Non Una di Meno a Capo Frasca. Femminismo e antimilitarismo sono connessi con l’autodeterminazione dei corpi e dei territori
16 Ottobre 2019[red]
Il 12 Ottobre Non Una di Meno ha partecipato alla manifestazione contro le basi militari e per il superamento dell’occupazione militare a Capo Frasca. Per il movimento femminista sardo il femminismo e l’antimilitarismo sono fortemente connessi con l’autodeterminazione sui corpi sui territori. Pubblichiamo il loro intervento. (red).
Siamo donne, siamo trans, siamo queer, siamo stufe e stufi di lasciarvi decidere, vogliamo riappropriarci della nostra Sardegna, vogliamo un modello di autogestione nuovo e più giusto e vogliamo scegliere per noi stesse e noi stessi!
NUDM partecipa a questa mobilitazione perché come femministe da sempre lottiamo contro il sistema patriarcale, che concepisce le relazioni come dominio e proprietà e attua il suo programma con lo strumento del ricatto economico, dell’oppressione e della violenza delle armi. E in simbiosi con il sistema capitalista neoliberista ha ridotto il mondo intero a risorsa da sfruttare e a merce da vendere in nome del profitto.
Gli eserciti sono lo strumento che il potere ha sempre usato per assoggettare i popoli e per attuare e conservare sistemi basati sul privilegio di pochi e sullo sfruttamento di molti e le istituzioni sarde si sono rese complici di tutto facendo diventare la Sardegna la portaerei del Mediterraneo. Un territorio al servizio dell’Italia e della NATO, dove effettuare ogni tipo di esercitazione, di produzione e di sperimentazione bellica.
Questo perché la Regione Sardegna non ha mai detto NO a nessun insediamento, a nessun esproprio. La nostra classe dirigente gestisce l’economia, la cultura e la politica favorendo gli interessi delle grandi potenze e intanto le basi e gli insediamenti militari in Sardegna proliferano.
Un incalzare di espropri e di esercitazioni combinate “terra-aria-mare” per la sperimentazione e l’utilizzo di armi e mezzi sempre più sofisticati che contaminano popolazioni, animali, piante e terre, diffondendo cancro e morte.
Vogliamo dire basta alle dinamiche patriarcali e capitaliste di sovrastazione.
Vogliamo ripartire dalla nostra autodeterminazione: decidere sui nostri corpi, sui nostri territori, vogliamo che il nostro popolo possa autodeterminarsi partendo dalle sue necessità. Una reale rivoluzione si potrà ottenere soltanto affrontando insieme tutti questi aspetti, in un’ottica trasversale e intersezionale.
Questa è una storia di donne, di madri, di sorelle, di persone che hanno perso i propri cari per colpa di chi occupa la nostra terra e dello schifo che lasciano sui nostri territori. È la storia di compagne che lottano per la libertà.
Siamo donne, siamo trans, siamo queer, siamo stufe e stufi di lasciarvi decidere, vogliamo riappropriarci della nostra Sardegna, vogliamo un modello di autogestione nuovo e più giusto e vogliamo scegliere per noi stesse e noi stessi.
Il nostro pensiero va ovviamente alle coraggiose compagne che ora stanno affrontando una guerra per difendere la loro terra, la loro autodeterminazione, la loro rivoluzione delle donne. JIN, JIYAN, AZADI.
CHERIMOS ESSE LIBERAS IN TERRA LIBERA!