Non zittite l’arte
29 Febbraio 2012Roberto Loddo
“Non zittite l’arte” è lo slogan disegnato su un vecchio striscione, che con una Maria Callas stilizzata, compare sui cancelli del teatro lirico insieme alle bandiere dei sindacati. Immagini e simboli che catturano subito l’attenzione di chiunque vada a teatro, o stia passeggiando al parco della musica, e che rappresentano la storia del vivace movimento delle lavoratrici e dei lavoratori del lirico. Un movimento nato nel 2009, prima dell’approvazione del decreto legge Bondi sul riordino del settore lirico-sinfonico. Il decreto Bondi era nato per porre fine allo stato di grave crisi economica dei teatri lirici, e, secondo la filosofia del governo Berlusconi, anche per tagliare i costi di un personale che produceva poco e veniva pagato troppo.
Ma di fatto, questa soluzione, ha messo a rischio l’intero patrimonio culturale dei teatri attraverso consistenti tagli, il blocco delle assunzioni e la riduzione del personale e delle retribuzioni. (Il decreto prevede infatti che fino alla conclusione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, il trattamento economico aggiuntivo, frutto della contrattazione integrativa aziendale, potrà essere riconosciuto ai dipendenti solo in caso di pareggio di bilancio delle fondazioni, fatti salvi i diritti acquisiti). La vertenza del teatro lirico è nata con lo sciopero e il presidio esterno del cinque ottobre 2010, contro il contestatissimo ex sovrintendente Maurizio Pietrantonio, accusato di una gestione spregiudicata delle risorse finanziarie.
In quella data i sindacati chiedono l’estromissione del sovrintendente, che viene però riconfermato dal consiglio d’amministrazione. La lotta sfocia così in cinque mesi di occupazione pacifica e nonviolenta del teatro. A marzo 2011 Gennaro Di Benedetto viene votato all’unanimità dal consiglio d’amministrazione come nuovo sovrintendente dell’ente lirico, su proposta dell’ex sindaco Floris. Di Benedetto è un manager culturale che proviene dal teatro stabile di Genova, ma con la fondazione ligure si porta dietro una causa legale da parte dei lavoratori in lotta per ottenere il pagamento dei loro stipendi arretrati.
Per i sindacati questo passaggio rappresenta un salto dalla padella alla brace. Se a fine 2010 le ingiunzioni arrivavano a 4 milioni e mezzo di euro, a fine 2011 la cifra con la gestione Di Benedetto pare raggiungere 6 milioni di euro. Dopo mesi di mediazione con il sindaco Zedda, presidente della fondazione, la Regione ha dato disponibilità farsi da garante per un mutuo di quindici milioni destinati al piano di risanamento finanziario. Nei prossimi giorni è previsto un passaggio anche in consiglio comunale. Con questo mutuo il teatro dovrebbe saldare i debiti più urgenti e garantire un piano di programmazione triennale. Debito che secondo la relazione sul bilancio del sovrintendente Di Benedetto è di circa 24 milioni di euro.
Ma i problemi non sono finiti: a fine febbraio scade anche la tregua dei sindacati che chiedono una data certa per l’allontanamento del sovrintendente, e il reintegro di parte delle spettanze tagliate due mesi fa ai lavoratori dallo stesso manager, (peraltro in assenza di parere legale che ne di mostri l’illegittimità, secondo i sindacati) come il taglio del premio di produzione e il taglio sugli acconti sui futuri miglioramenti.
Per Juliana Carone – rsu Slc Cgil “Il teatro lirico di Cagliari dovrebbe avere 270 lavoratori ma ad oggi sono attivi solo in 227. La pianta organica redatta nel 2003 dal consiglio d’amministrazione del teatro è sottodimensionata sia rispetto alle altre tredici fondazioni liriche italiane e sia rispetto alle esigenze di buon funzionamento e alle sue potenzialità”. – prosegue la sindacalista – “Siamo da oltre un anno senza direttore artistico, senza direttore del personale e senza la biglietteria interna, che sopperiva anche all’importante funzione di marketing degli eventi, oggi” – conclude la Carone – “con queste modalità gestionali, il teatro lirico è una nave alla deriva”.