Notti padane. A scuola di odio

1 Maggio 2010

bambino

Valeria Piasentà

Il presidente Napolitano prima respinge e poi firma il decreto «Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali» del ministro Bondi. Il mondo dello spettacolo è in rivolta.
Le speranze sono poche, un Paese che si fa vanto del suo patrimonio artistico ha un governo che disprezza tutto ciò che sa di cultura, di arte, di musica e di istruzione. Brunetta, in una delle sue prime esternazioni da ministro, alla scuola di formazione del PdL ha attaccato il «culturame parassitario» di registi, «finti cantanti» e scenografi: «questa Italia è leggermente schifosa».
Già, a che servono gli scenografi e i violinisti, a che servono i teatri e le scuole? come scrive il baritono Alfonso Antoniozzi «Ma facciamoci un garage!» (http://www.jbgazzola.it/blog/wp-content/uploads/2007/08/ma-facciamoci-un-garage.pdf) Il ‘partito dell’amore’ e la sua alleata Lega Nord appena arrivano al governo danno una aggiustatina all’istruzione pubblica. E aggiustatina dopo aggiustatina la stanno dissolvendo e il diritto allo studio diventerà una chimera: la cosiddetta ‘riforma’ Gelmini ha provocato la perdita immediata di oltre 41.000 posti di lavoro che diventeranno 114.000 il 2012. Il governo e la pubblica opinione direzionata dai media, non si preoccupano di come vivrà questa folla di neo-disoccupati, e per la gran parte non si tratta di giovani ma di 40-50enni che difficilmente potranno riconvertirsi. Allora, per non creare allarme sociale, è necessario incrementare la campagna d’odio contro la scuola italiana, dicendo che i nostri insegnanti lavorano poco e male portando all’attenzione il rapporto numerico fra docente e discenti rispetto la media UE, senza considerare però due dati pesanti: che nel conto sono inclusi gli insegnanti di sostegno e quelli di religione cattolica, categorie altrove non computate. Il sostegno alla disabilità è un progetto italiano riconosciuto d’eccellenza; invece gli insegnanti di religione cattolica (materia facoltativa che ora la Lega, Calderoli in particolare, vorrebbe rendere obbligatoria nella scuola di Stato insieme all’esposizione del crocefisso) sono subordinati e scelti ad personam dalle Curie quindi non sostengono concorsi, però vengono pagati dallo Stato italiano come gli altri docenti statali.
Ed è curioso che a differenza dell’intero comparto, loro soli godano ogni due anni di aumenti stipendiali automatici per effetto di un provvedimento ‘natalizio’ del ministro Tremonti, l’ultimo è di 220 euro da gennaio più gli arretrati dal 2003. Il ‘partito dell’amore’ e la sua alleata Lega Nord, nel solco ideologico del Vaticano e della destra europea, sono terrorizzati da un ‘pensiero complesso’ in contrasto col loro ‘pensiero unico’, qualcuno è tentato dall’auto da fé che un tempo era anche di corpi insieme a libri e quadri in una spettacolarizzazione dove l’elemento purificatore del fuoco è posto al centro del rito. Una recente espressione l’ha offerta il ministro Calderoli, e forse era nei suoi sogni da anni almeno dalla leghista Marcia su Roma del ’99 quando fondò il ‘Nerone fans club’.
A fine marzo, Calderoli ha allestito lo spettacolo di un falò di leggi abrogate: come una cerimonia nelle corti principesche rinascimentali; o lo ‘spettacolo della morte’ delle condanne capitali con roghi, fra i più famosi quello di Savonarola in piazza della Signoria a Firenze. Quello del ministro è stato un gesto di deflagrante valenza simbolica che sarà ben ripagato in termini di consenso elettorale. Sappiamo bene come la Lega, costituendosi oltre che come partito come religione di un popolo, abbia elaborato fin dalle sue origini -e pare con la consulenza di antropologi dell’Università di Castellanza -una strategia di costruzione del consenso dove il simbolo, la cadenza ciclica e il gesto sono centrali, al fine di progettare il loro corpus leggendario con eccentriche espressioni rituali (di successo ancorché anacronistiche, molto efficaci in quanto abbiamo perso il vocabolario del simbolico e del rituale quindi distrutto gli anticorpi critici che consentono una lettura non letterale del messaggio simbolico) L’odio pervade i provvedimenti leghisti in materia d’istruzione a partire dalla richiesta di graduatorie regionali degli insegnanti, già recepita dal ministro Gelmini ma bocciata dal Consiglio di Stato in quanto si violerebbero quattro articoli della Costituzione e le direttive comunitarie sulla libera circolazione delle professioni. Ma gli aspetti legali alla Lega interessano poco, evidentemente anche la meritocrazia, il fine ultimo è una secessione di fatto della ‘padania’. Fatta la ‘padania’ ci sarà da fare i padani: un progetto-pilota di scuola padana è in atto dal 1998 a Varese, nella scuola privata Bosina.
Leggiamo dal suo statuto: «è per noi essenziale fare capire ai nostri bambini e ragazzi che non vi è nulla di banale e di superato nella possibilità di rivivere le tradizioni dei nostri avi…Il dialetto non è solo parola o letteratura, esso è anche un modo di essere, un sistema sociale che regola i rapporti fra gli individui» La chiusura antropocentrica e l’odio razziale sono cifre delle amministrazioni leghiste e si riflettono nelle politiche scolastiche e per l’infanzia: i bambini poveri in gran parte figli di immigrati non hanno diritto al bonus bebè come i loro genitori al contributo per l’affitto, non hanno accesso allo scuolabus, alla mensa. Abbiamo recentemente visto e letto con quale odio le mamme di quei paesi si sono scagliate contro chi ha fatto beneficenza osando esporre le proprie ragioni in una lettera. In quest’odio diffuso si stanno formando i bambini padani: i nuovi leghisti crescono. Ma abbiamo davvero bisogno di tutto quest’odio, non basta la tristezza che già pervade la nostra società?
La foto che apre l’articolo fa parte della mostra Cupo incanto, un reportage sull’infanzia della fotografa napoletana naturalizzata novarese, Marianna Cappelli. Il soggetto è un bambino-lavoratore ripreso all’alba al mercato del pesce di Napoli.

1 Commento a “Notti padane. A scuola di odio”

  1. Giulio Angioni scrive:

    Sono molto preoccupato. Anche come antropologo, pagato dallo stato per esserlo. Non mi pare però che ci sia da preoccuparsi anche, in particolare, per la consulenza di antropologi alla Lega Nord: quelli, gli antropologi, sono solo capaci di fare fiaschi, specie quelli del Nord Italia.

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