Oltre gli impegni elettorali

1 Febbraio 2009

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Marco Ligas

Nel numero precedente, in una lettera aperta a Renato Soru, abbiamo sottolineato l’importanza che hanno i temi della pace, del lavoro e del funzionamento delle istituzioni ai fini della crescita democratica della Sardegna. Questi temi, seppure non siano esaustivi di un programma di governo, ne rappresentano comunque la struttura portante. Su di essi abbiamo proposto al candidato della coalizione di centrosinistra un intervento teso a precisare le scelte che intende fare nel caso di una vittoria alle prossime elezioni. Non abbiamo avuto risposta, probabilmente perché non conosce il nostro sito o, più semplicemente, perché non ritiene opportuno intervenire sulle questioni che abbiamo sollevato.
Qualche lettore, un po’ indulgente nei confronti di Soru, ci ha scritto dicendo che le risposte alle nostre domande, seppure non indirizzate direttamente a noi, possiamo trovarle nel suo sito; altri ci hanno rimproverato per aver sollevato questioni secondarie (!) in un momento così difficile per il nostro paese. Insomma ‘smettetela di disturbare il manovratore e siate più concreti’, questo un messaggio ricorrente nei commenti alla nostra lettera aperta. Abbiamo ricevuto anche inviti più espliciti del tipo ‘perché non andate sicuri sul voto a Soru? Quali altre alternative esistono?
Riprendiamo questi temi e iniziamo dalle questioni istituzionali. Ebbene, non abbiamo registrato aperture sulle questioni relative al funzionamento degli Organi della Regione. Il sito usato da Renato Soru non le indica. I ruoli del Presidente, della Giunta e del Consiglio Regionale appaiono imbalsamati così come sono stati approvati con la legge statutaria. Non è stato assunto alcunché dalla discussione e dalle osservazioni critiche che ci sono state nel corso dei mesi precedenti, nemmeno un impegno per effettuare confronti o verifiche con le Amministrazioni locali.
Per quanto riguarda i temi della pace, non ci sono svolte rispetto alle politiche del passato. Sulla presenza delle basi militari nell’isola non viene detto nulla, anzi per certi versi c’è un arretramento: nei mesi scorsi è stata sollecitata, e il PD (di cui Soru fa parte) ha svolto un ruolo importante in questa iniziativa, l’apertura di un corridoio militare tra Quirra e Decimomannu per la sperimentazione di velivoli da guerra senza pilota. Il tutto giustificato con la possibilità di offrire lavoro ai sardi. C’è da chiedersi se siano davvero queste le politiche che garantiscono lo sviluppo della Sardegna.
Silenzio anche sui temi dell’occupazione. Comprendiamo come la campagna elettorale non sia l’occasione più opportuna per individuare nuove strategie che promuovano le politiche del lavoro; ma è anche vero che non possiamo limitarci a difendere esclusivamente settori in crisi e destinati presto alla chiusura. Vediamo così come stenti a farsi strada un’ipotesi sulla riconversione ecologica dell’economia. Eppure attraverso questa scelta potrebbero modificarsi i nostri modi di produrre e al tempo stesso si potrebbero ottenere nuove opportunità di lavoro. Naturalmente non pensiamo alle idiozie dei 100.000 occupati proposte da Cappellacci.
Permangono dunque aree di indeterminatezza o di inadeguatezza nei programmi del centrosinistra, una tendenza ad eludere questioni importanti come quelle che abbiamo sottolineato. Anche la scelta dei candidati effettuata attraverso il listino, la cui natura si manifesta sempre più anacronistica, non si presta ad una interpretazione di apertura per una gestione collegiale del governo regionale;  appare piuttosto una scelta di rappresentanza, tesa a ribadire la separazione tra il potere del Governatore e quello dei suoi Consiglieri. Non è facile perciò andare sicuri al voto a favore di Soru, come ci viene suggerito da alcuni lettori. Se a sinistra si sottovaluta, come altre volte, questa difficoltà, si commette un gravissimo errore, destinato a produrre nuove emorragie di voti (di sinistra). Noi comunque il 15/16 febbraio andremo a votare e certamente non voteremo per Cappellaci. A sinistra però diversi elettori andranno a votare senza entusiasmo, altri si asterranno, ma molti avranno la consapevolezza di non essere rappresentati da nessuna coalizione; chi voterà lo farà per non far vincere Berlusconi. Davanti a questo malessere colpisce la superficialità di chi affronta la campagna elettorale senza misurarsi con l’esigenza diffusa di cambiamento. Sicuramente non sarebbe fuori luogo una maggiore attenzione nei confronti dell’area ancora orientata per il non voto. Potrebbe risultare decisiva ai fini dell’esito elettorale.
Noi elettori di sinistra, non rappresentati o poco rappresentati dalle liste presenti nell’attuale confronto, dobbiamo fare qualcosa di più: dobbiamo lavorare per (ri)costruire in tutte le realtà dove siamo presenti una rete tesa a difendere e a rafforzare le libertà, a ridare alla politica un significato di partecipazione, a ribadire che soltanto con un impegno costante è possibile sconfiggere le prevaricazioni e le disuguaglianze. Nessuna delega dunque alle caste vecchie o nuove.
Non è la prima volta che diciamo queste cose, non sarà l’ultima, ma è l’unico percorso praticabile se non vogliamo essere sommersi dalla prepotenza dei tanti avversari che vogliono metterci ai margini della società.

