Quirra, lo “strano” inquinamento

16 Gennaio 2011

deliperi

Stefano Deliperi

Dieci allevatori su diciotto, impegnati in sette aziende agro-pastorali sulle dodici esistenti nell’area di Quirra hanno contratto patologie tumorali nel periodo 2000-2010.   Sono frequenti, poi, le malformazioni di animali da allevamento.
Si tratta di aziende operanti in un raggio di 2,7 km. dal Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze, nei Comuni di Villaputzu (CA) e di Escalaplano (OG). E’ qualche nuovo e parziale spicchio di verità che riprende a venir fuori sullo strano inquinamento a Quirra.   Secondo un’indagine ancora non consegnata da parte dei Servizi veterinari delle Aziende USL n. 8 (Cagliari) e n. 3 (Lanusei), sarebbero numerose le malformazioni animali in zona e ben il 65% degli allevatori di Quirra si sarebbero ammalati di leucemie e linfomi. E – secondo i dati raccolti dal Comitato “Gettiamo le basi” – i malati di tumori o linfomi sarebbero complessivamente ben 68 dal 2001 a oggi (23 militari e familiari di militari e lavoratori presso il poligono, 6 dipendenti della Vitrociset, 21 residenti a Quirra).   Nessuna indagine epidemiologica ufficiale e risolutiva. Le reazioni da parte dell’Amministrazione regionale Cappellacci sono state – a dir poco – imbelli.   Durissime le interrogazioni presentate dall’on. Federico Palomba (I.d.V.) alla Camera dei Deputati e dall’on. Claudia Zuncheddu (RossoMori) al Consiglio regionale, a cui si sono aggiunti vari esponenti del centro-sinistra.     Calma piatta da parte delle forze politiche di centro-destra, mentre, forse complice lo sbandamento di I.R.S., sono tornati a farsi sentire gli indipendentisti di Sardigna Natzione. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei ha, finalmente, aperto un’indagine penale. Le parziali conclusioni delle istituzioni sanitarie locali (qui l’ultima parte della relazione, tratta dal blog di Vito Biolchini) sono un forte indizio per quanto sostenuto più volte dalla ricercatrice  Antonietta Morena Gatti, direttrice del Laboratorio dei biomateriali dell’Università di Modena ed uno dei maggiori esperti in materia di nanopatologie. Particelle infinitesimamente piccole (le nanoparticelle) di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, possono provocare tumori gravissimi e, forse, malformazioni. E’ il caso di vederci chiaro, finalmente ed una volta per tutte, con trasparenza e senza guardare in faccia a nessuno.   Lo sosteniamo da tempo. Infatti, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico lo richiedono da anni, ma tuttora non vi sono risultati certi e definitivi. L’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente (nota prot. n. 15565 del 29 aprile 2004) e l’Azienda U.S.L. n. 8 (nota prot. n. 2942/95 del 23 aprile 2004) hanno risposto con una voluminosa serie di documentazioni alla richiesta di informazioni a carattere ambientale inoltrata (nota del 17 marzo 2004) dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’intervento Giuridico e rivolta alle amministrazioni pubbliche competenti (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, Assessorato regionale della difesa dell’ambiente, Aziende USL n. 8 e n. 3, Comuni di Villaputzu e di Escalaplano) sulle insorgenze tumorali e sulle malformazioni verificatesi nell’area di Quirra, vicino al Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze, nei Comuni di Villaputzu e di Escalaplano. Specificamente era stato richiesto:
* dati e/o statistiche relative ad indagini e/o rilevamenti della presenza di sostanze tossiche a terra e/o nel sottosuolo nei territori comunali di Villaputzu e di Escalaplano, a decorrere dall’1 gennaio 1980;
* dati e/o statistiche relativi a casi di aborti terapeutici e nascite con bambini presentanti malformazioni e handicap fisici relativi a soggetti residenti nei territori comunali di Villaputzu e di Escalaplano a partire dall’1 gennaio 1980;
* dati e/o statistiche relativi alle cause di mortalità di soggetti residenti nei territori comunali di Villaputzu e di Escalaplano a partire dall’1 gennaio 1980;
* eventuali indagini epidemiologiche svolte riguardo insorgenze tumorali nei Comuni di Villaputzu e di Escalaplano finalizzate all’individuazione delle cause e relative al periodo decorrente dall’1 gennaio 1980.
Già nella primavera del 2002 vennero effettuate analoghe richieste e le Aziende USL competenti comunicarono che gli accertamenti epidemiologici ed i monitoraggi ambientali erano in corso. A distanza di diversi anni – con numerose notizie stampa in merito – vi sono dati definitivi?  Dalle risposte pervenute sembra proprio di no.  Ancora. Con deliberazione Giunta regionale n. 2/1 del 21 gennaio 2003 era stato fatto il punto dello stato di attuazione del programma di interventi relativo alla “compromissione ambientale del Salto di Quirra” stabilito con la precedente deliberazione n. 8/3 del 14 marzo 2002. I risultati sono stati i seguenti: era stato avviato il programma per la valutazione del rischio chimico-tossicologico per la prevenzione della salute della popolazione all’esposizione di alte concentrazioni di metalli pesanti (importo 130.000,00 euro) da parte del P.M.P. dell’Azienda U.S.L. n. 8; era stata avviata l’indagine da parte dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna sulla catena alimentare al fine di evidenziare eventuali presenze di metalli pesanti ed arsenico oltre i limiti di legge (importo 59.000,00 euro); i primi dati raccolti dal Servizio igiene pubblica dell’Azienda U.S.L. n. 8 esclusivamente sui dati relativi ai ricoveri ospedalieri dei residenti nel Comune di Villaputzu (in particolare fra il 1998 ed il 2001) non avrebbero evidenziato alcuna anomalìa, tuttavia dovrebbero essere completati da specifica indagine epidemiologica sulla popolazione interessata al fine di verificare eventuali patologie direttamente collegabili alla presenza dell’attività mineraria e dei relativi residuati (importo complessivo 150.000,00 euro);

