Pomata Obama

1 Febbraio 2009

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Raffaello Ugo

Dopo otto anni anche gli americani si sono accorti che avevano messo in mano il loro destino e quello del resto del mondo a un inetto guerrafondaio manovrato da una banda di criminali di guerra. Adesso con Obama si volta finalmente pagina. Restano solo un paio di cosette da sistemare e poi si può gagliardamente riprendere la corsa tutti insieme verso un futuro radioso. Ci sarebbero, per esempio, da reimpiantare tutte le unghie strappate ai prigionieri sotto tortura. E’ stata costituita allo scopo una squadra speciale di tricologi. Un problema già individuato potrebbe essere la difficoltà ad attribuire ogni unghia al legittimo proprietario. Ci vorrà un po’ di pazienza, le domande sono già diverse migliaia e verranno evase in base all’ordine con cui arrivano. C’è poi la questione del gasdotto afghano, quello dell’Unocal. Si tratta di ritirare tutti i tubi e risistemare un po’ la vegetazione là dove sono stati fatti danni. Un equipe di giardinieri si trasferirà dal giardino della Casa Bianca alle steppe afghane con zappette e pompe per l’acqua ma non è detto, comunque, che rose e ciclamini attecchiscano subito. Ci sarà da lavorare. I tubi recuperati dovrebbero poi essere accatastati nel ranch della famiglia Bush giù in Texas. Laura aveva inizialmente qualche riserva. Quando però qualcuno ha accennato all’incidente della Harken Energy si è improvvisamente ricordata di avere da qualche parte dietro casa alcune centinaia di ettari di terreno adatti allo scopo. C’è poi naturalmente la questione ambientale. Obama ha ben presente la sfida. Oltre a installare molti pannelli solari sulle casette americane e sistemare qualche pala eolica, ci sarebbero anche da decontaminare alcuni terreni su cui sono state abbandonate alcune migliaia di tonnellate di scorie statunitensi sotto forma di polvere fine. La localizzazione dei terreni dovrebbe grosso modo riguardare il territorio della ex-Yugoslavia, in particolare nella zona del Kosovo, buona parte dell’Afghanistan e tutto l’Iraq. Con dei rastrelli estremamente sottili, centinaia di migliaia di soldati americani verrebbero trasferiti a ritirare la parte superficiale del terreno che in sacchettini stagni verrebbe poi rispedita in patria. Ci sarebbe poi da definire la questione della proprietà del petrolio iracheno e del gas afghano. Secondo una tradizione giuridica abbastanza consolidata il petrolio e il gas apparterrebbero a chi ci vive sopra ossia iracheni e afghani. Alcuni avvocati texani sostengono però tesi diverse. Il dibattito è aperto. Per quanto riguarda i morti, i mutilati, quelli usciti di senno e i contaminati delle guerre di George W. Bush si pensa ad un calcolo forfettario per semplificare le procedure che dovrebbero portare lui, Dick Cheney, Carl Rove, Donald Rumsfeld, Condoleeza Rice e Paul Wolfowitz a una rapida incriminazione e a una condanna a un centinaio di ergastoli cadauno. Già si intravede la mitica città sulla collina tornare a splendere luminosa. Durante l’osservazione del fenomeno, per evitare dolorose scottature, è tuttavia consigliata una pomata con un fattore di protezione adeguato.

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