Per un 2021 in cui si sviluppi la Società della Cura
1 Gennaio 2021[Moreno Biagioni]
Quest’anno, a chiusura di un 2020 tremendo, non è tempo di scambiarsi i tradizionali auguri festosi: è piuttosto urgente, invece, l’assunzione di impegni collettivi, da parte di tutti/e, ed individuali, ad opera di ciascuno/a di noi, per uscire, in maniera nuova, con profondi cambiamenti di rotta, da condizioni drammatiche, di estrema difficoltà.
In una situazione di grande disgregazione come l’attuale sono da apprezzare e sostenere i tentativi di ricomporre i frammenti vitali, che pure esistono e continuano ad operare, anche se quasi sempre con modalità auto-referenziali.
In ambito nazionale risulta di grande interesse il progetto della Società della Cura, che non vuole essere un nuovo soggetto politico, ma si propone proprio di ricollegare fra loro gli interventi territoriali – condotti con spirito di solidarietà e tenendo conto delle necessità collettive – per la salute, per l’istruzione, per l’ambiente, per il lavoro.
Si basa sul proposito semplice – di quella semplicità facile a dirsi, ma difficile ad attuarsi – di sostituire all’idea del profitto da perseguire ad ogni costo, secondo la vulgata più diffusa, quella della cura – per le altre persone, per ciò che ci circonda, per il futuro di tutte/i noi, per una convivenza civile e pacifica, senza razzismo, sessismo, forme varie di intolleranza e discriminazione -, da assumere come linea-guida per i nostri comportamenti, per lo sviluppo di iniziative, vertenze, movimenti, per unificare quanto si muove nei territori (naturalmente in senso progressivo, partendo dal presupposto “restiamo umani” e avendo sempre ben presenti come obiettivi la giustizia sociale, i beni comuni, l’uguaglianza).
Si tratta di un cammino, difficoltoso ed irto di ostacoli, volto a ricostruire una politica efficace, attenta alle esigenze delle persone, una politica che assomigli il più possibile a quella che serve per uscire insieme dai problemi, come si afferma in “Lettera a una professoressa”, dove la si contrappone nettamente, questa politica del “noi” e del “I care”, all’egoismo individuale che mette in concorrenza gli uni con gli altri. Un cammino che passa prima di tutto attraverso i tentativi di ricomposizione unitaria delle diverse realtà di società civile attiva, come, appunto la Società della Cura, e che è tanto più necessario di fronte alla grave situazione dovuta alla pandemia.
Nella foto: manifestazione della ree sarda della Società della Cura