Palla al centro

16 Luglio 2012

Marcello Madau

Non potremmo capire pienamente l’operazione errata che si sta compiendo sul complesso scultoreo delle statue nuragiche di Monte Prama se non facessimo parlare tale operazione nel suo contesto. Che non è solo archeologico, ma di politica regionale e nazionale.
E’ un classico che nei momenti di crisi della tutela – e questo è un momento gravissimo, probabilmente epocale – calino i fondi per le attività ordinarie e le politiche destinate ad esse, e riprendano le operazioni spettacolari, di respiro estetico-antiquario.
La vicenda delle statue nuragiche è davvero esemplare: prima nel 2009 al G8 di La Maddalena (dove era previsto che andassero, in realtà, i bronzi di Riace..) ma in seconda battuta, con successiva discussione; dopo lo spostamento del G8 a l’Aquila, eventualmente con il ‘Guerriero di Capestrano’.
Sfumata l’ipotesi, Invitalia nel maggio del 2010 fa a Sassari il convegno ‘Sulle spalle dei giganti’. Segue il tentativo di inviare due (si pensa persino a tutte) statue all’Expò di Pechino nel 2010, a restauro non ancora ufficializzato. L’idea viene bocciata anche grazie alla nostra campagna di stampa sul ‘manifesto sardo’ e su carta (‘La Nuova Sardegna’ dell’8 agosto 2010 e ‘il manifesto’ del 10 agosto 2010).
Il mancato inserimento di Cagliari nel polo museale sardo disegnato inizialmente da Invitalia (che forse puntava a tenere le statue a Li Punti) viene successivamente sanato. Mario Resca è in azione a Cagliari dall’agosto del 2010 (il supermanager non farà il progetto, come ha dichiarato il soprintendente di Cagliari qualche giorno fa sul ‘manifesto’, ma che il suo ruolo non fosse quello del progettista si sapeva). Di lì prende corpo definitivo la divisione (non senza un altro patetico tentativo di spedizione dei ‘giganti’, prima verso la Corea, un’altra Expò, poi per le Olimpiadi di Londra). I 500 milioni previsti da Arcus s.p.a. per Pechino riappaiono – sarà un caso – nei 500 milioni dati per i nuovi spazi del museo Nazionale di Cagliari: essi accoglieranno gli esemplari più artisticamente rappresentativi estratti dal grande gruppo. Un tributo che sa di antico. Chi vedrà ‘le statue più belle del reame’ potrà evitare il viaggio a Cabras, ammesso che le altre ci vadano.
L’operazione è coerente alla fase attuale di attacco al territorio (il presidente della Regione Ugo Cappellacci e il suo ‘nuovo’ PPR). Vi è un indebolimento generale del concetto pubblico dei beni culturali, dalla formazione pubblica alla tutela, su tutto il territorio nazionale, come sottolinea un gruppo di intellettuali (fra i quali Vezio De Lucia, Vittorio Emiliani, Alberto Asor Rosa, Maria Pia Guermandi, Salvatore Settis, Furio Colombo) in una lettera al Presidente della Repubblica. Non vi è spazio per l’unico modello oggi possibile per la tutela e la valorizzazione del patrimonio, basato su politica ed economia dei beni comuni.
Un settore di grandi potenzialità sottoposto ad un severo centralismo.
Sono logiche nate nel quadro politico – al suo interno nasce il progetto per le statue di Monte Prama – del berlusconismo, del mandato ministeriale di Sandro Bondi, del coordinamento museale di Mario Resca, della presidenza tecnico-scientifica di Andrea Carandini.
Mentre cala il silenzio su Tuvixeddu e Arcus va in liquidazione, Cappellacci indebolisce la tutela sulle coste (e nel resto del territori). Si prepara la depenalizzazione per l’abusivismo. L’attacco investirà anche il patrimonio archeologico. Si vuole indebolire, con la demonizzazione del sistema vincolistico e dei pronunciamenti della magistratura, il sistema delle regole. Favorire la speculazione edilizia.

