Notti padane. Tramonta il sole
16 Dicembre 2010Valeria Piasentà
Il tribunale di Brescia ha sentenziato dando ragione alla CGIL: il sole delle alpi è il logo della Lega Nord e non un simbolo della tradizione popolare, quindi deve essere sostituito dalla bandiera italiana e cancellato dagli arredi e dalle strutture della scuola statale di Adro, a spese di chi l’ha apposto: il consiglio comunale di Adro. Quindi la rimozione graverà ancora una volta sulle tasse di tutti i cittadini del paese che già hanno pagato per la messa in opera delle centinaia di simboli. Ma se esistono precise e individuali responsabilità in tutta questa vicenda, ora ci aspettiamo che i partiti all’opposizione, i sindacati, tutti i cittadini di Adro che non si sentono rappresentati da un gruppo di potere arrogante e protervio che utilizza la cosa pubblica a fini ideologici di parte, chiedano le dimissioni dei loro amministratori-padroni. Come afferma il senatore dell’IDV De Toni «è gravissimo l’esempio di illegalità che gli amministratori locali di Adro hanno dato alla società. La politica non può occupare le istituzioni pubbliche con i simboli del caso… Atteggiamenti irresponsabili come quelli leghisti sono lesivi della coesione sociale: per di più ora dovranno essere i cittadini a pagare la rimozione dei simboli tribali»
In base a questa sentenza -che dovrebbe far scuola -ora ci aspettiamo che le opposizioni nei consigli comunali interessati chiedano per via legale o ricorrendo all’opera del difensore civico, la rimozione immediata del simbolo politico leghista dai luoghi e dalle strutture pubbliche: dalle panchine di Adro, dalla pavimentazione del Palazzo comunale di Garlate, dai cartelli stradali di Calcinate, dalla piazza principale di Cividale, dalla base della statua del bue grasso a Carrù, ecc. da tutti i luoghi, gli arredi, le strutture pubbliche che essendo tali si intendono dell’intera collettività, anche di quei cittadini lombardi, veneti e piemontesi che hanno contribuito alla realizzazione loro malgrado pagando le tasse, e che non si sentono rappresentati dall’ideologia leghista quindi accomunati da un simbolo che la definisce. Sarebbe un primo passo verso quella pulizia linguistica e dell’immaginario collettivo che attendiamo da anni: che gli amministratori-padroni e gl’ignoranti politici leghisti la finiscano di parlare della gente del nord Italia come del ‘loro’ popolo e di trattare le cose sul territorio come di loro esclusiva e personale proprietà! Certi personaggi e certi partiti con la loro cultura della patacca mettono seriamente in pericolo le istituzioni e la cultura democratici minandoli alla base, al pensiero e al sentimento comuni: fin dove arriveranno i cialtroni leghisti con i loro falsi ideologici? fermiamoli prima che sia troppo tardi, prima che rendano i nostri cervelli un ammasso di puzzolente poltiglia da discarica. E cedano i nostri territori alla dittatura dell’ignoranza.
Ma tutta questa vicenda ci lascia con l’amaro in bocca, perché dobbiamo constatare che l’azione legale ha sostituito quella politica: per difendersi dalle imposizioni violentemente ideologiche di una parte in assoluta malafede, dei cittadini e dei lavoratori hanno dovuto chiedere l’aiuto della legge. Forse perché non hanno più nessun altro che li rappresenti e che li difenda?