è stato accelerato il monitoraggio delle acque superficiali ai sensi del decreto legislativo n. 152/1999 e successive modifiche ed integrazioni dell’area in esame (avviato nel marzo 2002 in tutto il territorio regionale) ed è stata realizzata una stazione di prelevamento sul Rio Quirra: in merito non sarebbero stati evidenziati inquinamento da arsenico a valle del Rio Corr’e Cerbu; è stato effettuato uno screening su un campione di n. 150 volontari (50% residenti civili, 50% dipendenti militari e delle Società Socam e Vitrociset) residenti nella zona di Quirra: fino al 13 novembre 2002 “non è emersa alcuna patologia immediatamente correlabile all’inquinamento”, tuttavia l’indagine è stata limitata (vds. nota Azienda U.S.L. n. 8 prot. n. 2942/95 del 23 aprile 2004) di fatto a sole 131 persone; con deliberazione Giunta regionale n. 39/46 del 10 dicembre 2002 è stato concesso un finanziamento di 150.000,00 euro al Comune di Villaputzu per la realizzazione del piano di caratterizzazione (art. 17 del decreto legislativo n. 22/1997 e successive modifiche ed integrazioni, D.M. n. 471/1999) dell’area (la cui realizzazione è stata affidata dall’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente alla Progemisa s.p.a. nel luglio 2002); i Comuni di Villaputzu e di San Vito hanno adottato ordinanze contingibili ed urgenti (rispettivamente la n. 20 del 14 novembre 2002 e la n. 41 del 5 agosto 2002) relative al divieto di utilizzo di ampie aree lungo il corso del Rio Corr’e Cerbu a partire dalla miniera dismessa di Baccu Locci (circa 8 km.). L’Azienda U.S.L. n. 8, dopo le indagini effettuate, aveva sottolineato che “è evidente la necessità di sviluppare ulteriormente l’osservazione epidemiologica ed ambientale con uno studio sia retrospettivo che prospettico” .  Il P.M.P. dell’Azienda U.S.L. n. 8 (nota prot. n. 2626 del 27 febbraio 2003), al termine di un’indagine preliminare condotta con prelievi di terreno e sedimenti nell’alveo e nelle vicinanze del Rio Corr’e Cerbu e del Rio Quirra, ha affermato di aver riscontrato l’assenza da contaminazione da “uranio impoverito”, mentre sono risultati presenti “quantità elevate di metalli pesanti ed in particolar modo di arsenico” (fino 1.402 milligrammi/kg. In campione di terreno agricolo senza sedimenti prelevato alla confluenza del Rio Quirra con il Rio Corr’e Cerbu) lungo tutto il corso del Rio Corr’e Cerbu, anche nei campioni di acqua prelevati: “il quadro ambientale … appariva molto critico per l’alta potenzialità dei metalli tossici capaci di interessare anelli decisivi della catena alimentare”. Il medesimo P.M.P. affermava di ritener necessario il completamento di tutte le indagini ambientali in materia per averne un quadro affidabile. Bisogna completare, quindi, i programmi di indagine ed i tempi appaiono fin troppo lunghi per tematiche così importanti. Sembra ancora una volta doveroso ricordare che le indagini sanitarie ed epidemiologiche, nonché i monitoraggi ambientali, devono essere continui, efficaci, trasparenti e pubblici soprattutto quando si riferiscono a “dubbi” sanitari per la popolazione e ad aree di rilevante interesse ambientale.  Nell’ottobre 2007 l’allora Ministro della difesa Arturo Parisi, sardo, ha dichiarato che “In questo quadro sarà possibile avviare un monitoraggio sistematico del poligono di Salto di Quirra”,  aggiungendo che “l’Italia non ha mai fatto uso di armamento ad uranio impoverito, né risulta che nel nostro poligono possa essere stato utilizzato da altri”.  Nel gennaio 2010, l’attuale Ministro della difesa Ignazio La Russa ha riconosciuto la rilevanza del problema ed ha ottenuto uno stanziamento di 30 milioni di euro da parte del Governo per indennizzi in favore dei militari colpiti da simili eventi tumorali. Tutto questo deve essere fatto con la massima serietà, senza sensazionalismi da un lato e senza sospetti di insulse accuse di “boicottaggio” ai danni di chicchessìa. La salute della popolazione e la sicurezza ambientale valgono immensamente di più che qualche ventilato “investimento turistico”.

