Numero dei morti 26
12 Ottobre 2015Nicole Argenziana
Altri 3 morti a Gerusalemme. A Lion’s Gate Mustafa Adel al-Khatib di 18 anni, morto perché avrebbe tentato di accoltellare un poliziotto di frontiera. Qualche ora dopo una ragazza di 15 anni è stata seriamente ferita presso la centrale di polizia a Sheikh Jarrah, l’accusa è di aver attentato alla vita di due israeliani. Un altro ragazzo è stato appena ucciso dopo aver seriamente ferito due israeliani nella colonia illegale di Pisgat Zeev a Gerusalemme Est a quanto dicono le autorità israeliane. Aveva 13 anni.
Se dovessimo dare a retta ai media internazionali e italiani in Cisgiordania ci dovrebbe essere l’Apocalisse. In realtà è sì un’apocalisse, ma non nel senso che intendono loro. Secondo i giornali dovremmo essere nel pieno di una terza Intifada, ma questa affermazione è azzardata. La situazione da questo punto di vista è molto confusa e piena di incertezza. Ci si aspetta il ‘’degenero’’ o il ritorno allo status quo. Ma se per i media il degenero sono improbabili kamikaze che si fanno esplodere nella città vecchia di Gerusalemme, per i palestinesi sono fiumi di persone nelle strade delle città della Cisgiordania occupata. Niente di tutto ciò sta avvenendo. A parte i luoghi cruciali dove si svolgono gli scontri, vicino ai checkpoint o al muro di separazione, le strade delle città palestinesi non sono affollate di persone inferocite. È nel vicino Israele e a Gerusalemme che presunti accoltellatori mettono in difficoltà le autorità israeliane. Ma mentre le autorità si concentrano sui cosiddetti “lupi solitari”, c’è un’altra problematica che Israele trascura e che potrebbe realmente scatenare la terza Intifada: i coloni. Corteggiati da Israele, sono coloro che fondando le ben note colonie illegali con abbondanti sovvenzioni statali e internazionali. In sintesi un ottimo avamposto di conquista. Ciò che Israele nega e ignora è che i coloni sono oramai fuori da qualsiasi controllo. Dalla morte dei due coloni nei pressi di Nablus, tantissimi, armati e incoraggiati ad armarsi dalle stesse autorità (il sindaco di Gerusalemme in primis), vanno in giro come dei piccoli Rambo pronti a sparare contro qualsiasi arabo, indiscriminatamente. Il Governo minimizza, ignora e continua a fornire supporto militare. Intanto, le segnalazioni da parte dei palestinesi di violenze, subite dai coloni che vanno dalle aggressioni fisiche, alla liquidazione vera e propria o ai più classici incendi nelle campagne palestinesi, aumentano. Qui, è sul campo delle azioni dei coloni che si corre sul filo della terza Intifada. Più le azioni dei coloni aumentano nel silenzio, più i palestinesi attaccano, incapaci di difendersi. Ed è questo, insieme ad anni di discriminazioni, che ha portato anche gli arabi israeliani a reagire. Più di un milione di persone pronte oggi a dar supporto ai propri fratelli palestinesi. Nazareth, Acri e Haifa vedono le strade invase da folle che urlano a gran voce la cessazione delle violenze in Cisgiordania e il riconoscimento dei loro pieni diritti. Israele in riferimento agli arabi israeliani ha sempre dichiarato che questi sono cittadini a tutti gli effetti, sono “assimilati”. Niente è meno vero. Ben 50 leggi discriminano gli arabi israeliani. Accesso allo studio, accesso al lavoro, rispetto delle proprie tradizioni e cultura. Vietato, non accettabile. Israele è uno Stato ebraico e le minoranze sono cittadini di serie B. E allora la miccia si accende. Da un lato la Cisgiordania, dall’altro gli arabi israeliani, in mezzo Gerusalemme, da sempre contesa. Per dirla con le parole di Gideon Levy, giornalista israeliano: “persino Gandhi capirebbe la rabbia palestinese”.
E allora perché Israele persegue nel negare la realtà? Perché l’esercito israeliano non ha il benché minimo scrupolo a fare il tiro a segno contro bambini che tirano pietre, che della parola Intifada poco o nulla sanno? Perché non ha scelta. Riconoscere le violenze dei coloni, quelle del cosiddetto esercito più morale al mondo e le discriminazioni subite dagli arabi israeliani farebbe semplicemente esplodere la bolla in cui israeliani e non credono da più di 60 anni. Milioni di persone dovrebbero rendersi conto che Israele è una nazione violenta, controllata silenziosamente da una minoranza di fanatici. Con questa consapevolezza Israele come è oggi scomparirebbe. Un processo che nessuno è ancora in grado di sopportare.