Pugni chiusi
9 Settembre 2011Antonello Zanda
Pubblichiamo il comunicato stampa firmato da Antonello Zanda, direttore della Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari sul documentario della battaglia degli operai della Vinyls, che ha vinto il premio speciale ‘sezione Controcampo italiano” nel Festival del Cinema di Venezia. E’ una splendida notizia, che premia certamente chi ha costruito il documentario e soprattutto chi ha dato il soggetto: gli operai della torre aragonese e dell’isola dei Cassintegrati, compagne, compagni e centinaia di cittadini che hanno appoggiato e seguito la battaglia.
E’ anche la conferma del ritorno della denuncia sociale e politica, del cinema militante. Accanto a Pugni chiusi vi è l’orrore indimenticabile dei fatti di Genova, le storie dedicate alle lotte individuali e alle rivolte degli emigrati.
Pugni chiusi che dovranno rimanere tali almeno sino alla conquista dei posti di lavoro, al mantenimento di un diritto che non è economico ma naturale: quello dell’esistenza.
Nelle ultime ore sono emerse nuove proposte. La speranza però non dovrà cedere il posto alla dabbenaggine, perché su questi operai c’è stata per troppo tempo la violenza irresponsabile di speculazioni e false promesse da parte di industriali, governo nazionale e governo regionale per poterne sopportare un’altra.
Noi abbiamo sempre auspicato un nuovo modello di economia basata sull’ambiente e il rispetto del territorio, chiarendo che il passaggio doveva avvenire senza rinunciare neppure ad un solo posto di lavoro. Ma su Porto Torres, attorno a questa legittima aspettativa ed obiettivo sembrano addensarsi nuove speculazioni e speculatori, molto potenti, che usano la parola ambiente per rimodulare utili e profitti, e mandare a casa operai. Vi è perciò da vigilare affinchè non si passi dalla ‘chimica al verde’ al ‘sole che irride’. Il compito che attende operai e sindacato è gravoso. Rinnoviamo gli auguri per la vittoria di Venezia, e ci auguriamo che sulla vicenda Vinyls non siano necessari altri film di denuncia. (Manifesto Sardo).
13 Settembre 2011 alle 11:52
Cred’io ch’ei credette ch’io credesse
vedere Primo predicare invano
inaudito como profeta se ne stesse
ante il tribunal di Mediolano.
Cred’io ch’ei credette ch’io credesse
che il nostro Silvio d’onestà vestuto
più che rubare utilizzasse il desse
d’altri diverso serventi l’Istituto
a loro pari violar lo statuto,
venuto in terra a miracol mostrare.
Nel mentre il ciel si riempie di tosco
specie in settembre ch’è tempo di migrare
rondini lasciano il nido per il bosco
costrette dal rigore a sopportare
ricchezza nulla povertate tanta
l’aere mutante in un perenne fosco
pane fuggente come ladro la banca
il tratto più gentil di nero losco.
Al teatro dei politici italiani
attacca la manovra della manca
sostiene il prence che saremo sani
ma giocar dobbiam su pelle stanca
come se non bastasse quanto fatto
nessun dì lieto nostra vita imbianca.
Serenitate e lavoro à morte ratto
molentes giranti l’altrui stanca.
Quel che fomenta l’oppression del cuore
mente alienata dall’inviso tratto
è questa agonia a tutte l’ore
peste avanzante di fame a contatto
atro fantasma nostra vita offende
e indegnitate dignità calpesta.
Civil pratica qui non si fa rende
se non a chi tiene mano lesta.
E a esser furbo chi può se l’apprende
solo merìto che può dar salvezza
nel tempo dei mendaci e dei furfanti
i patti infrange del denar contezza.. in http://www.natalinopiras.it
Ciao Antonello