Notti padane. La fiducia e la speranza
1 Giugno 2014Valeria Piasentà
Il Piemonte ha scelto Chiamparino, il risultato era scontato e non solo per chi ha seguito le recenti vicende politiche locali. L’avevano previsto anche i sondaggisti, come IPR Marketing per Repubblica che a dieci giorni dalle elezioni assegnava a Chiamparino il 49% dei consensi, con un range di oscillazione fra il 47 e il 51%. E in effetti questi sono poi stati i numeri della sua elezione: ha ottenuto il 47,9% sul territorio regionale e il 53,2% a Torino. Nello stesso sondaggio compare un dato illuminante, quello della fiducia sul nome del candidato, che vede Chiamparino al 66% con un distacco notevole dai competitori: Crosetto (Fratelli d’Italia-AN) 35%, Bono (M5s) 33%, Filingeri (L’altro Piemonte) 27%, gli altri a seguire. Perché proprio questa è la parola-chiave che ha segnato la vittoria dell’ex-sindaco di Torino: ‘fiducia’; così come il termine ‘speranza’ ha caratterizza gli elettori del Pd di Renzi. In questi anni di controversa presidenza Cota in Regione, molti cittadini torinesi ricordavano con rimpianto i due mandati del loro ex-sindaco, anche allora eletto con percentuali alte: il 53% nel 2001 e il 66% nel 2006. Ricordiamo anche che allora veniva considerato il più stimato sindaco del Paese, insieme a Flavio Tosi. Questo per dire che i voti a Chiamparino sarebbero arrivati comunque, e che non c’è stato alcun effetto traino dalle europee. Semmai, nel caso specifico del Piemonte, forse sono state le elezioni amministrative a trainare il voto europeo e anche l’affluenza alle urne, passata dal 64% alle regionali 2010 al 66,43% di queste ultime; ricordiamo anche che nella circoscrizione nord occidentale – dove il Pd aumenta il suo elettorato del 35% dal 2013 – ha votato per le europee il 66% degli aventi diritto contro il dato nazionale del 59%. Il Pd piemontese, che ha incrementato i suoi voti del 42% dal 2013 e del 54% dal 2009, non ha fatto altro che riprendersi voti negli ultimi anni passati al M5s (che perde il 31% dal 2013), raccogliere qualche voto in uscita dai centristi (Idv, Scelta civica) e mobilitare elettori di regola astensionisti. Lo stesso meccanismo a destra ha premiato la Lega Nord, mentre l’astensionismo ha penalizzato il centro destra che si è presentato diviso.
Poi, a motivare l’elettorato di sinistra, sono stati i nomi dei candidati. Mercedes Bresso è stata eletta al parlamento europeo dalla circoscrizione del nord ovest con 100.617 preferenze, 55.616 sono arrivate dal Piemonte dove risulta la più votata tanto nel Pd quanto in assoluto, a grande distanza dai secondo e terzo, che superano i 30mila voti: il forzista Cirio e il leghista Salvini. Bresso ha dichiarato con grande sincerità di aspettarsi il risultato, e che la sua lotta legale contro Cota ha avuto il suo peso: «Nei miei incontri elettorali ho parlato con moltissima gente che mi ha detto grazie per aver lottato, a volte anche da sola. L’unico piccolo rammarico è che noi candidati piemontesi alle europee abbiamo pagato la concomitanza con le regionali». Infatti, anche gli argomenti della campagna elettorale sono stati incentrati prevalentemente su questioni locali. Quindi, secondo Bresso, in Piemonte si è verificato l’evento contrario: qui le regionali hanno trainato il voto europeo.
Gli unici a non aver previsto la vittoria di Chiamparino anzi, ad essere convinti di poter sorpassare il Pd a livello nazionale e locale, o almeno arrivare secondi in Piemonte, sono stati i grillini. Invece si sono posizionati terzi dopo Pd con Sel e Fi con Lega. Davide Bono, già consigliere regionale e candidato alla presidenza per il M5s, è stato rieletto con 12.400 voti. Così ha commentato i risultati regionali: «Chiamparino sfrutta l’effetto scia di Renzi… (e) nessuno poteva aspettarsi questo risultato». Anche lui come Grillo accusa gli elettori italiani – un popolo di pensionati (!) – «mentre i trentenni sono stati cannibalizzati da Renzi», afferma. La distanza fra questo movimento, la realtà e i sentimenti dei cittadini è evidentemente enorme. Ma, dopo lo shock iniziale, anche in Piemonte i ragazzi del M5s cominciano a criticare i dirigenti Grillo e Casaleggio; a proposito degli accordi per costituire gruppo alla Ue, la deputata torinese Eleonora Bechis s’indigna: «Farange ragiona come uno speculatore finanziario, ha modi e idee da estrema destra, è nuclearista, ed è un misogino, omofobo e xenofobo!». Verrà espulsa?
Intanto Cota esulta per il 7,4% della Lega, aveva il 16,7% nel 2010. Il Piemonte manda poi due leghisti al parlamento europeo, su un totale di cinque, due nostre vecchie conoscenze… Il deputato del parlamento nazionale Gianluca Buonanno, conosciuto per le sue folcloristiche intemperanze a base di spigole, manette, e quant’altro. Lui si autodefinisce ‘un guerriero’ ed è anche un bulimico della politica: dopo esser stato sindaco (e attualmente, come afferma lui, ‘pro-sindaco’) di due paesoni del vercellese, Serravalle Sesia e Varallo, ora si è candidato a Borgosesia con la lista civica W la Valsesia, e con il 42% è stato eletto al primo turno. Alle europee ha ricevuto quasi 27mila preferenze nel nord ovest, e dice: «Sarò l’incubo della Merkel». L’altro piemontese eletto è Borghezio. Malgrado il suo partito non lo volesse rieletto perciò l’ha presentato nella circoscrizione del centro Italia; malgrado la lotta intestina nella Lega Piemont contro Cota; malgrado l’espulsione dal gruppo degli euroscettici nel 2013; malgrado tutto ciò Borghezio ha fatto il miracolo e ricevuto quasi 6.000 preferenze dove di Lega neppure si vuol sentir parlare. E’ stato eletto con i voti di Casa Pound, e della sua campagna elettorale nei mercati di Roma e Fregene dice «Mi hanno accolto trionfalmente». Andrà a Strasburgo con Buonanno: possiamo immaginare quale sarà la forza espressiva di questa formidabile coppia di ‘guerrieri’!