A completare un quadro caratterizzato dalla centralizzazione delle decisioni politiche e dalla marginalizzazione delle rappresentanze territoriali, vi è ora un progetto assai insidioso, con forti elementi di illegittimità nelle competenze sul patrimonio. Il testo di legge sulla ‘Fondazione Beni Culturali Sardegna’: concentra in una Fondazione tutte le attività destinate alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali dell’isola, togliendo completamente i fondi ai comuni.
Una classe politica al capolinea pensa alle sue generazioni future, cercando di controllare dal palazzo tutto il territorio. Promettendo ‘a domanda’ – ecco il collante sociale, un bacino elettorale di alcune migliaia di voti – l’assunzione a oltre ottocento addetti che da molti anni, in alcuni casi decenni, lavorano, con profili professionali assai diversi, spesso precari e inadeguati, nella gestione di aree e biblioteche: nessuno ovviamente pensa di riconoscere per le vie normali, con procedure di accesso trasparenti, il lavoro di questi e di tutti i lavoratori. Tanto meno di dare le indifferibili norme di indirizzo qualitativo alle quali connettere i finanziamenti concessi dalla Regione ai territori.
Stefano Deliperi, del Gruppo d’Intervento Giuridico, ha parlato di ‘kombinat’ sovietico. La predisposizione bipartisan della ‘Fondazione’ (firmano i testi che convergono in quello unificato n. 235-276-292 A, licenziato dall’VIII Commissione per la dicussione in Aula, centro-destra e centro-sinistra; e, nel centrosinistra, molti nomi del PD come Soru, Bruno e Barracciu, e di SeL come Zedda e Uras) è un accordo di casta e il rischio di morte per molti decenni delle attività dei territori e di migliaia di lavoratori cognitivi professionalizzati.
Indebolimento dei valori pubblici, controllo politico, azioni culturalmente disinvolte sulle parti più remunerative. Si costruisce una società fortemente autoritaria, nella quale i territori sono appendici dei poteri forti e delle loro rappresentanze cristallizzate nella Regione e nello Stato. Eppure, oltre al no di PdCI-FedSin, non mancano i no e i distinguo fra gli stessi gruppi di gestione. Come molti dubbi, anche ai più alti livelli, iniziano a circolare fra le stesse formazioni politiche dei firmatari.

PS La petizione contro la divisione delle statue di Mont’e Prama continua. Ecco il link. Intanto E’ stasta inviata con questa lettera al Ministro Ornagni, al Presidente Cappellacci, all’Assessore Milia e al sindaco di Cabras.

3 Commenti a “Palla al centro”

  1. Angelo Orani scrive:

    La petizione ha calato la sua maschera: dietro il presunto contenuto scientifico (la divisione di un contesto archeologico) una battaglia di squisito sapore politico pure un pò retrò, sotto l’egida di un antiberlusconismo duro a morire e dissotterrato persino per spiegare logiche espositive museali. Tra l’altro uno grossa falla trascina nel più profondo degli abissi marini questa fantasiosa ricostruzione: la proposta della fondazione esiste già dall’era Mongiu ed è stata riportata all’attenzione dell’agenda politica dal PD e da uno sparuto gruppo di riformatori. Siamo sicuri che questo fantomatica armata di centrodestra a voler smantellare il sistema delle tutele, rappresentate dalle soprintendenze, organi tecnici che in tutto il mondo ci invidiano? E che servizio sta facendo il gruppo che periodicamente attacca queste istituzioni dai primi del novecento ad oggi hanno garantito la trasmissione del patrimonio culturale? Avete letto le linee guida sul nuovo PPR? La posizione espressa sembra aprioristica e superficiale. Per partito preso, come molte delle altre posizioni espresse in questo pezzo, che applica schemi con cui leggere il mondo semplicistici e superati.

  2. Marcello Madau scrive:

    Maschere da calare! Intanto di questo articolo rispondo io, anche se diversi dei firmatari si battono per l’unità di Monte Prama da tempo.
    Il ‘presunto contenuto scientifico’ è sostenuto, nei tanti aderenti, da archeologi fra i maggiori e più stimati al mondo.
    L’atteggiamento ideologico (l’accusa di antiberlusconismo) mi pare, anche dai toni che mi rivolge, una questione sua: se i fatti di contesto esposti non sono veri, li contesti. L’attacco alla tutela è stato pesantissimo, soprintendenze e monumenti lo sanno. E se non ho mai lesinato critiche alle posizioni del centro-sinistra atte a indebolire il sistema della tutela (almeno dal ministro Melandri), è incomparabile la forza dell’attacco del centro-destra al governo al sistema ‘delle soprintendenze’ (radici giuridiche nei primi del Novecento, ma si struttura come lo conosciamo dal gennaio del 1975), da noi sempre sostenute, pur non acriticamente.
    La Fondazione: che la proposta esista da prima l’ho detto più volte, indicando i tre disegni di legge (uno a firma Soru). Non capisco perciò il rilievo, che anzi consolida la denuncia del patto ‘bipartisan’.
    Il nuovo PPR. Dalle poche cose scritte (generosamente chiamate linee guida), che penso di poter leggere occupandomi professionalmente di questo, vedo molti problemi di diritto. Nella sostanza una – malferma – derubricazione terminologica delle aree tutelate per legge di per sé allarmante. Dedicherò un’analisi dettagliata alla questione nel prossimo numero.

  3. Red scrive:

    Va davvero apprezzata la serenità e il riconoscimento della Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna. Abbiamo sempre pensato che la differenza, anche aspra, delle idee, laddove sia finalizzata al bene pubblico comune, costituisca un fattore molto positivo. http://www.sardegna.beniculturali.it/index.php?it/261/rassegna-stampa/2580/unalleanza-per-difendere-monte-prama

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