Percorsi di resistenza
16 Marzo 2018[Davide Pinna]
Il contributo di Davide Pinna, militante del Collettivo Furia Rossa di Oristano sul percorso politico dell’assemblea del 18 marzo di Caminera Noa a Bauladu.
In uno scenario politico e sociale difficile, quasi ostile, si potrebbe dire, rispetto alle proposte di un percorso di sinistra e per l’autodeterminazione dei sardi, è evidente che sa Caminera Noa deve muoversi con spregiudicatezza per costruire il prosieguo del proprio percorso. Il primo elemento che va tenuto in considerazione è lo spostamento verso destra del sentimento politico dei sardi. Questo lo dico perché ritengo che il peso della frattura destra-sinistra sia ancora, al di là della percezione popolare, l’elemento fondamentale su cui si sviluppa la politica in Europa. Ciò implica che – benché sia possibilissima (addirittura probabile a mio parere) l’affermazione di movimenti sardocentrici di impostazione reazionaria e/o liberista o di impostazione vagamente progressista, ma privi di un’analisi politica concreta di rottura con il sistema vigente1 – lo spazio per un sardocentrismo di sinistra va ricavato con le unghie. E la questione di fondo, in questo spostamento a destra, sta probabilmente nell’incapacità della Sinistra di fornire risposte adeguate alle preoccupazioni che pervadono le società occidentali in questi tempi. Viviamo, con un trascurabile ritardo di qualche lustro rispetto all’avvento del terzo millennio, in un clima millenaristico: se l’uomo dell’Ottocento era convinto che il progresso era inarrestabile, se l’uomo del Novecento sapeva che – sconfitta l’ideologia mortifera del nazifascismo – il mondo si sarebbe orientato verso una società in crescita perenne – attraverso il libero mercato o attraverso la pianificazione socialista – , noi non abbiamo la più pallida idea di cosa ci attenda nei prossimi cinque anni e l’ottimismo non è sicuramente il segno di questi tempi. Questa situazione si configura come una sorta di imbuto, in cui vorticosamente sprofondano i pezzi marginali della società. Ovviamente, man mano che il contenuto dell’imbuto si scarica, nuove componenti si marginalizzano, prendendo il posto di chi c’era prima. Migranti, poveri, giovani che per carenza di status dei genitori non riescono a immettersi in posizione favorevole nel mercato del lavoro, anziani che restano esclusi dalle reti di welfare formali e informali, adulti che perdono il lavoro o si separano, lavoratori che vedono il loro potere contrattuale in caduta libera etc. Ora, che risposte possiamo dare a queste necessità ed esigenze? Il dibattito teorico, seppur esistente, è ben lontano da giungere a una conclusione. Una spinta fondamentale arriverà dalla riflessione sulle pratiche che metteremo in campo. Senza l’esperienza di quelle pratiche però, non è possbile alcuna riflessione. E allora in questo momento Caminera Noa, per come si sta costituendo, rappresenta un punto di partenza corretto, perché è e vuole essere un’aggregazione di percorsi di lotta, quindi di pratiche di resistenza, base di ogni eventuale elaborazione teorica futura. Tuttavia ritengo che dal 18 marzo vada fatto un passo in avanti in direzione di una maggiore strutturazione del progetto, perché senza struttura e senza organizzazione (e quindi senza risorse umane, cognitive e, purtroppo, economiche) è difficile rendere queste pratiche resistenziali pervasive. Perciò auspico che si punti decisamente verso la ramificazione territoriale del progetto, prendendo ad esempio le buone pratiche che conosciamo, puntando sul mutualismo e sulla creazione di reti sociali. E che questa ramificazione avvenga in maniera stabile, attraverso la creazione di coordinamenti locali che, in prospettiva, si dotino di una sede e delle risorse necessarie all’avvio di progetti di mutuo soccorso. Parallelo a questo ci deve essere un discorso politico pervasivo, qualcuno che in ogni territorio – e a livello sardo – su preciso mandato dell’Assemblea e facendo riferimento ai documenti costitutivi di Caminera, prenda parola su ogni elemento del dibattito politico che ci riguarda. Dei portavoce de sa Caminera, in grado di portare la nostra voce all’attenzione dei media e di chi non riusciamo a raggiungere sul territorio. Mi riservo di presentare, nei prossimi giorni e poi all’assemblea del 18 marzo, una proposta strutturata di organizzazione su questi due piani.
1Il sogno di un capitalismo, questo capitalismo per giunta, dal volto umano insomma.