Notti padane. Min.Cul. Pop. e Banda Osiris
1 Marzo 2010Valeria Piasentà
Politica e spettacolo convergono, da sempre. Al festival di Sanremo, per il secondo anno consecutivo, ha vinto un giovane arrivato dalla trasmissione Amici di Maria de Filippi, rafforzando il messaggio mediatico di programmi che da anni occupano l’immaginario e formano la mentalità di tanti ragazzi: volete far carriera evitando faticosi studi accademici? fanciulli venite a noi, abbiamo troni virtuali e scuole divertenti. I risultati di Sanremo, come le liste elettorali, ne confermano l’efficacia. Intanto il Codacons chiede alla Guardia di Finanza e all’Authority sulle comunicazioni il sequestro dei dati emersi col televoto, per verificare le utenze e se esistano relazioni fra le società di gestione e i cantanti, perché potrebbe «scattare il reato di truffa aggravata». La nuova destra al governo conosce bene l’importanza sociale dello spettacolo per la costruzione del consenso, ovunque nelle amministrazioni dispensa a piene mani occasioni festive con lo spettacolo assunto a ‘svago per il popolo’. Tuttavia, affinché la strategia risulti davvero efficace, occorre ripristinare la censura, in quanto le espressioni difformi non devono penetrare il palcoscenico aggirando un sistema manageriale in mano a pochi: questo è il mercato della cultura, bellezza! Il teatro lirico Coccia di Novara è gestito da una fondazione, il suo direttore Carlo Pesta (ex-ballerino, ex-.coreografo e Cavaliere Ufficiale della Repubblica) è stato indicato dalla coalizione che governa la città. La Banda Osiris – quattro musicisti vercellesi, e sottolineo ‘padani’, noti al pubblico più vasto per la partecipazione a Parla con me di RAI3 – insieme a Ugo Dighero ha fatto tappa qui con il suo ultimo spettacolo Italiani, italieni, italioti regia Gallione, produzione Archivolto. La satira dell’autore Michele Serra non è piaciuta al direttore che ha inviato una lettera alla Banda, su carta intestata del teatro e protocollata, dove si giudica lo spettacolo inadatto a «un contesto sociale come quello della città di Novara (sic) e in un momento politico come quello attuale, a ridosso delle elezioni», e concludendo così «nel rimarcare la mia totale disapprovazione per la pessima qualità dei contenuti del vostro spettacolo» per il futuro «comunico altresì che la vostra presenza sul nostro palcoscenico sarà ovviamente sgradita». Il che corrisponde non solo a una censura ma a un interdetto, essendo il palco del Coccia anche l’unico in città. (Cliccate qua per la lettera del Pesta). Si può fare? Evidentemente Pesta considera il Coccia una cosa ‘sua’; chi ora protesta ha dimenticato che è stata la politica cittadina a mettere nelle mani dei privati la gestione del teatro novarese: questa è la privatizzazione della cultura, bellezza! La destra appoggia Pesta: l’assessore alla cultura e sport Pessarelli (PdL, chirurgo bolognese già medico del Novara Calcio) dice di non aver visto lo spettacolo (come pare lo stesso Pesta) ma di averne avuto notizia da ‘certi amici’, e poi: «non si può pretendere che l’artista dica quello che vuoi ma al limite non lo si invita»; e il giovane deputato Nastri (Pdl già AN) «vista l’imminenza delle elezioni, sarebbe meglio sospendere questi spettacoli». (La Stampa 15 2) Il problema è tutto qui, nella scadenza elettorale: con la presidenza di Cota in Piemonte la Lega conquisterebbe l’intera ‘Padania’, ma i sondaggi continuano a dare Mercedes Bresso in vantaggio e ciò fa saltare tanti nervi. Il maestro Macrì della Banda, passandoci i documenti ci dice che in nessun altro teatro come a Novara ha visto spettatori uscire a scena aperta (per inciso: mentre si parlava di Lega Nord), come inviare lettere ufficiali di censura preventiva. La lettera è poi girata fino ad approdare sulle pagine locali de La Stampa e il Cavalier Pesta si è risentito: si sa, i documenti ancorché ufficiali è meglio mantenerli riservati! chissà poi se quella di inviare lettere di censura è una sua prassi abituale e quanto è lunga la sua personale lista di prescrizione. Eccole risposte della Banda e della produzione. Troppo divertenti per stralciarle. Questo è lo stato della cultura a Novara, come afferma Cota «una capitale della Padania». Questa è l’applicazione pratica di un’altro slogan della Lega: «Padroni a casa nostra». E questa è una città che ha un sindaco con delega alla Novaresità, qualsiasi cosa significhi. In tempi di ‘mondo alla rovescia’ c’è una parte d’Italia che non si vergogna di ciò che fa, di come lo fa e di ciò che comunica: a Gazzada, paesino affacciato sul lago di Varese, il sindaco ha invitato ufficialmente i consiglieri a mascherarsi per il consiglio comunale del giovedì grasso. Il potere scippa al popolo pure il carnevale? Scrive: «Personalmente (ma forse non faccio testo vista la mia predilezione per questo periodo) ritengo che, nonostante la sobriètà del contesto, si possa esercitare il proprio ruolo istituzionale in una “mise” insolita senza per questo risultare fuori luogo» Così lei, sindaco leghista, ha diretto un consesso tutto in maschera travestita da nobildonna settecentesca, forse tradendo una aspirazione inconscia: quella di sostituirsi al potere costituito come il re del carnevale nei giorni senza regole e senza morale della sua festa. Qualcuno deve avvisarla che, finita la festa, il carnevale si conclude col processo al suo re messo a morte pubblicamente (la tradizione arcaica contemplava un omicidio vero) e che ne segue la quaresima. Spero che i compaesani si siano divertiti al Gran Teatro del Consiglio Comunale, però mi chiedo se qualcuno si è preoccupato di come e da chi è gestita la cosa pubblica. Ma quale è il messaggio sotteso all’azione del sindaco? che i consigli comunali sono carnevalate? che ‘il mondo alla rovescia’ degli eccessi e della follia carnacialeschi ha completamente infiltrato la gestione politica e amministrativa dei territori e delle comunità? In ogni caso occorre ringraziarla: il suo atto inconsapevolmente dimostrativo svela, più di tante analisi, la reale natura di certa élite italiana.
1 Marzo 2010 alle 08:39
L’unico commento che potremmo fare sull’intera vicenda può essere racchiuso in una battuta:
“…E CHI NON BEVE CON ME, PESTA LO COLGA! “