Notti padane. Piccoli Brunetta crescono
1 Aprile 2013Valeria Piasentà
Quando li hanno visti arrivare a Roma, dopo le elezioni, qualcuno ha notato: «sembrano i leghisti della prima ora». Quelli che hanno attraversato la ‘frontiera’ del Po nei primi anni ’90 con l’intento di fare una rivoluzione epocale, a nome e per conto del loro territorio, del loro ‘popolo del Nord’. Ma fra la Lega e il MoVimento5stelle fondato da Grillo c’è una grande distanza ideologica, geografica e strutturale: la prima è localistica, e si è presto collocata in posizione nettamente conservatrice dandosi rigorose strutture partitica e gerarchica; il secondo, che si espande sul territorio nazionale e oltre, ha accolto le rimostranze dei movimenti propugnando la democrazia diretta con ogni singolo ‘io’ al centro decisionale, almeno nelle intenzioni. Perché «ognuno vale uno» e, come recita l’inno del M5s: «siamo cittadini punto e basta, non siamo un partito non siamo una casta…siamo il popolo del web in diretta con le webcam». Quel che avvicina le due formazioni sono il linguaggio politico e l’atteggiamento nei confronti dell’esistente, di tutto ciò che è estraneo al loro elitario gruppo. In entrambi i casi nella fase nascente, poi per la Lega abbiamo visto come è andata a finire, la chiusura verso l’esterno pare assoluta.
Per iniziare, entrambe le formazioni politiche hanno fatto o progettato una rinnovellata ‘Marcia su Roma’. Nel dicembre del 1999, le Camicie verdi organizzano la loro marcia, contestualmente il deputato Borghezio presenta al Ministro dell’interno una interrogazione a risposta scritta: «risulta all’interrogante che, nella notte fra il 4 e il 5 dicembre 1999 – alla vigilia dell’ormai famosissima “Marcia su Roma” promossa dalla Lega nord per l’indipendenza della padania – la polizia di Stato ha effettuato un ininterrotto presidio notturno attorno alla statua raffigurante l’eroe padano Alberto da Giussano, nei giardini del Pincio -: se non si ritenga che tale misura – che non è pensabile possa essere messa in relazione a battute scherzose pronunziate dall’interrogante sull’eventualità di un goliardico “rapimento” del medesimo monumento – sia in contrasto con l’esigenza prioritaria da parte di un Governo serio, di utilizzare le forze dell’ordine per tutelare i cittadini dalla criminalità e non per fare la guardia ai monumenti, anche se intitolati ad eroi padani esiliati a Roma». Quest’anno i 163 eletti del M5s si sono dati appuntamento davanti al Colosseo per una pacifica ‘marcia’ aperta ai cittadini: «Il 15 marzo entreremo nelle aule parlamentari…non lasciateci soli» (Lombardi). Grillo ci aveva già provato nel 2008 senza ottenere le autorizzazioni, ora è l’assemblea degli eletti ad annullare la ‘marcia’ per l’alta evidenza simbolica.
Nei primi tempi i deputati di entrambi i movimenti si organizzano in gruppo. I leghisti affittando appartamenti in comune come studenti fuori sede; i grillini muovendosi coesi: dei suoi delegati all’assemblea siciliana, Grillo loda pubblicamente la formazione compatta in entrata e in uscita dalle sedute. Entrambi riconoscono la supremazia ideologica e i dettami dei loro rispettivi padri carismatici, il venerato (fino ai recenti scandali finanziari) Bossi e Grillo. Con gli anni la Lega si è data un ordinamento elettivo tramite riunioni e congressi, il M5s ancora no. Poi, tanto la Lega quanto il M5s, nella comunicazione individuano due gruppi omogenei e separati: i ‘noi’ e i ‘loro’. Ma se i leghisti non si sono mai fatti scrupoli e rilasciano interviste spesso imbarazzanti comunque sempre (o quasi) conformi alla linea del movimento, ai grillini ciò è vietato. I leghisti hanno ben chiaro il nemico che viene delimitato puntualmente: sono l’Islam, gli immigrati, i comunisti, Roma ladrona, ecc., le loro antipatie hanno spesso un fondo razzista ma gli obiettivi sono chiari. Invece i grillini si chiudono nei confronti del mondo intero, quando non la pensa esattamente come loro. Il linguaggio dell’odio sociale agito dai 5stelle è molto più vicino a quello di Brunetta quando insultava intere categorie professionali, piuttosto che a quello similmente volgare ma meno altezzoso, di personaggi come Calderoli o Gentilini. Vi invito a visitare il blog della portavoce Lombardi, dove si dibatte intorno a una infelice frase su fascismo e Casa Pound, qui: http://robertalombardi.wordpress.com/; soprattutto a leggere i messaggi censurati dal blog di Grillo, che un sito recupera, qui: http://nocensura.eusoft.net/ Molti sono di elettori insoddisfatti: «Sono un’italiana delusissima e molto arrabbiata per come il M5S si è approcciato ai suoi elettori. Ci saremmo aspettati un diverso modo di fare politica per i seguenti motivi: 1)non collaborate né con idee né con fatti concreti per migliorare la situazione dell’Italia. 2) Vi chiudete nella vostra “torre di avorio” e comunicate solo con i media stranieri. 3) I vostri rappresentanti in parlamento sono arroganti, indisponenti e, soprattutto la cittadina Lombardi, strafottente. 4) Il cittadino Crimi si permette di fare scena muta alle domande dei giornalisti, continuando a digitare il suo telefono rivelandosi estremamente ineducato. 5) Il cittadino Grillo usa un linguaggio scurrile e volgare. In definitiva LA SORTE DELL’ITALIA INTERESSA SOLO A NOI ELETTORI MENTRE VOI SIETE ATTACCATI ALLE VOSTRE POLTRONE COME TUTTI GLI ALTRI.»
In effetti la ‘cittadina’ Lombardi non gode molte simpatie, dentro e fuori il MoVimento. Guardate la foto di apertura che riprende i due portavoce. Mentre Crimi parla in conferenza stampa, la ‘cittadina’ Lombardi è un passo indietro, staccata, e ci offre un esempio canonico di comunicazione non verbale: con le braccia strettamente incrociate=rifiuto, chiusura senza appello nei confronti dell’interlocutore, dei giornalisti in sala stampa ma anche di tutti coloro che guardano come voi ora o come i suoi elettori; con le labbra strettamente sigillate e tese – altro indice di rifiuto – testa alta e sguardo fuori campo in alto a destra=atteggiamento di sfida, di chi sta creando dei contesti mentali estraniandosi o mentendo.
Arrivati in Parlamento, i ‘cittadini’ del M5s hanno occupato la postazione centrale e alta dell’emiciclo, senza chiede informazioni tantomeno il permesso a nessuno. Perché ‘sentono’ che proprio quello è il loro posto, nella posizione di chi dall’alto sovrintende. Si sentono superiori a tutti gli altri delegati dal popolo sovrano (di conseguenza a tutti gli elettori che non li hanno scelti), persino alla struttura e a un arredo inadatto a contenere i loro mac tanto da postare foto esplicative, insieme a quelle degli apriscatole. A dimostrazione visiva, semmai ce ne fosse stato bisogno, della loro autocertificata superiorità antropologica, in quanto animali umani più evoluti degli altri politici presenti grazie al possesso strumentale delle nuove tecnologie informatiche. Peccato che l’arredo dell’architetto modernista palermitano Basile, proprio quel raffinato ingegnere del Teatro Massimo, sia stato costruito dal 1902 al ’18.