Parchi naturali, miopia e autolesionismo demenziale

19 Agosto 2023

Foresta mediterranea del Sulcis

[Stefano Deliperi]

Il Consiglio regionale della Sardegna sta discutendo in queste settimane il disegno di legge regionale n. 373 “Disposizioni di carattere istituzionale e ordinamentale su varie materie, la consueta legge-contenitore dove Giunta e consiglieri regionali di maggioranza e opposizione cercano di inserire le norme di proprio interesse e dove gli interessi pubblici spesso evaporano senza che gran parte di costoro ne soffrano minimamente.

Fra le proposte già approvate campeggia la bramata riperimetrazione del parco naturale regionale di Gutturu Mannu, oggetto dell’emendamento n. 223 (già presentato nella Commissione consiliare competente) a firma degli on.li Fausto Piga, Annalisa Manca, Ignazio Tatti, Antonio Mundula, Sara Canu, l’intero gruppo di FdI.

E’ la riproposizione della proposta di legge regionale n. 323 del 2022 a suo tempo avanzata dall’allora Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Gianni Lampis, oggi deputato, ovviamente di FdI. 

Hanno ottenuto l’inserimento di un articolo 17 bis nella legge regionale n. 20/2014, istitutiva del parco naturale, per amputarlo di più di 1.500, su richiesta del Comune di Pula.

Infatti, la richiesta nasce proprio dall’Ente locale, che, con deliberazione Consiglio comunale n. 18 del 16 giugno 2020, ha chiesto la riduzione della quota di territorio comunale conferita all’area naturale protetta da 5.654 ettari a 4.013 ettari.

1.551 ettari da sottrarre al regime di salvaguardia ambientale e corretta gestione del territorio che un parco naturale deve conseguire.

Quali sarebbero le motivazioni di questa scelta decisamente anti-ecologica e in prospettiva autolesionistica?

Secondo l’amministrazione comunale di Pula “a seguito di approfondite valutazioni svolte mediante il coinvolgimento di varie categorie di  cittadini, è emerso che l’attuale configurazione del parco limita, oltre ogni normale esigenza di  tutela dell’area protetta, la possibilità di libero transito lungo la strada di accesso e di delimitazione del parco, alle persone che la devono percorrere per effettuare escursioni e passeggiate naturalistiche, raggiungere punti di interesse  e ai tradizionali cercatori e raccoglitori dei prodotti secondari del bosco quali funghi, asparagi selvatici, lumache, cicorie selvatiche, cardi selvatici, more di rovo, bacche di ginepro, muschi e  altre specie vegetali, oltre che ai cacciatori regolari nell’esercizio della caccia”.

Conseguentemente, “gli escursionisti, naturalisti e semplici amanti delle passeggiate, nonché i cercatori di funghi e i cacciatori regolari nell’esercizio della caccia ,  non potranno recarsi nelle aree ove le proprie attività sono consentite, dovendo necessariamente, per poterle raggiungere, attraversare il parco con i propri veicoli e i propri attrezzi notoriamente costituiti da  armi,  munizioni, coltelli e simili, la cui introduzione  all’interno del parco è vietata dalla disciplina che regolamenta l’uso del parco stesso”.

Ma è vero che il transito nella viabilità ricadente nel parco naturale è inibita a fungaioli, raccoglitori di cicoria, more, bacche, financo dei cacciatori?

No.

Il presupposto della richiesta è falso: non è vietato l’accesso a nessuno.

L’art. 5 del regolamento provvisorio di gestione del parco (deliberazione assembleare n. 2 del 17 gennaio 2020) afferma testualmente che “l’accesso al parco è libero”, così come sono consentiti trekking, passeggiate a cavallo e in mountain bike (art. 6), le riprese fotografiche e video (art. 13), la raccolta dei frutti del sottobosco (art. 17) e dei funghi (art. 18).

Sono naturalmente garantiti i diritti di uso civico (art. 8), mentre – com’è ovvio – a titolo d’esempio, sono vietati l’abbandono dei rifiuti (art. 10), il disturbo della quiete e dell’ambiente naturale (art. 16) e la caccia (art. 22).

E proprio nella caccia sta il punto, inconfessato e inconfessabile, della retrograda proposta deliberativa dell’amministrazione comunale pulese.

Infatti, la volontà arrogante e ottusa di amputare una parte importante del parco nasce dalla richiesta formulata da anni e proveniente dal mondo venatorio locale, che vede l’allora assessore comunale ai lavori pubblici (in una giunta a guida Carla Medau, P.D.) Emanuele Farneti, cacciatore ed esponente FdI fra i principali protagonisti. Una petizione con circa 300 aderenti, tradotta il 7 settembre 2016 in “proposta di delibera di iniziativa popolare”, poi approvata con deliberazione Consiglio comunale n. 31 del 29 settembre 2016.

Il parco naturale regionale del Gutturu Mannu, nato con la legge regionale n. 20/2014 e che con fatica inizia a muovere i primi passi dopo una (lunga) fase propedeutica, viene amputato perché lo pretende qualche centinaio di cacciatori.

Eppure le aree naturali protette – oltre alla fondamentale e sacrosanta funzione della salvaguardia ambientale – portano ricadute economico-sociali diffuse sul territorio interessato, soprattutto nelle tante attività collegate al turismo (soggiorno, escursionismo, ristorazione, consumo prodotti locali, ecc.) e nell’ottica dell’ampliamento della stagione turistica all’intero anno.

Il Consiglio regionale della Sardegna non ha avuto un sussulto di decenza e non ha respinto al mittente la folle proposta, svendendo più di millecinquecento ettari di territorio naturale protetto.

Ha, ancora una volta, dimostrato con i fatti di essere supìno alle richieste di interessi squallidamente particolari, in questo caso una parte ben determinata del mondo venatorio.

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

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