Perché dobbiamo resistere al mondo grande e terribile
9 Marzo 2024Murale di Laika a Roma per Ilaria Salis
[Graziano Pintori]
Ci sono dei dati che dimostrano un certo parallelismo tra l’aumento delle vittime causate da conflitti militari e il forte concentramento della ricchezza, che a sua volta si riflette sui sistemi politici delle democrazie capitaliste che governano gli Stati.
Riflessi che si palesano negativamente nel sistema dell’Europa Unita, i quali mettono in risalto che questo continente non è più la culla della civiltà ma luogo in cui traspare una profonda crisi politica, sociale, morale con l’evidente incapacità di porre fine alle guerre fratricide, alle povertà diffuse e alla garanzia dei diritti. Infatti, il proliferare delle democrazie illiberali e autoritarie in Europa lo dimostra ampiamente. In altre parole, stiamo precipitando in un sistema in cui il capitalismo sta mostrando l’aspetto più disumano e feroce.
Perciò voglio ribadire che questo incontro è stato organizzato perché non dobbiamo stancarci di manifestare contro l’emergenza politica e sociale, che si materializza con inquietanti segnali nei confronti dell’agibilità democratica e dei diritti in generale anche nel nostro paese. Infatti, avvertiamo l’aggressività politica e verbale che la destra e il governo manifestano contro gli oppositori e il dissenso in generale. Noi però siamo qui perché non abbiamo timore alcuno di essere ciò che siamo: antifascisti, democratici, liberi e strenui difensori della Carta costituzionale.
Intanto lasciatemi esprimere la mia vicinanza, la nostra vicinanza ai familiari delle cinque vittime di Firenze, schiacciate dalle macerie causate dal cedimento di un pilastro di ferro cemento, mentre eseguivano lavori per la costruzione dell’ennesimo super mercato. Le vittime sono un italiano e quattro di origini marocchine, sarebbe bene precisare che queste vittime, come quelle che contiamo quotidianamente nel libro delle morti sul lavoro, sono le vittime del subappalto, o del massimo profitto che si nutre di lavoro nero, di sfruttamento e della carne e del sangue dei lavoratori, come un’insaziabile idrovora umana.
Da qui, inoltre, non può mancare la solidarietà per gli adolescenti delle scuole superiori di Pisa, che nei giorni scorsi hanno subito, ingiustamente, le manganellate della polizia. Giovani democratici che manifestavano per la pace e per i diritti del popolo palestinese hanno subito a più riprese le cariche della polizia, senza un giustificato motivo se non quello di essere giovani, uniti e sodali con il martoriato popolo palestinese. Se dovessi dare una spiegazione a questo gratuito, quanto inutile pestaggio, penserei al manganello usato come strumento pedagogico, utile per far capire ai giovani che dissentire contro il potere in modo così aperto e spontaneo è e potrebbe essere pericoloso. Quindi, il manganello per intimorire e per educare i giovani al signorsì, tenendo la testa bassa. Di questo brutto episodio il governo Meloni dovrà dare le sue spiegazioni; dovrà prendere atto delle responsabilità dei vertici locali della polizia di stato e agire di conseguenza. In caso contrario la manifestazione di stasera assumerebbe un significato politicamente ancora più pregnante, perché lo esige l’antifascismo con tutta la sua attualità.
Cioè quell’antifascismo che si pone di traverso rispetto alle derive illiberali, antidemocratiche e parafasciste. L’Ungheria, sapete bene, non è distante da qui, è quella Nazione che imprigiona, con i ceppi ai piedi, una giovane militante antifascista italiana per una supposta aggressione a danno di un nazista, che partecipava a un raduno di croci uncinate. La giovane si chiama Ilaria Salis, da oltre un anno (11 febbraio 2023) è detenuta, in regime di carcere duro, a Budapest ed è ancora in attesa di giudizio, rischia una condanna fino a 11 anni di carcere. Una pena sproporzionata rispetto alla presunta colpevolezza del reato di cui è imputata. Chiediamo che la militante antifascista sia liberata al più presto, oppure, in alternativa, che sia sottoposta agli arresti domiciliari in Italia. Diciamo ai giovani studenti pisani di avere coraggio, e difendere sempre la libera circolazione delle idee, la propria libertà compresa quella di manifestare. Perciò, quella di stasera vuole essere un contributo per evitare ai giovani un futuro repressivo, illiberale, antidemocratico e razzista, simile a quello che vige nella società ungherese.
Stasera non possiamo non pensare anche al popolo palestinese, ormai ridotto allo stremo perché privato di cibo, di acqua potabile, di medicinali e sottoposto da oltre quattro mesi a una martellante guerra da parte dell’esercito israeliano. Un supplizio deciso e voluto dallo stato parafascista di Israele, che dal 7 ottobre 2023 non cerca la giustizia per quanto subito da Hamas, ma consuma, palesemente, con fredda determinazione la sua vendetta, con l’uso indiscriminato dei bombardamenti aerei e i blindati contro la popolazione inerte di Gaza. Solidarietà, quindi, a questo popolo senza armi, perché le oltre trenta mila vittime sono il risultato di una guerra unilaterale, le cui vittime sono soprattutto bambini e giovani non ancora in età adulta. A Gaza, come tutti ben sappiamo, sono state distrutte con le bombe e i carri armati case, scuole, asili, ospedali, infrastrutture economiche, strade.
Come pure non sono risparmiati dall’aggressione bellicista centri di cura allestiti dai medici senza frontiere e altri centri di raccolta allestiti da ONG internazionali, lo scopo di questo inferno è quello di costringere oltre un milione e mezzo di palestinesi a intraprendere un tragico esodo verso il deserto egiziano. Sotto gli occhi del mondo, sotto i nostri occhi, si sta consumando giorno dopo giorno lo sterminio di un popolo, ovverosia un eccidio che non è azzardato definire come un nuovo genocidio. Dico questo affermando che non sono un esponente o simpatizzante di Hamas, che non sono contro gli ebrei, l’ebraismo e la tragica storia che ha subito per mano dei nazisti. Non posso, però, non dire che è necessario fermare la violenza inumana che subiscono i palestinesi da parte dell’esercito israeliano.
Dal mio punto di vista è necessario isolare Israele dal resto del mondo, per costringere questa dittatura militare a porre fine alle violenze contro il popolo palestinese, cui continuano a negare il diritto alla propria terra e a riconoscersi in uno Stato come popolo libero.