Pastores dae tottus sos cuiles
22 Ottobre 2010La lotta dei pastori, che si esprime con forme assai evidenti e di comprensibile durezza, ha elementi molto complessi. La vicenda si presenta con una sua chiara specificità nel devastato mondo del lavoro sardo, nazionale ed internazionale, ovunque in sofferenza ed agitazione: oggi scade, ad esempio, il termine per le manifestazioni di interesse per la Vinyls.
Ma il termine per le manifestazioni di interesse del governo Cappellacci verso il mondo del lavoro sardo è già scaduto, dal giorno dopo della fine della campagna elettorale.
Non vi è dubbio che le ragioni dei pastori siano solide e convincenti, e che la dialettica fra pastori produttori sardi e grandi industriali di latte e formaggio sia uno dei grandi snodi della storia economica e sociale della Sardegna. Dedicheremo ad essa, anche nel prossimo numero, un approfondimento.
Intanto pubblichiamo gli articoli di ieri 21 ottobre e quello di oggi (parzialmente) apparsi su ‘Il Manifesto’ a firma di Pietro Calvisi.
Pietro Calvisi
La pazienza e la crisi dei pastori sardi. «Non ci fermiamo» (Il Manifesto, 21.10.2010)
«La pazienza dei pastori sardi è finita e senza risposte chiare l’occupazione della Regione andrà avanti». Lo ha detto al nostro giornale, il leader del Movimento pastori sardi (Mps), Felice Floris, che da martedì pomeriggio occupa insieme ad altri undici colleghi l’aula della commissione bilancio a Cagliari. Fra gli irriducibili anche due donne: Maria Barca, sorella di un pastore, e Francesca Del Rio, moglie di un allevatore. Fuori dal palazzo alcune centinaia di manifestanti presidiano l’entrata e con slogan e urla cercano di tenere alto il morale degli occupanti. «Gli scontri con le forze dell’ordine dell’altro ieri – ha spiegato Floris – non ci hanno assolutamente intimorito, ma anzi ci siamo ricompattati, poiché la nostra è una protesta giusta». Una delegazione dell’Mps si è recata ieri in visita all’ospedale San Giovanni di Dio (Cagliari) da Roberto Fresi, l’allevatore colpito da un lacrimogeno al volto, che rischia ancora di perdere la vista ad un occhio.
Il passaggio cruciale che ha portato di nuovo i pastori a manifestare per le vie del capoluogo regionale è legato agli impegni presi lo scorso 14 settembre dal Governatore sardo, Ugo Cappellacci, e dall’assessore all’Agricoltura, Andrea Prato. Davanti a diecimila pastori che assediavano la sede della Regione fu assicurato che 11 dei 12 punti della piattaforma presentata dall’Mps erano stati accolti. Oggi a più di un mese da quelle promesse i pastori dicono che «poco è stato fatto».
La crisi del settore ovi-caprino è arrivata al culmine questa estate, dopo una stagione in cui gli allevatori hanno visto crollare il prezzo del latte ai minimi storici: 60 centesimi di euro a litro. Da alcuni studi presentati e resi pubblici nei mesi scorsi dall’Mps, produrre un litro di latte costa fra gli 80 centesimi e 1 euro. Circa l’80% della produzione sarda viene trasformata in pecorino romano, che viene venduto soprattutto nel mercato nord americano. Con il collasso dell’economia statunitense le esportazioni sono crollate. Circa 280mila quintali di prodotto sono rimasti in giacenza nella cantine degli industriali nostrani e a pagarne le conseguenze sono stati soprattutto i pastori. I quali non ci stanno più a fare la Cenerentola degli allevatori nazionali che, a detta dell’Mps, hanno avuto diverse sovvenzioni da parte del governo. «Oltre 200milioni di euro – ha sempre detto Floris – sono stati destinati a sostenere, direttamente o indirettamente, produzioni come il Parmigiano reggiano o il Grana padano». La protesta dei pastori sardi conserva inoltre una specificità: per la prima volta non ci sono i sindacati di categoria che guidano le agitazioni. La Coldiretti in testa, ma anche le altre associazioni, vengono accusate dagli allevatori di «non rappresentare più il mondo delle campagne» e di essere «conniventi con i palazzi del potere». Una «burocrazia lontana da chi lavora» che è scesa in piazza solo quando l’Mps ha cercato di guidare in solitaria le dimostrazioni.
La crisi ha colpito oltre 17mila aziende isolane, che danno da lavorare a quasi 50mila persone. Dagli incontri di ieri a Roma fra il ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, e Cappellacci pare che la regione Sardegna metterà a disposizione 12 milioni di euro, mentre il dicastero di via XX settembre ne ha già stanziato 14. Questi soldi serviranno per svuotare i depositi di formaggio, che verrà distribuito agli indigenti, permettendo al prezzo del latte di risalire.
Occupazione a oltranza dell’aula regionale. (Il Manifesto, 22.10.2010)
L’occupazione dell’aula della commissione bilancio, nella sede della regione Sardegna, va avanti congiuntamente con il presidio di centinaia di allevatori, che ancora sostano fuori dal palazzo in via Roma a Cagliari. I dodici irriducibili dell’Mps (…)
Potete leggere la versione completa di quest’ultimo articolo nel numero del Manifesto oggi in edicola, o accedervi mediante il sito web (ricordiamo che il prezzo speciale dell’abbonamento web annuale a ‘Il Manifesto’ per la Sardegna è di 70 euro).