Quanti Sudan?
16 Maggio 2011Francesco Mattana
E’ la terza chiacchierata che organizziamo coi ragazzi africanisti del dipartimento di Scienze politiche, e stavolta si è parlato di Sudan. Pardon, dei Sudan, e nelle righe che seguono si chiarirà perchè ne parliamo al plurale. Il ringraziamento, per questo capitolo sudanese, va in particolare alle dottoresse Isabella Soi, Annalisa Addis e Marisa Fois. Oltre alle informazioni necessarie che ci hanno dato, va lodata la grandissima passione divulgativa che ci mettono, nello spiegare il continente misterioso per antonomasia. Passione che ci mettono anche nel curare il sito www.affrica.org, strumento essenziale per chiunque voglia approfondire questi temi
Facciamo una breve disamina storica, per capire come si è arrivati alla situazione attuale in Sudan
La storia del Sudan è la storia di una separazione politica e culturale molto netta fra Nord e Sud. Il Nord, oltre all’influenza britannica, aveva anche dei legami molto forti con l’Egitto, quindi con la cultura araba. Il Sud era invece amministrato esclusivamente dai britannici, non subiva alcuna influenza dalla cultura araba. E anche nella lingua ovviamente si specchiava questa differenza: nel Nord si parlava l’arabo, nel Sud solo l’inglese. Il problema della lingua si presenta al momento dell’indipendenza nel 1956: il nord del Sudan, con tutto il suo sostrato di cultura araba, pretende di dominare tutto lo stato. Già a partire dal ’55, quindi poco prima dell’indipendenza, inizia la guerra civile, che si protrarrà fino al ’72. Seguiranno dieci anni di pace fino all’83, anno in cui il governo del Sudan vuole estendere la Sharìa al sud, sud che è cristiano-animista.
Questo sarà il motore principale di un conflitto che si protrarrà, nonostante gli innumerevoli tentativi di pacificazione, fino al trattato di pace del luglio 2005. Il resto è attualità: la decisione di indire un referendum in cui i votanti decidano se attuare l’indipendenza del Sud Sudan dal Nord. La comunità internazionale avrebbe preferito indire il referendum dopo aver risolto l’annosa, e complicata, questione della zona contesa fra Nord e Sud: una zona intermedia fra nord e sud, ricchissima dal punto di vista petrolifero, che ovviamente fa gola a entrambe le fazioni.
Il problema ancora non è stato risolto, ma il referendum è ugualmente avvenuto. Un referendum stranamente pacifico, avvenuto nel gennaio di quest’anno, e il cui risultato è stata una schiacciante richiesta d’indipendenza da parte dei cittadini votanti
La storia dell’Africa post-coloniale è anche, se non soprattutto, storia di tiranni. Questo signor Al-Bashir, presidente del Sudan, che tipo è?
Purtroppo rientra nella tradizione dei governanti corrotti e sanguinari. E’ il primo presidente in carica che è stato denunciato dalla Corte Internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità e genocidio. Nonostante questo, ha degli alleati in tutto il mondo: la Cina, che forse è il suo alleato piu’ forte, ma anche molti paesi europei-compresa l’Italia-hanno continuato a firmare accordi commerciali con lui, nonostante conoscessero i suoi trascorsi.
A proposito dell’Occidente, volente o nolente lo ritroviamo sempre come arbitro delle controversie internazionali. Che mosse ha attuato, e sta attuando, nei confronti del Sudan?
L’Occidente osserva prudentemente, perchè non ha alcun interesse a destabilizzare ulteriormente il Sudan, né al Nord né al Sud. Di certo guarda con occhio benevolo questo nuovo stato del Sud Sudan, ma allo stesso tempo non ha interesse a far arrestare Al-Bashir, con cui hanno stretto proficui rapporti commerciali. E poi c’è già l’impegno in un fronte caldo come il Darfur, coi caschi blu impegnati ad appoggiare i soldati dell’Unione africana, al fine di bloccare l’autentico genocidio che è avvenuto in quella regione.
C’è una dato raccapricciante, che credo sintetizzi amaramente lo stile di vita del Sud Sudan: è lo stato al mondo con maggiore mortalità delle donne in gravidanza.
E questo purtroppo non è l’unico problema del Sud Sudan, un paese dove il Nord ha sempre impedito di investire, lasciandolo in uno stato di arretratezza economica preoccupante.
Di certo il Sud Sudan non potrà diventare stato dall’oggi al domani: non ha infrastrutture, non ha un governo solido, non ha un minimo di peso nello scenario economico internazionale. Le maggiori entrate derivano dal petrolio, ma il governo ha deciso di investire tutto in armi. E’ da due anni che il Sud può gestire autonomamente le entrate, ma finora si è mosso in questo modo. Aggiungiamo che il governo centrale, prima che si arrivasse all’indipendenza, ha sempre impedito che le ONG portassero un aiuto dall’esterno, accampando la scusa che le ONG fossero complici dei ribelli nel Sud Sudan e nel Darfur. Il governo centrale ha creato tante di quelle complicazioni burocratiche per impedire di circolare da una parte all’altra del paese, che è stato impossibile ricorrere agli aiuti internazionali. Ora però che il Sud Sudan è indipendente, probabilmente gli aiuti internazionali potranno nuovamente circolare senza impedimenti.
