Razzismi antichi e moderni

1 Aprile 2012

Alfonso Stiglitz

Sfogliare i giornali di questi giorni, angoscianti per le sorti dell’umanità varia e sotto la sferza di politiche economiche e sociali poco attente ai diritti, può portare qualche piccolo segnale positivo:  quattro anni e mezzo a due giovani (poco importa il paese di residenza) per aver picchiato due persone di origine extracomunitarie (poco importa il paese di provenienza); un anno e sei mesi a un altro giovane per insulti razzisti verso una donna (anche per lei poco importa il paese di origine). Il razzismo sta diventando un reato perseguito e non solo condannato a parole.
Segno che a fronte di un crescente diffondersi del razzismo, spesso palesato con raffinate vesti, non c’è solo l’ipocrisia o la sottovalutazione; per tutti valga il costante e squalificante comportamento domenicale della Federazione del calcio che non è in grado di sospendere le partite in presenza di cori razzisti impaurita dalle conseguenze economiche. Ma piccoli segnali ci sono: l’uscita, in questi giorni, degli atti del convegno che l’Università di Cagliari tenne nel 2010 sul tema del razzismo*, è una notizia che non giungerà sulle prime pagine dei giornali, al massimo in quelle culturali, rifugio della genia degli intellettuali irriducibili, ma rimane non meno importante. Il volume di quattrocento pagine raccoglie ventisei interventi di studiosi tra i quali non solo nomi noti e affermati, ma anche giovani ricercatori che si affacciano al mondo pubblico con temi di non facile maneggevolezza e di non grande plauso pubblico; giovani come i picchiatori e gli insultatori. Segno che i giovani sono una categoria mass-mediologica, per di più buona, in questi giorni, per far passare l’abbattimento dei diritti sociali.  Tornando al volume, l’idea originale del convegno era quella contenuta nel sottotitolo, razzismi antichi e moderni: “esplorare i percorsi attraverso i quali in particolare i poteri totalitari si sono impossessati di un patrimonio di testi ed immagini del passato, patrimonio che viene intenzionalmente decontestualizzato, manipolato e rifunzionalizzato per la costruzione e legittimazione delle politiche razziali” (dalla premessa del testo). 
Il caso della rilettura e uso fascista della romanità ne è l’esempio più noto a tutti, al quale si può accostare il mito delle radici antiche contenuto nel nazismo, con le attività della famigerata Ahnenerbe che, non casualmente, si occupò anche della nostra isola. Fenomeni ai quali si sovrappongono quelli antichi, vedi il caso della Grecia sulla quale si discute se il razzismo antico è cosa identificabile con quello moderno; o l’esempio di Roma, non sospettabile di purezza razziale, ma certamente interessata all’imposizione della propria superiorità: una visione diversa dall’immagine della romanità tramandata dal fascismo. Il tema del Convegno è andato, positivamente, allargandosi con sezioni che saranno foriere di sviluppi molto interessanti non solo dal punto di vista dell’analisi e dello studio del fenomeno, ma anche delle azioni necessarie per combattere il razzismo, da non delegare alla sola magistratura; quei giovani abbandonati a se stessi, dalle famiglie e dalla società, non sono solo un caso da galera.
La sezione “Razzismo e Media” ci può fornire utili strumenti di lavoro: partendo dall’uso, perfetto e incisivo (ahimè), che il fascismo fece degli strumenti di informazione si arriva agli attuali mezzi ancora più efficaci e di maggiore diffusione, non ultimo quello dei videogiochi. Mass media sui quali si è forse più disattenti, perché permeanti la quotidianità e meno eclatanti dell’aggressione fisica ma non meno pericolosi. La sezione dedicata alla letteratura (“incontri e scontri letterari”) si dipana tra Ariosto, Sancho Panza, Leopardi, gli immancabili zingari che popolano gli incubi medievali e moderni, sino alla “letteratura aliena”, riportandoci ai temi dell’identità. In un mondo in cui questa è in forte crisi, un tema certamente importante e sul quale, in particolare in Sardegna, si deve riflettere è lo stretto confine esistente tra “razzismi e nazionalismi”, sui quali si ragiona nella parte quinta del testo.
Il passaggio tra l’uno e l’altro può essere rapido se non attentamente controllato, tanto più in momenti nei quali la crisi economica fa salire le tensioni; non è un caso se qui da noi la parte più sensibile del mondo indipendentista oggi si dichiari non-nazionalista, un passo avanti notevole che può finalmente dare respiro a certe tematiche. Ma la Sardegna è oggetto di una sezione specifica, la sesta (“uno sguardo sulla Sardegna”) nella quale lo sguardo volge in due direzioni distinte e convergenti: la lettura positivista e razzista dei Sardi in quanto razza inferiore, naturalmente deliquenziale, e quella opposta, reattiva alla prima, che propone la visione di una purezza originaria, passata indenne nei secoli, fiera delle proprie tradizioni.
Visioni che talvolta si confondono, come svelano i diversi lavori, e che trovano ancora oggi sponde inaspettate. Concludono i curatori “lo studio del vocabolario culturale delle immagini e l’analisi dei linguaggi testuali hanno consentito di svelare i meccanismi di banalizzazione e di mitopoiesi retroattiva su cui si fonda la propaganda del Novecento, e la riproposizione di modalità in parte analoghe nelle forme attuali di razzismo diffuse attraverso i media”.  Come si diceva un tempo: meditate gente.

* Università degli Studi di Cagliari, Xenoi. Immagine e parola tra razzismi antichi e moderni. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Cagliari 3-6 febbraio 2010), a cura di Andrea Cannas, Tatiana Cossu, Marco Giuman, Napoli, Liguori Editore, 2012, con saggi di: Guido Clemente, Elisabetta Poddighe, Ciro Parodo, Alessandra Coppola, Pascal Cordara, Valeria Deplano, Pier Paolo Argiolas, Pasquale Iaccio, Mauro Menichetti, Marco Giuman, Marina Moncelsi, Carlo Maxia, Gonaria Floris, Giovanni Cara, Massimo Aresu, Maurizio Masala, Andrea Cannas, Piero Mura, Michael Herzfeld, Giulio Angioni, Antonio Maria Pusceddu, Francesco Bachis, Giancarlo Nonnoi, Paola Boi, Felice Tiragallo, Luciano Marrocu, Alfonso Stiglitz, Tatiana Cossu.
P.S. So che non sta bene recensire un libro nel quale è presente un proprio scritto, ma il mio intervento l’avevo già anticipato l’anno scorso su questo giornale per cui mi pareva giusto segnalare l’importanza dei lavori dei colleghi che hanno reso possibile il volume. Di questi tempi merce rara e, allora, un po’ di sana autarchia una volta tanto non fa male.

1 Commento a “Razzismi antichi e moderni”

  1. Joan Oliva scrive:

    Salve Alfonso, grazie per questa recensione; non solo è un’utile segnalazione di attrezzature concettuali per affrontare importanti questioni di attualità (bene che fra i contributi pubblicati ce ne sia uno tuo, che ho letto e trovato molto interessante), ma è anche doverosa. