Notti padane. Un partito senza elettori
1 Luglio 2013Valeria Piasentà
Il declino della Lega Nord sembra irreversibile. Il calo dei consensi elettorali rispecchia la crisi politica e giudiziaria che ne sta devastando i vertici. Eppure, e incredibilmente, questo partito senza più elettori governa le tre grandi e ricche regioni del settentrione: Piemonte, Lombardia e Veneto. Quasi 20 milioni di cittadini per il 32% del totale nazionale, e una media del 27,6% di Pil pro capite contro il 23,5% nazionale e il 15% delle regioni più povere, come la Calabria (Istat, Noi Italia 2013). Poi, soprattutto in caso di futura e definitiva sconfitta con decadenza dagli incarichi amministrativi, i suoi scaltri uomini di punta si sono assicurati il futuro dividendosi le cariche nei CdA delle aziende partecipate e dei grandi Enti pubblici: della Rai, Eni, Enel, Finmeccanica, Asl, Fiera ed Expo, autostrade, aeroporti, ecc., come degli Istituti bancari con le loro ricche Fondazioni. Hanno costruito una cupola ai massimi sistemi del potere economico-politico nazionale e l’hanno condivisa fra parenti e amici, una fitta tela di relazioni e incarichi multipli. Ce ne libereremo mai?
Soprattutto in Piemonte la Lega registra sconfitte dolorose. Alle politiche del febbraio 2013 cede due terzi dei voti, passando dal 12,61% al 4,69%. Era il terzo partito, ora si posiziona al quinto posto sotto Scelta Civica. Dimezza i consensi nelle tre regioni che amministra, perdendo un totale di 37 parlamentari, un milione e trecentomila preferenze alla Camera, più di un milione al Senato. Alle amministrative di maggio la situazione peggiora. Secondo l’Istituto Cattaneo di Bologna – in una analisi condotta sui voti assoluti nei 16 comuni dove si è andati alle urne – dalle regionali del 2010 alle amministrative di quest’anno la Lega Nord ha perso il 76% del proprio elettorato, e la metà dei consensi ottenuti alle politiche 2013. In termini percentuali assestandosi sul 4,1% dei votanti. I sondaggi delle ultime settimane segnalano un ulteriore calo, con una media nazionale intorno al 3,5%.
Nel frattempo si è riscatenata la lotta per bande fra bossiani e maroniani, in ogni geografia della loro mitica ‘terra padana’. Come fra Torino e Novara, dove il novarese presidente di regione Cota ora corre solo dopo l’allontanamento dei suoi antichi amici novaresi, quelli che l’hanno sostenuto e accompagnato lungo tutta la sua carriera politica, appoggiandolo dalle sezioni, dall’ufficio dell’amatissimo ex-sindaco, dalle pagine di un giornale fondato allo scopo di promozionare la Lega. Cota ora è davvero solo in una città aristocratica come la Torino degli esclusivisti salotti, che non l’ha mai accettato veramente, come non accetta nessuno nato fuori dal ristrettissimo cerchio familistico di matrice culturale monarchica dominato dai ‘re’ Agnelli. Analogamente funzionano i salotti della sinistra, e questa è storia nota in ogni angolo del Paese. Indagati per corruzione ed espulsi dalla Lega gli amici storici Giordano e Cortese con la moglie Arnoldi (abbiamo già raccontato letraversie del periodico Il NordOvest, e questo ne pare l’epilogo), la sezione della Lega novarese è commissariata.
Siamo alla fine di una lunga vicenda, alla liquidazione di un partito anacronistico formato e sostenuto da individui apparentemente pre-culturali?Allora chissà magari possiamo sperare in una estinzione naturale di questo fenomeno italiano. Anche di liberarci dell’emblematico leghista ruspante piemontese, fra i più folkloristici della prima ora: quel Mario Borghezio che,con le sue esternazioni, per troppi anni ha rappresentato gli italiani in sedi locali e al Parlamento italiano, dove arriva alla carica di sottosegretario alla giustizia (!) nel primo governo Berlusconi; dal 2001, e senza soluzione di continuità, a quello europeo.
Con un passato in gruppi monarchici della destra oltranzista e dopo una carriera politica luminosa in Lega,costellata da azioni e insulti razzisti e omofobi declinati in ogni forma e occasione – dalle dichiarazioni pubbliche nei luoghi dell’ufficialità come alle manifestazioni popolari e alle scuole di formazione politica –infine ha contrariato anche i suoi sodali. Decaduto come presidente del partito nel 2011, nel 2012 ha rimediato una ennesima sospensione dal partito,per aver accusato Cota ‘di nascondere il bilancio della Lega Piemont’. La Lega prima ha rilanciato imputandolo di morosità poi l’ha perdonato e riammesso: risulta tuttora iscritto in qualità di socio fondatore.Nel 2013, il 22 maggio è sospeso dall’Efd (Europa della libertà e della democrazia-euroscettici) per quegli insulti razzistial ministro Kyenge che hanno provocato un immediato appello, firmato da 130.000 cittadini italiani in poche ore. La petizione, consegnata da Articolo 21 al presidente Schultz, chiedeva l’espulsione del recidivo Borghezio dal Parlamento europeo.
Lui non si è ne’ pentito ne’ scusato «Non ho mai chiesto scusa. Ho detto che se lei si è ritenuta offesa mi dispiace. Ma la parola scusa non l’ho pronunciata e non la pronuncio nemmeno se mi sparano…non mi pento assolutamente delle cose che ho detto a questa signora». Il 3 giugno è stato definitivamente espulso dal gruppo, l’eurodeputato Matteo Salvini ha replicato:«Non cacceremo Borghezio dalla Lega, non c’è questa possibilità. Lui resta nella Lega». Siamo curiosi di verificare se verrà ricandidato alle prossime europee, e soprattutto rieletto dal ‘suo popolo padano’ di Piemonte con le consuete altissime percentuali. In verità il nuovo corso maroniano non raccoglie le simpatie di Borghezio, e la sua posizione nella Lega sembra perennemente in bilico.