Quale autonomia? Nelle vaccinazioni!
10 Maggio 2021[Ottavio Olita]
I provvedimenti ‘italiani’ per le vaccinazioni dicono una cosa? La Sardegna ne fa un’altra. Per migliorare? No. Per incasinare. Affermazione da prevenuto, non avvalorata da fatti? Tutt’altro. Ecco quel che continua ad accadere, ormai dal 27 dicembre dell’anno scorso.
Cominciamo dal presente. Il commissario straordinario, il generale Figliuolo, dall’alto dell’autorità conferitagli anche dalla penna bianca che inalbera orgoglioso sul cappello da alpino, dispone che da oggi anche gli ultracinquantenni potranno prenotarsi. Tutti? No, dice Temussi, commissario sardo dell’Ats. Dobbiamo dare la precedenza a fragili e fragilissimi. Gesto dettato da sensibilità e solidarietà? No, dalla coscienza dei disastri fin qui commessi proprio a danno di quelle categorie che, sempre secondo disposizioni commissariali nazionali non rispettate, avrebbero dovuto avere la precedenza sugli altri. Non ci sono solo le denunce quotidiane degli esclusi a dimostrare questa situazione inaccettabile, ci sono le date dei provvedimenti presi dalla Regione con le loro conseguenze.
Il 27 dicembre dell’anno scorso si partì con gli ultraottantenni. Siamo in maggio e non è stato ancora completato il ciclo di vaccinazioni relativo a quei cittadini. Dei fragili e fragilissimi i parlò solo con annunci successivi finché, finalmente, ma soltanto il 22 aprile, si materializzò un’ordinanza che definire singolare è un eufemismo. Dalla piattaforma elaborata per consentire le prenotazioni venivano escluse le categorie più a rischio, compresi i cardiopatici. Chi deteneva un’esenzione ticket per le patologie più gravi non si sarebbe potuto iscrivere, ma avrebbe dovuto attendere la ‘chiamata’ dell’Ats. Nell’incertezza totale sul futuro dei pazienti non seguiti in strutture sanitarie pubbliche (ospedali, cliniche), una settimana più tardi si apre un altro spiraglio. Il 29 aprile nuova ordinanza. I limiti posti il 22 vengono superati con una sorta di ‘liberi tutti’ in cui non si chiede alcuna particolare condizione sanitaria. Ne approfitto, mi iscrivo con la convinzione che le mie patologie, registrate con il mio nome, mi diano finalmente una corsia preferenziale. Passano pochi giorni e con mia grande sorpresa e gioia ricevo una convocazione per le 14.45 del 5 maggio alla Fiera. C’è anche la raccomandazione di presentarsi qualche minuto prima per la registrazione. ‘Accidenti’ – mi dico – ‘finalmente è stata imboccata la strada dell’efficienza’.
Mi incammino – a piedi come è mio solito – con ampio margine sull’orario indicato. Arrivo ai cancelli della Fiera di piazza Efisio Puddu (così è stata rinominata la vasta area di parcheggi a lato di via Pessagno) e mi trovo intruppato in un assembramento di centinaia di persone, da bestiame in attesa della marchiatura. I cancelli ancora chiusi, vengono aperti solo per consentire l’ingresso o l’uscita di auto in mezzo alla calca che cresce di minuto in minuto. Gli addetti dicono di avvicinarsi ‘uno alla volta’ al gabbiotto realizzato all’ingresso, finché nel marasma non arrivano due carabinieri la cui prima preoccupazione è gestire il distanziamento tra le persone con liti furiose tra convocati ad orari diversi. Finalmente un minimo di ordine si riesce ad istituire e la coda dei ‘fragili’ e ‘fragilissimi’, accorpati a tutti gli altri, avviene sotto il primo caldissimo sole di primavera. Ovviamente tutti in piedi e ‘distanziati’. Quando finisce l’attesa all’esterno e si riesce ad entrare la musica cambia completamente perché il personale sanitario è gentile, premuroso, efficiente. Tre ore in coda, una sola ora nel padiglione. Due mondi contrapposti, esterno-interno, con sensibilità, organizzazione, partecipazione assolutamente divergenti. Cosa accadrà con l’imminente esplosione del caldo estivo?
Questo il quadro reale dei primi quattro mesi di vaccinazioni. Basterebbe fare un confronto con quel che accade quotidianamente nel Lazio, ad esempio, per capire. Ma per chi governa questa Regione è stato molto più semplice sbandierare quelle ridicole cifre sui diecimila rifiuti al vaccino dei 14mila proposti e attribuire a quei rifiuti la lentezza del piano vaccinale.
Quando toccherà, allora, agli ultracinquantenni sardi se dovranno anche mettersi in coda dietro gli ‘operatori turistici’ per non danneggiare – così è stato sostenuto – la principale economia sarda?
Se questo è il modo di concepire l’autonomia sarda, la tentazione è di riconvertirsi al centralismo. Per fortuna sono ben altri i modelli di Autonomia ai quali fare riferimento, non certo quelli che hanno indotto decine e decine di cittadini a rivolgersi alla magistratura inducendola ad aprire fascicoli per abuso d’ufficio e peculato, per ora a carico di ignoti.
Non si risolvono i problemi inventandosi di volta in volta alibi diversi per trovare scappatoie alle proprie responsabilità. Bisognerebbe avere competenze, intelligenza e sensibilità che finora son rimaste gelosamente celate.