8 Commenti a “Oltre gli impegni elettorali”

  1. Cristina Lavinio scrive:

    Caro Marco, le domande che poni sono importanti, ma mi chiedo come si faccia a sottovalutare che siamo nel pieno della campagna elettorale e che le elezioni non si vincono rispondendo puntualmente, magari sui vostri stessi siti, alle numerose e varie questioni di ciascuno. Quanto tempo ci vorrebbe? Nel mio piccolo, anche perché costretta a casa da un’influenza, sto visitando vari siti come questo, scrivo e prendo posizione, discuto e cerco di ragionare con molti, ma il tempo necessario a tutto ciò è enorme. E sento che sto perdendo tempo, perché molto più utile è partecipare convintamente a una campagna elettorale che usi anche e soprattutto i metodi tradizionali del porta a porta, del voto conquistato con l’argomentazione vis-à-vis. Se non vogliamo cedere ulteriore terreno a questa destra indecente che tanto ci tiene a vincere anche da queste parti. Infatti, mi chiedo a cosa servano queste ‘gocce’ di prese di posizione informatiche in mezzo al mare della disinformazione più totale o dell’informazione distorta fornite soprattutto da stampa e tv locali alla massa degli elettori. I più, non dimentichiamocelo, non navigano certo in rete. E allora, armiamoci noi di buona volontà, e cerchiamo le risposte a quanto ci preme dove le possiamo trovare. Suggerisco: ascolto attento di qualcuno dei numerosi comizi di Soru (pieni di dati, fatti e programmi); lettura del Piano triennale di sviluppo (sito Regione), lettura del DAPEF (ivi). Molto lì c’è, pace, lavoro e zone militari compresi.

  2. Michèle Kramers scrive:

    sono del parere che in ogni caso bisogna votare soru, anche perché con questa giunta sono stati introdotti molti cambiamenti, nonostante il fatto che in vari settori non c’è una posizione trasparente e chiara, risultato di una consultazione dal basso. ma sono anche del parere che la cosidetta sinistra si limita ad essere attiva quando ci sono le elezioni, e non si occupa molto di informare e consultarsi con “la base”. occorre un lavoro giorno per giorno, un coraggio civile perseverante e provocatorio da parte di chi fa parte della base. ciò che mi colpisce è che tra la cosidetta sinistra cresce il numero di persone che non osa esprimersi nei confronti di altri “sconosciuti”. dunque che si autocensura in partenza. di recente ho partecipato alla realizzazione di uno spot elettorale davanti alla petrolchimica all’insegna della riconversione degli spazi industriali abbandonati in spazi creativi e ricreativi. Gli operai ci chiedevano cosa stavamo facendo. Ma molti dei partecipanti non osavano dire perché eravamo lì e rimanevano sul vago. Invece spiegando il motivo della nostra presenza, molti operai si esprimevano in modo positivo. E’ grave questa incapacità di comunicare. Ed è grave che molti “sinistrosi” hanno paura di provocazioni come quelle di di pietro. L’Italia è un paese in cui – per me – si attesta un appiattimento del dibattito e una difficoltà di riflettere sui contenuti. Per cui alla fine ci si limita a indignarsi di apparizioni, dimenticando di parlare di contenuti.

