Perché la solidarietà è una necessità

16 Marzo 2020
[Antonio Muscas]

Dice sempre un mio carissimo amico che quando il livello dell’acqua si abbassa allora si scopre chi è entrato a farsi il bagno senza costume. E devo dire che in questa, spero breve, epoca di virus corona, di sederi scoperti ne stanno venendo fuori parecchi.

In ambito Lega, poi, è decisamente un disastro, a cominciare da Salvini, che continua a invocarsi ai santi, per passare a Zaia e i cinesi presunti mangiatori di topi vivi, fino a Fontana, manco capace di indossare bene la mascherina. E, ove non bastassero le preghiere, gli amici del carroccio invocano l’aiuto di medici e infermieri degli oramai ex odiati e ora amati Paesi socialisti: Cina, Venezuela e Cuba, col “Compagno” Zaia che in conferenza stampa arriva addirittura ad affermare che “Bisogna chiudere i negozi e i centri commerciali la domenica” perché “d’altronde siamo nati con i negozi chiusi la domenica”.

E in Sardegna non ce la passiamo sicuramente meglio: abbiamo il nostro presidente Solinas che evidentemente in difficoltà con le questioni terrene, invoca anche lui “insieme all’intercessione di Sant’Antioco e della Madonna di Bonaria, patroni massimi della Sardegna, l’aiuto straordinario del nostro amato Martire Efisio“. E a seguire il sindaco di Cagliari, Truzzu, conscio probabilmente del positivo risultato sortito da Solinas, senza perdersi minimamente d’animo, si è aggiunto alla lista dei devoti di Sant’Efisio. Ma limitatamente al “popolo cagliaritano”. D’altronde, il santo è uno e i sardi son tanti: ognuno si affidi al patrono di casa sua.

In questa situazione che oscilla tra il ridicolo e il tragico, a tenere a galla la nave che affonda sono rimasti gli “eroi”, come ci piace chiamare in gergo militaresco le innumerevoli persone – spesso volontari e precari mal pagati, derisi in tempo di “pace”, con pochi strumenti a disposizione, sovraccarichi di lavoro e sottodimensionati come organico – che senza risparmiarsi arrivano persino a dare la propria vita, mentre presidenti e i sindaci di dubbio spessore e profilo morale, nel nostro paese laico passano il loro tempo a pubblicare video, scrivere idiozie e cercare di sostituirsi alla Chiesa.

Stavolta però, quando arriverà il momento avremo il dovere di ricordare chi ha detto che cosa, chi ha fatto cosa.

Degli stupidi attacchi privi di qualunque contenuto della destra contro il Governo in comprensibile difficoltà, al solo scopo di acchiappare consensi. Dell’inconsistenza del nostro presidente della Sardegna e del sindaco di Cagliari. Delle disastrose politiche neoliberiste, dei tagli alla sanità, all’istruzione e ai servizi pubblici in generale avvenuti nel corso degli ultimi decenni; della devastante riforma sanitaria in Sardegna a opera del governo Piagliaru nella persona dell’assessore Arru. Della vergognosa situazione delle carceri in Italia, con la conseguente e legittima rivolta avvenuta pochi giorni fa, frutto di una insensata e incomprensibile politica repressiva, con tanto di numerose morti dei cui numeri reali e cause sembra non interessare nessuno. Della situazione dei milioni di profughi in giro per il mondo e quelli a cui viene impedito l’accesso in UE.

Se c’è una cosa positiva di questo virus è che ha messo allo scoperto tutte le falle della nostra società e dei modelli dominanti. Se c’è una cosa che è oramai chiara anche a chi non vuole vederlo e che senza solidarietà e collaborazione a tutti i livelli, il virus non si potrà debellare.

Servono servizi sanitari pubblici adeguati, forti e ben strutturati, serve personale preparato, ben organizzato e in numero sufficiente. Serve perciò una scuola pubblica che permetta ad un numero idoneo di persone di formarsi e dare il proprio utile contributo alla comunità quando necessario. Serve una valida collaborazione tra governi, l’accesso all’istruzione e alla sanità a tutti, in particolare ai cittadini dei paesi poveri.

Perché è chiaro che sarà perfettamente inutile debellare il virus solo nei paesi ricchi. Infatti, una volta che si sarà diffuso senza controllo in quelli poveri, inevitabilmente rientrerà da noi con conseguenze disastrose. Una volta che colpirà i profughi costretti nei campi turchi o nel carcere a cielo aperto palestinese, inevitabilmente tornerà indietro con gli interessi.

Appare inoltre chiaro che per quanti F35 potremo comprare, per quanti militari potremo schierare lungo i nostri confini o in quelli dell’UE, nessun proiettile o missile si potrà rivelare efficace nella “guerra” contro il “nemico” virus.

La solidarietà, diritti, accesso ai servizi perciò non sono un illusorio ideale, sono una necessità, l’unica risposta (l’unica “arma”, se preferite) efficace per un problema che non conosce muri o confini geografici, e se ne frega del libero mercato, delle borse e della competizione.

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