Il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze – scheda.

Sorto nel 1959 lungo la costa a cavallo fra Sàrrabus e Ogliastra, il P.I.S.Q. ha avuto la finalità di sviluppare nuove tecnologie necessarie allo sviluppo degli armamenti nel corso della c.d. guerra fredda. Ampi spazi disponibili, area  scarsamente popolata, zona isolata erano e sono i “pregi” per cui venne realizzato.   L’economia locale era ed è fondamentalmente agro-pastorale. Il poligono si sviluppa in due siti collegati: Quirra e la costa di Capo San Lorenzo. L’area utilizzata si estende per circa 12.000 ettari, interessando i territori di 8 Comuni, più altri 7 dove sono situate alcune postazioni minori. Le “campane” di sgombero a mare, utilizzate per le esercitazioni, superano per estensione l’intera Sardegna. Al Poligono vengono testati impianti e sistemi missilistici aria-aria, aria-suolo, terra-aria da parte di enti militari e civili, pubblici e privati, nazionali ed esteri. E’ possibile, inoltre, l’addestramento all’utilizzo delle armi da parte di unità operative e la sperimentazione di nuove tecnologie grazie ad un complesso sistema di raccolta di dati telemetrici, e traiettografici tramite sensori radar.       E’ il sito principale della missilistica italiana.   Secondo stime attendibili, il 75% dell’attività prevede l’esplosione dei proietti testati.    Non è dato conoscere, allo stato attuale, se tutte le attività svolte nel Poligono siano state sempre sotto l’esclusivo controllo delle autorità nazionali militari e civili.

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