  3. Martina Melis scrive:

    Mi sembra di sognare. Io vivo a Bologna e purtroppo non ho più la residenza in Sardegna per poter votare, Soru, naturalmente. Ieri sono andata a sentirlo, era qui in città, e mi è sembrato che di risposte ne abbia date tante. Che nel suo progetto ci sia futuro e che i tantissimi giovani che erano lì questo avvertivano e di questo hanno bisogno. Ma allora che cosa vuole la sinistra tradizionale? Vuole lasciare la Sardegna a Berlusconi perché il Governatore non la soddisfa? Ma mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi perché solo da “compagni” sardi arrivano le critiche, mentre sento tanta gente qui in giro che vorrebbe un Soru nella propria regione.

  4. Redazione scrive:

    Cara lettrice Melis, ci sembra che lei appartenga a quella schiera di sostenitori di Soru alla quale non basta che tutti i contributi redazionali di questo nostro numero dedicati alle elezioni escludano – ovviamente – il voto per Cappellacci e affermino, anche esplicitamente, quello per Soru. A lei farebbe piacere che noi dicessimo, senza condizioni, che Soru è il dirigente che migliorerà le condizioni dei lavoratori e della democrazia nel nostro paese, e che potrà fare tutto ciò anche da solo, senza il sostegno di una coalizione rinnovata.
    Ci dispiace deluderla: noi cerchiamo di far prevalere il ragionamento e, con esso, quella miscela (la ritiene pericolosa?) data dal dubbio, dalla critica e dall’esame della realtà. Che cosa dovremmo fare, ringraziare il PD (del quale Soru è esponente di spicco) per la sua svolta moderata, per l’attacco calcolato che conduce contro la sinistra e per le scelte sciagurate che fa insieme al PDL? E’ così scandaloso non considerare di sinistra Soru senza che ciò significhi votare Cappellacci o sostenere Berlusconi? Se il centro-sinistra perderà anche in Sardegna, non si cerchino le responsabilità a sinistra, come è successo per Prodi, ma nei comportamenti di chi ha impostato la campagna elettorale sottovalutando il malessere presente in ampi strati sociali. Cara lettrice, in conclusione le proponiamo di leggere con maggiore attenzione gli articoli del nostro sito, e non solo dell’ultimo numero.

  5. elio pillai scrive:

    Prof. Lavinio
    Di indecente in Italia non c’è solo la destra, c’è anche la “sinistra” quella che chiude accordi con quella destra che lei ritiene indecente.
    Marco ha ragione da vendere, anzi è anche troppo tenero con Soru. Lei parla di dibattito, ma quando mai in questa campagna elettorale si è aperto un dibattito? Questa è una campagna elettorale tutta mediatica giocata sugli spot e Soru usa i mass media come Berlusconi. In questa campagna elettorale non esiste la sinistra, esiste la destra e il meno peggio. Questo meno peggio con la sinistra e la sua storia non ha niente a che fare. “L’unita” fa il monaco non la sinistra. Tempo fa si portava il grano all’ammasso solo perche’ era obbligatorio, adesso non c’è nessun obbligo ancora….chissa’ per quanto. Da quello che leggo mi sa che tira aria brutta di regime.

