Politica e rappresentanza
22 Febbraio 2014Silvana Bartoli
Ritengo che l’uso del termine “politica”, per parlare dei comportamenti e delle parole di coloro che dovrebbero rappresentarci, sia del tutto fuori luogo. POLITICA è la gestione della polis, della collettività, attività sociale rivolta al bene pubblico; mi pare invece che coloro che stanno nei parlamenti e nei governi (nazionale, regionale, provinciale, comunale) abbiano perso completamente di vista il senso della parola. Li/le vediamo giorno dopo giorno passare da una televisione all’altra per dire cosa “bisognerebbe fare per il bene del paese” mentre è del tutto evidente che pensano solo a riempire il tempo per continuare a portarsi a casa stipendi esagerati e ingiustificati.
Non cambierà nulla con la sostituzione di Renzi a Letta, l’Italia continuerà a franare, in tutti i sensi, se non cambia il comportamento di coloro che dovrebbero governare, e può cambiare solo se si torna al senso della parola “politica”: un periodo di servizio, mai più lungo di dieci anni, uno stipendio proporzionato agli stipendi medi. Dopo dieci anni si torna al proprio lavoro, altrimenti continueremo ad avere persone disposte a tutto per mantenere quegli stipendi esagerati e per garantirseli il più a lungo possibile.
La lista Tsipras è indubbiamente interessante ma se non si vincola a questi due cambiamenti fattibili da subito, basta un decreto, finirà per invischiata dal virus che ha attaccato il palazzo.
In Sardegna si vota adesso e in Europa a maggio: evitiamo che, ancora una volta, sia soltanto un cambio di attori mentre la scena e il copione restano identici.
Si voterà anche in Piemonte: Cota e i suoi amici restituiranno gli stipendi e i rimborsi che hanno dolosamente intascato?
Il debito pubblico italiano dipende più dalla corruzione che dallo stato sociale, lo ha certificato anche l’Unione Europea.