sulla clandestinità e sul “reato di  immigrazione”. La legge razzista ha contribuito a far precipitare nell’isola come in Italia la situazione di grave malessere negli istituti di pena. Ci troviamo di fronte ad uno “Stato Carcerario” più che allo “Stato Sociale” tanto sbandierato. Che lo Stato sia totalmente assente nel sociale e che ha pesanti responsabilità sulle devianze, purtroppo lo attestano le cronache sul sovraffollamento carcerario e  la sofferenza dei detenuti e delle famiglie. Le politiche berlusconiane di questi ultimi 15 anni,  hanno portato ad una mutazione antropologica per cui l’”uomo” ha perso ogni valenza, soppiantato dai valori degli “affari e delle merci”. La condizione carceraria drammaticamente ne è un effetto sociale.mLa presenza della delinquenza  internazionale nel nostro territorio potrebbe essere alla base di un processo di trasformazione criminale del nostro sistema sociale ed economico minandone le fondamenta. Il popolo sardo sempre più colpito dalle malattie da inquinamento ambientale, dalla  povertà e dalla disoccupazione  potrebbe con probabilità non reagire con forza a questa nuova colonizzazione mafiosa. Il Centro Destra che amministra la Sardegna, invitato a farsi portavoce e a far pressioni sul Ministero di Grazia e Gustizia per trovare soluzioni degne di una società civile, non ne vuole sentire. La mozione contro il carcere speciale in Sardegna per i detenuti in regime 41bis presentata dalla sottoscritta del  gruppo consiliare “Comunisti-La Sinistra-Rossomori”, viene bocciata dal Centro Destra con la complicità del Partito Sardo d’Azione che si astiene.

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