  6. Fausto Todde scrive:

    La sinistra,dice Ligas, va dunque alle elezioni senza un suo candidato e senza un gruppo dirigente che sappia ribadire l’importanza di valori come la giustizia, la distribuzione della richezza, la difesa dei diritti al lavoro ed all’istruzione. Non sono d’accordo con lui i principali leader della sinistra (Diliberto, Ferrero, Fransescato ed altri), dal momento che proprio su questi punti hanno lodato l’operato di Soru. Altri nella sinistra, e Ligas é tra questi, mi appaiono più impegnati a contrastarlo pregiudizialmente per partito preso, negando o per lo meno minimizzando quel che di positivo é stato fatto. In un altro passo dell’articolo (e non c’e “blind trust” che attenui l’ambiguità dovuta alla commistione tra ruolo politico e ruolo imprenditoriale. ecc..), par di capire che in ogni caso Soru è delegittimato a svolgere quel ruolo istituzionale, e questo nonostante la legge regionale (la più restrittiva in Italia) sul conflitto d’interessi. Infine il tema della partecipazione democratica: sante parole, purché si arrivi a conclusioni. Se però il coinvolgimento significa “dispute inconcludenti ed immobilismo”, è più utile che qualcuno decida. Daltronde anche Ligas riconosce che la vecchia politica dei notabili (di tutti gli schieramenti), si sono occupati più del loro orticello che del bene dei sardi. Dice archimede: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. questo in fisica: in politica spesso la reazione è spropositata e contraria. SB ringrazia.

  7. Maria Pia Vento scrive:

    Sono i fatti che dimostrano che Berlusconi non ha interesse per i destini della Sardegna, dei suoi abitanti. Non si è vergognato del decreto di Tremonti in cui si degrada la Sardegna da Regione Speciale a Ordinaria, intaccandone l’autonomia finanziaria, cancellandone lo Statuto alla faccia di una legge Costituzionale?
    Il signor Premier, per viziare ancor più la sua Marina, non ha mai digerito quella importante legge di Soru per la tutela del paesaggio.
    Vorrebbe moltiplicare lo scempio anni ’70 di Olbia 2, un formicaio di mattoni tra San Teodoro e Capo Ceraso. La Gallura trasformata in una sorta di hinterland milanese, condonato dalle sue leggi.
    Ma oggi alla vigilia delle elezioni il signor premier si presenta come “mezzo sardo”.Proprio lui che al governo non ha piazzato neppure un sardo, interrompendo una tradizione dai tempi della Repubblica.
    “Mezzo sardo”! Che definisce “magazzini” i nuraghe, che ha tentato di scippare il G8 alla Maddalena,perché in un’isola i lavori sono “difficili”.
    Che usa la Sardegna come una discarica per sperimentare le centrali del futuro.
    Eh già, Berlusconi si scopre “mezzo sardo” quando gli conviene, in particolare nei weekend con Apicella e giovani “bagatelle” o se fa gioco alle proprie strategie.
    E lui si diverte a fare pagliacciate come nascondersi dietro maschere.
    La maschera dei mamuthones, però, è una roba seria. Gli suggerisco di riprovare con un cappellaccio.

    Maria Pia Vento

  8. Gruppo Gramsci Mauritania scrive:

    E assolutamente vero ciò che dici , però non possiamo certo pensare che Soru sia il deus ex machina che con un programma elettorale trasforma gli usi e costumi politico affaristi italiani e sardi. D’altronde poi, chi dice che il team di Soru o gli intellettuali Sardi attuali siano realmente capaci e pronti per creare nuove visioni del mondo a partire dall’insularità? Il cambio necessario viene da noi e dalla capacità che noi , intendo noi come Società Civile, avremmo di incidere, controllare e modificare non solo le politiche, ma soprattutto le trasformazioni culturali necessarie per una trasformazione dell’isola “utopia” sarda in termini eco-pacifisti. E importante nondimeno difendere e approfondire ciò che il “caso Soru” rappresenta non solo per la Sardegna , ma anche per l’Italia e l’Europa.
    Forse potremmo rifarci al Gramsci dei Quaderni e alle varie interpretazioni del pensiero gramsciano nei Cultural Studies , sull’importanza di ripartire dalle culture e realtà locali per forgiare una visione del mondo nuova e originale. Insomma , eleggiamo prima Soru e poi influenziamo dal difuori la sua Giunta con movimenti sociali propositivi; usiamo tutti i mezzi che ci sono costituzionalmente e statutariamente permessi per incidere, ma soprattutto riappropriamoci e interveniamo nelle scuole, nelle strade, nei territori diffusi, nelle reti. Occupiamo spazi o riappropriamoci del territorio (aree industriali dismesse/ aree rurali abbandonate o in via di abbandono)…

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