Notti padane. Grazie Maestro Muti!
1 Aprile 2011Valeria Piasentà
Nel gran spettacolo della politica messo in scena per l’Unità d’Italia, molti sono stati gli applausi emolte le contestazioni. I fischi a Berlusconi con le invocazioni «Dimettiti» ogni volta che scende daun’auto, entra ed esce da una chiesa o da un teatro, ricordano le monetine lanciate a Craxi davanti all’hotel Raphael quando un’oligarchia stava capitolando. Il 21 era a Torino per presentare agli imprenditori il suo candidato sindaco, il 37enne Coppola che si dice scelto anche per l’aspetto fisico, in una costosissima cena all’hotel Principi di Piemonte. Dal primo pomeriggio le strade che immettono nel corso fra la stazione di Porta Nuova e piazza San Carlo erano pattugliate da cellulari con la polizia in tenuta antisommossa. A sera centinaia di manifestanti, gente comune e di tutte le età, hanno contestato il primo ministro chiedendone le dimissioni e cantando l’Inno di Mameli, fino agli scontri con la polizia.
Fischi sono arrivati al ministro della guerra La Russa a Roma, mentre parlava del ‘suo’ orgoglio italiano, e al leghista Matteo Salvini che ha traslocato la ‘sua’ scrivania del Consiglio Regionale in piazza della Scala a Milano: perché in quel giorno di festa ha deciso di lavorare per il bene pubblico distribuendo ai passanti non tricolori ma la bandiera dei crociati e del Ducato di Milano, con quella croce di San Giorgio che la Lega ora reclama sullo stendardo regionale – il progetto di legge ha come primo firmatario Renzo ‘la trota’ Bossi – fra i «vergogna» e «fuori la Lega dallo Stato» dei cittadini milanesi che lui ha definito «avanzi dei centri sociali».
La polizia in tenuta antisommossa ha difeso la postazione della Lega finché i vigili hanno sgombrato il banchetto per motivi di ordine pubblico. Contestati a Milano e a Varese i sindaci e le delegazionileghiste (il presidente del Consiglio regionale Davide Boni, la vicepresidente del senato RosyMauro, il ministro Maroni). «Buffone» davanti a Palazzo Madama, e fischi a Torino per Cotamentre riceve il Presidente, ci si mettono pure i bambini al Lingotto e lui esce dalla porta sul retro, mentre la Lega insorge contro una maestra. In allegato trovate la versione dei fatti del suo addetto stampa – uno del clan novarese sbarcato a Torino al seguito dell’elezione di Cota e che insieme all’amico ex-sindaco novarese Giordano e alla moglie, addetta stampa di Giordano, lo accompagnava alla celebrazione – sull’uso «delle celebrazioni del 150° come arma impropria di aggressione» e che finisce con una agghiacciante presa di posizione contro la scuola pubblica dove «si insegna l’odio politico, si deforma la verità », e contro gli insegnanti «un manipolo di irresponsabili, ideologicamente arrapati e privi di qualsiasi scrupolo nel manipolare le coscienze» e via di questo passo fino a «una scuola del genere andrebbe cancellata del tutto!».
Questo è il vero pensiero di Cota, della Lega, sulla scuola pubblica? non sorprende ma indigna: ecco l’articolo della Tribuna Novarese. Neppuredentro un teatro farebbe bene a entrarci più Roberto Cota, il 17 è stato fischiato di nuovo al Teatro Regio di Torino, e in quella occasione ufficiale non c’erano ne’ centri sociali ne’ maestre ma perlopiùautorità territoriali. Invece al Regio il nostro presidente della Repubblica ha ricevuto gli applausi ele ovazioni che lo hanno accompagnato ovunque, in questa festa per i 150 anni d’Italia, specie qui al nord dove i cittadini sembravano chiedergli maggiori attenzione e difesa. E durante il suo discorso gli si è spezzata la voce proprio mentre raccomandava senso di umiltà a chiunque assolva doveri istituzionali nel nostro Paese, chissà a chi stava pensando.E a Novara che hanno fatto?
Siccome come ovunque in Italia piovigginava, gli amministratori leghisti hanno deciso bene di rimandare la notte tricolore del 16 marzo al 19. L’intento era quello di depotenziare le celebrazioni? l’amministrazione comunale ci aveva già provato emanando una circolare rimasta attiva per quindici giorni circa, secondo la quale i dipendenti comunali avrebberodovuto ricorrere a un giorno di ferie anticipate per festeggiare il 150°. Solo dopo due settimane dall’ordinanza e sull’onda delle polemiche, finalmente il sindaco reggente ha parlato e poi emendatoil provvedimento dichiarandolo iniziativa di un singolo dirigente. Il 19 a Novara splendeva un caldosole primaverile, fino al pomeriggio. Poi pioggia e vento.
E mentre alle 17 si inaugurava l’anticopalazzo comunale coi soliti Cota & c., dopo i restauri finanziati a suo tempo dalla Regione Piemonte di Mercedes Bresso, i tecnici smontavano in tutta fretta il palco per i concerti e toglievano il tappeto rosso sotto i piedi dei cittadini ancora in coda. E fine della festa. Ma se la politica ha dato spettacolo, in questi giorni è stato lo spettacolo a fare politica. Molti applausi e molto onore per il maestro Muti, che ha chiesto di rimettere in discussione i tagli al FUS e contestualmente ha ridato senso al Va’ pensiero del Nabucco del quale la Lega si è indebitamente appropriata , restituendolo al popolo italiano tutto che aRoma ha cantato insieme al coro del Teatro dell’Opera in lacrime, per la commozione e perché non sa se domani lavorerà ancora.
Grazie Maestro Muti! a nome di tutti quelli che di spettacolo vivono e a nome di tutti gli scoraggiati per la pietosa situazione culturale italiana. Perché solo a un grande uomo di cultura compete la parola definitiva sulla questione, e perché ha ridato senso al ruolo degli intellettuali nella società. Peccato che per ripristinare il FUS Tremonti stia pensando alla solita scorciatoia di nuove tasse sulla benzina…
Del resto coi tagli economici allo spettacolo il TeatroRegio, una azienda culturale in attivo, rischierebbe la chiusura entro luglio, mentre solo in Piemontesi perderebbero 40.000 posti di lavoro e sono di elettricisti, sarte, artigiani, attrezzisti, falegnami,ecc. – un comparto operaio che supera numericamente quello metalmeccanico – che per la gran parte guadagna 1000/1200 euro al mese con contratti perlopiù a tempo determinato e senza ammortizzatori sociali. Altroché privilegiati, i privilegi stanno altrove!
E mentre il candidato sindaco Fassino spera nel mecenatismo, la crisi della Fondazione Regio ora passa alla Regione, che dovrebbe anticipare i fondi per ripianare i conti dell’ultima Stagione.
A Torino circola la voce che Cota non prenda il caffè al bar della Regione perché, dice «ho paura di essere avvelenato». Consigliamo l’antidoto: «L’arte contro il disumano e il male e tutto ciò che di basso ad ogni ora ci circonda» Strehler, 1997.