Quirra, lavoro ad ogni costo?
16 Luglio 2011Stefano Deliperi
Ci sono delle vicende che sembrano proprio evidenziare molto bene il livello di mera sussistenza dell’economia di numerose parti della Sardegna. Uno dei casi più eclatanti è quello che sta emergendo con prepotenza a Quirra. I fatti sono ormai noti. Nel gennaio 2011, come accaduto varie volte nel corso degli ultimi 15 anni, la Stampa regionale porta alla ribalta alcuni parziali elementi nuovi riguardo lo “strano” inquinamento di Quirra. Dieci allevatori su diciotto, impegnati in sette aziende agro-pastorali sulle dodici esistenti nell’area di Quirra (aziende operanti in un raggio di 2,7 km dal poligono) hanno contratto patologie tumorali nel periodo 2000-2010. Frequenti le malformazioni di animali da allevamento. Secondo i dati raccolti dal comitato “Gettiamo le basi”, i malati di tumori o linfomi sarebbero complessivamente ben 68 dal 2001 a oggi (23 militari e familiari di militari e lavoratori presso il Poligono, 6 dipendenti della Vitrociset, 21 residenti a Quirra).
Non risulta alcuna indagine epidemiologica ufficiale e risolutiva. Il Procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi apre un’indagine penale, inizia a fare sopralluoghi, manda la polizia giudiziaria a svolgere tutte le attività di competenza, nomina consulenti tecnici, interroga testimoni, verifica date, immagini, relazioni sanitarie, fa analizzare “reperti”, raccoglie dati e informazioni dalle fonti più disparate, iscrive nel registro degli indagati varie persone, fra cui autori di indagini poco scientifiche. Ha agito quale un magistrato investito delle funzioni inquirenti deve fare, in tutte le direzioni plausibili, senza preconcetti. Ha tratto delle conclusioni provvisorie del suo ampio lavoro: vi sarebbero elementi seri e fondati che proverebbero l’inquinamento ambientale dell’area del Poligono e i rischi sanitari, per cui ha chiesto un provvedimento cautelare e, il 12 maggio 2011, l’ha ottenuto dal G.I.P. Paola Murru. Il decreto di sequestro preventivo relativo a quasi tutta l’area del Poligono è stato confermato dal Tribunale del riesame di Lanusei in composizione collegiale. Entro il 21 luglio prossimo il poligono dovrà esser sgombrato da migliaia di capi di bestiame, ma vi potrà, però, esser svolta l’attività militare e industriale preventivamente autorizzata dal Ministero della difesa Numerosi giudici ormai, quindi, condividono le prime valutazioni emerse dall’imponente lavoro svolto dalla Procura di Lanusei eppure si preannuncia una grave forma di disobbedienza civile: nessun allevatore è disposto a lasciare i terreni del poligono. Poco importa che siano scaduti i disciplinari di co-uso del territorio per quasi tutti i Comuni interessati, per cui i pastori non avrebbero da mesi nemmeno titolo per restarvi. Soprattutto poco importano le prime conclusioni provvisorie raggiunte dalla Procura sul rischio ambientale e igienico-sanitario.
Una delle funzioni fondamentali del sequestro preventivo è proprio quella di evitare che l’eventuale reato abbia ulteriori conseguenze, in questo caso di natura ambientale e sanitaria. La “colpa” del Procuratore Fiordalisi, del Giudice Murru, dei giudici del Tribunale del riesame sarebbe quella di essersi convinti che gli elementi fin qui raccolti facciano supporre l’eventuale commissione di reati ambientali e sanitari, con relativi danni e rischi. Ma la folle applicazione di su connottu prevede che mucche, capre e maiali rimangano lì dove sono. Amministratori locali, sindacalisti, forze sociali finora silenziosi quando non malcelatamente ostili al lavoro della magistratura preparano e sostengono la disobbedienza a oltranza. Paventano il rischio che la prossima tappa sia la chiusura del Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Quirra, la grande industria del Sarrabus e dell’Ogliastra, con le sue centinaia di posti di lavoro militari e civili, diretti e indirretti. Eppure a settembre, stando ai programmi, si terrà nella base di Capo San Lorenzo il meeting finale di scienziati che studiano la cosidetta Cimic, ovvero la “Civil military cooperation”. Entro l’estate, la stessa Vitrociset di stanza presso il poligono di Quirra comincerà la produzione dei carrelli per la diagnostica e manutenzione a terra dei caccia U.S.A.
Anche quelli, come nei tempi migliori, verranno prodotti a Quirra grazie a un grosso appalto internazionale vinto nei mesi scorsi. Soluzioni a breve-medio termine, con il coinvolgimento dello Stato e della Regione, devono vedere indennizzi per gli allevatori e la delocalizzazione dei pascoli e del bestiame, almeno fin quando non sarà definitivamente noto qual è il livello e l’ubicazione di questo “strano” inquinamento. Dopo dovrà seguire la bonifica ambientale e le opportune modifiche delle attività del Poligono. Contemporaneamente, grazie anche ai fondi comunitari 2007-2013, devono esser programmate attività di miglioramento dei sistemi produttivi e della commercializzazione dei prodotti agro-pastorali dell’area, mediante la messa in comune di attività (acquisto mangimi, ricovero bestiame, commercializzazione del latte, ecc.) che oggi continuano a esser svolte singolarmente con costi ormai proibitivi. Solo con un serio percorso condiviso che metta al centro la legalità, la salvaguardia ambientale e la tutela della salute pubblica vi potrà essere una vera crescita economico-sociale. Il resto è solo demagogia.