Quando Cagliari era capitale
15 Giugno 2007Francesco Cocco
Nel Secondo dopoguerra muta profondamente il dna della borghesia cagliaritana. Sbaglieremmo a pensare semplicisticamente che il degrado della classe economica e politica cagliaritana cambi per un fatto meramente di ordine politico e culturale.Certo c’è anche questo, ma soprattutto agisce il nascere della grande industria che azzera lentamente i possibili e talvolta floridi mercati regionali.
Le nuove strutture produttive appartengono a poteri pubblici o a soggetti privati forti ( Rovelli, Moratti, Eni tanto per citarne alcuni) che sono estranei alla città e introducono elementi di dominio esterno e quindi di oggettivo corrompimento. Si pensi a quanto a suo tempo agì in negativo sulle istituzioni autonomistiche la presenza nel panorama sardo di Nino Rovelli. L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna erano sotto il suo diretto controllo.
Tutto questo non faceva che accentuare la crisi della città in atto dalla metà degli anni Quaranta. Una crisi collegata alla perdita del vecchio ruolo. Quando poi la città divenne il capoluogo amministrativo della regione, questo fatto finì per accentuare l’avversione verso un capoluogo decentrato rispetto al territorio e nuova sede di un potere sempre più costruito con logiche centralistiche. L’autonomismo centralistico su cui è andato modellandosi l’apparato amministrativo regionale.
Cagliari era uscita dalla seconda guerra distrutta non solo nel tessuto edilizio ma in quel ruolo di guida della Sardegna che aveva continuato ad esercitare sino alla vigilia della guerra. E’ significativo che nell’agosto del ’43 sulle pagine del quotidiano sassarese L’Isola, l’avvocato Giuseppe Musio, autorevole esponente del Psi, e soprattutto futuro direttore dell’Unione Sarda dal marzo del ’44 su incarico dei partiti antifascisti, lanciasse la proposta di trasferire a Sassari il capoluogo dell’Isola. La distruzione della città era tale da dare l’impressione di non potersi risollevare in tempi rapidi. Di fatto l’articolo di Musio ebbe una funzione d’incitamento alla ricostruzione e così nel febbraio del 44 il generale Pinna, nominato alto commissario per la Sardegna, fissò a Cagliari la sede del suo ufficio.
Non dobbiamo però nasconderci che ciò che allora salvò il ruolo di Cagliari capitale fu soprattutto il grande sacrificio dei suoi abitanti durante la guerra. Il sacrificio delle migliaia di morti e dell’intera popolazione che dovette evacuare la città e subire la fame e gli stenti conseguenti allo sfollamento. Sfollamento che però fu anche occasione per rinsaldare un nuovo rapporto con le popolazioni dell’Isola.
Negli anni immediatamente successivi alla guerra, si sviluppò nella Consulta regionale un appassionato dibattito su quale città dovesse essere il nuovo capoluogo della Regione. Riporto qualcuno degli interventi più significativi. Nella seduta del 9 gennaio ’47 (la città stava risorgendo dalle macerie) il consultore sassarese Giovanni Scano: “…..non è vero che noi di Sassari abbiamo paura che Cagliari possa diventare la capitale dell’isola. Onestamente riconosciamo che Cagliari, anche per ragioni storiche dev’essere la capitale della Regione. Noi vogliamo che essa sia sempre la capitale perché ci sono delle ragioni alle quali non ci si può opporre. Noi siamo per Cagliari perché rimanga qual è effettivamente, la città più grande, più moderna, più bella; e non dimentichiamo che è stata la più martoriata della nostra regione”.
Nel marzo ’47, il consultore Nino Campus (bossiano ante-litteram) disse :” …..in Sardegna abbiamo due mondi economici e geografici diversi. Passando nella strada da Cagliari a Sassari, non vi siete accorti come tutto, anche il clima, abbia dei segni di distinzione….. Anche nel campo spirituale, tradizionalmente, non vi è stata questa unità spirituale che oggi si vorrebbe tirare fuori….”. Oggi si parla molto di frequente di “Cagliari capitale”. Qualcuno con molta fantasia ma poco senso della realtà lancia lo slogan “Cagliari capitale del Mediterraneo”.Qualche altro, prendendo atto che nel Mediterraneo ci sono capitali vere ed altre in grado di esercitare un tale ruolo, parla di “una delle tante capitali” del Mediterraneo. Credo occorra fare un po’ d’ordine termilogico e quindi concettuale. Occorre preliminarmente chiedersi: il fatto di essere oggi il capoluogo della Regione fa di Cagliari una capitale? La risposta mi pare debba essere negativa. Anche perché il termine capitale va assumendo significati non identificabili col ruolo puramente politico-amministrativo ma piuttosto con funzioni egemoni che possono essere esercitate in uno o più settori. Certamente Roma è capitale d’Italia sul piano politico-amministrativo. Ma diciamo, e correttamente, che Milano è la capitale finanziaria. Quest’anno Genova è, per atto formale della Ue, capitale culturale d’Europa. Quindi la parola capitale non è termine univoco.
Tanti altri esempi potrebbero essere richiamati, ma ora quel che ci interessa è se possiamo correttamente parlare di Cagliari capitale. Soprattutto se possiamo pensare ad un ruolo di Cagliari in cui essa è chiamata ad esercitare funzioni che riguardano innanzitutto il territorio regionale e sanno andare oltre la dimensione regionale. Se dovessimo verificare che manca questa capacità di andare oltre tale dimensione regionale, di farsi ponte tra interessi europei ed interessi nord-africani, avrebbe ragione chi in passato ha proposto di istituire una sorta di capoluogo regionale ad Abbasanta, o una sorta di capitale itinerante di cui qualcuno parlò nel 1989 in occasione del nuovo regolamento del Consiglio regionale. Se dovessimo guardare solo al nostro retroterra, che è l’Europa, magari a quell’altra regione europea transfrontaliera che è la Corsica, onestamente dovremmo pensare a soluzioni diverse da Cagliari.
Essere capitali (uso il termine in quell’ampia accezione alla quale facevo riferimento) vuol dire esercitare un ruolo che sappia guardare oltre i propri orizzonti territoriali. Credo che Cagliari possa essere una capitale nel Mediterraneo ( e sottolineo “una capitale”) se saprà esercitare funzioni che vanno oltre i propri confini. Se saprà guardare davanti a sé.
Sullo stesso argomento l’autore ha scritto:
Cagliari. Oltre l’internazionalismo di maniera
Un nuovo ruolo per Cagliari
3 Ottobre 2018 alle 09:41
mi dispiace tanto che la scuola ha dimenticato la VERA STORIA della NOSTRA ITALIA ma soppratutto della NOSTRA SARDEGNA.
E senzaltro una cosa voluta, perchè se si considera che dalla Nostra isola sono nati grandi figure come presidenti della repubblica ed altri statisti,questi non hanno fatto niente di niente per poter fare emergere LA VERITA’ sulla storia che si e NASCOSTA. A MIO AVVISO VOLUTA.
E ARRIVATA L’ORA DI RIPRENDERSI QUEL POCO CHE E’ RIMASTO.
GRAZIE