Noscienza contro coscienza
31 Luglio 2021[Ottavio Olita]
L’attenta analisi che su queste stesse pagine Roberto Loddo ha svolto sul fenomeno delle proteste contro le vaccinazioni mi ha indotto ad una riflessione che in qualche modo si collega a quella e va oltre.
Concordo su errori di comunicazione, ritardi accumulati negli anni, mostruosa ignoranza storica come gli osceni paragoni con il nazismo, ma quel che mi ha spaventato di più – e continua a spaventarmi – è la perdita di qualunque sentimento di appartenenza ad una comunità. Individualismi violenti hanno preso il posto di sforzi solidali e tutto in nome di una parola sempre più violentata ‘Libertà’. Quegli slogan urlati a squarciagola dovrebbero far capire a chi è vicino all’urlatore ch’egli parla solo per se stesso, che non gliene importa nulla se volontariamente o involontariamente diventa diffusore di virus. Una monade che non si riconosce in nessun altro e l’altro, che in quel momento l’affianca, domani potrebbe essere visto come il suo più accanito avversario.
Mi è capitato di ascoltare, involontariamente, una telefonata fatta da una madre di tre figli ad una sua conoscente. “Macché vaccino! E’ tutta una montatura. Non credo a nulla di quello che dicono” e altri vaniloqui dello stesso tenore. Due ore più tardi, colpa degli scarsi isolamenti che ci sono tra case al mare, la stessa distinta signora dichiarava al marito che finalmente la sua quarantena per la positività che le era stata riscontrata stava per finire.
Esempio di ‘Libertà’? Ora, è difficile immaginare che tra le masse urlanti ci possa essere qualcuno che sappia collegare quella splendida parola alle altre due che facevano da corollario quando per la prima volta vennero scandite dai sanculotti rivoluzionari del 1989: égalité, fraternité. Uguaglianza e fraternità, dove oggi questo secondo termine è più appropriato tradurlo con ‘solidarietà’. Ma, senza ricorrere alla storia basterebbe chiedersi in qual modo queste persone vivono al vita collettiva, cosa intendono per ‘libertà’ all’interno di una comunità. Il rischio dell’affermazione individuale può portare solo alla sopraffazione, alla prevaricazione, alla svalutazione o al disprezzo dell’altro. Se a qualcos’altro questa sciagurata pandemia potrà servire, sarà quello di porsi seriamente il problema dei livelli di comunicazione che usiamo – come denunciato da Roberto Loddo nel suo bel pezzo – ma anche quale tipo di società stiamo andando a costruire. L’allarme è palese. Bisogna cominciare a lavorarci su mettendo in campo quante più energie e suggerimenti possibili.
Nell’immagine: raffigurazione della pesta nera in un affresco del 1300, autore anonimo.
6 Agosto 2021 alle 10:24
Rispondendo anche all’articolo di Roberto Loddo: si continua a rappresentare i dubbiosi sul vaccino come negazionisti del virus; si continua a dire che siccome c’è il virus l’unica soluzione è il vaccino perché lo dice la scienza. Ma la scienza dice anche che esistono cure domiciliari da almeno un anno, ben studiate ed efficaci. La gente continua a morire prima di tutto perché non viene curata. I responsabili di questo non sono i non vaccinati, ma i medici che non fanno il loro lavoro. La comunicazione televisiva da mesi si guarda bene dal parlare di cure domiciliari: ormai è evidente che l’unica parola d’ordine deve essere “vaccino”