Il problema vero del Sud Sudan è che hanno creato prima uno stato legale, ma c’è ancora da mettere in piedi lo stato fisico, ovvero tutte quelle infrastrutture, ospedali, strade percorribili: tutte cose che, se attuate, fanno sì che uno Stato si possa chiamare Stato. In questo sforzo, probabilmente riceveranno anche l’aiuto di alcuni paesi africani
Ecco, il rapporto coi paesi vicini..
In questo momento tutti i vicini hanno interesse a non creare disordini, ma ci sono comunque dei paesi che guardano di buon occhio al Sud Sudan. Prendiamo l’Uganda: ha sempre aiutato il movimento ribelle, anche per via dei rapporti difficili che ha sempre avuto con Khartoum.
L’Etiopia invece ha sempre avuto rapporti altalenanti col Sud Sudan, anche perchè sono sorti problemi sui confini. Il Congo, è difficile dire da che parte sta. Il Congo è eterodiretto da stati esterni, e quindi a seconda della posizione che assumono questi stati, il Congo si adegua. Ad ogni modo, il Sud Sudan ha già amici abbastanza forti all’esterno dell’Africa.
Coi vicini sarà importante risolvere inoltre il problema della distribuzione delle acque del Nilo, e il problema del Nilo si potrà risolvere esclusivamente per via diplomatica fra di loro. La questione verrà comunque dibattuta nuovamente a partire dal 9 luglio prossimo, ovvero la data in cui ufficialmente dovrebbe nascere lo stato del Sud Sudan. Sud Sudan che è stato riconosciuto anche dalla severissima Unione africana, che in genere disapprova i tentativi di secessione. In questo caso, però, l’Unione ha ravvisato le ragioni del Sud Sudan, dal momento che era stato artificialmente unito al nord, e perciò aveva tutto il diritto di chiedere l’indipendenza
L’Africa è un continente estremamente complesso, e soltanto chi è in vena di semplificazioni può estendere la Primavera araba a territori che hanno una storia diversissima, come il Sud Sudan. Eppure, anche ai piani alti accademici, si organizzano dibattiti ipotizzando una Primavera dell’Africa orientale. Sono ipotesi credibili?
Partiamo dai fatti. Il Sudan è un territorio due volte piu’ grande dell’Italia, abitato da otto milioni di persone. Di questi otto milioni, solo il 27%è alfabetizzato, e si scende al 16%analizzando solo la popolazione femminile. Il 51%è sotto la soglia di povertà. Inoltre, il Sud Sudan ha al suo interno una decina di etnie culturalmente diverse, e se non si fanno la pelle fra di loro, è solo perchè in questa fase è per loro piu’ conveniente mantenere un sentimento nazionale.
Ora, da questo quadro emerge che chi parla di Primavere è un po’ fuori strada, perchè la Primavera araba ha un suo perchè nell’ambito specifico di una richiesta di democrazia. In Sudan, è tutta un’altra faccenda, come abbiamo visto in precedenza. La domanda da porsi è piuttosto ‘quanti Sud Sudan ci sono?’, perchè la presenza di tutte queste etnie ci porta a interrogarci su quanto abbiano interesse a realizzarsi come unità statale
Anche perchè, per realizzare un autentico sentimento nazionale, c’è bisogno di un’intellighentia, di una presenza di persone illuminate e preparate culturalmente che facciano da apripista in questo senso..
Bisogna intendersi su cosa intendiamo per Intelligentia. Se parliamo di persone con buona formazione scolastica, sicuramente il Nord arabo ha avuto piu’ possibilità economiche, e quindi piu’ cittadini che si son potuti permettere lo studio.
Se parliamo di intellettuali che possano trovare ascolto fuori dai confini africani, è chiaro che il Sud Sudan, culturalmente cristiano, è piu’ vicino alla sensibilità occidentale. Il processo di evangelizzazione cristiana è potuto avvenire solo nel Sud Sudan, il Nord musulmano ha sempre rifiutato ogni interferenza di questo tipo. Si può dire che i missionari cristiani siano forse l’unico mezzo con cui la cultura occidentale penetra in un paese, il Sud Sudan, dove sicuramente non esistono i mezzi per avere un’informazione capillare su ciò che avviene oltre il Mediterraneo. La povertà ha impedito anche uno sviluppo adeguato delle arti: un paese che praticamente ha attraversato tutti i sessant’anni della sua vita in guerra, è evidente che aveva altre urgenze, e non trovava il tempo per sedimentare una cultura artistica di respiro internazionale
Il Sud Sudan è un paese con un’ottima percentuale demografica giovanile. E’ un dato da prendere in considerazione, per uno Stato appena nato?
Fonti che ci arrivano da persone in loco ci informano che il referendum è stato vissuto con grandissimo entusiasmo dalla popolazione giovanile. L’hanno visto come un immancabile momento di partecipazione, tant’è che moltissimi di loro, dovendo scendere al sud per registrarsi nella lista elettorale, hanno fatto una lunghissima scarpinata dal nord pur di ottenere il diritto di voto.
E’ un bel segnale, che ancora una volta dimostra come il motore del cambiamento provenga dai giovani.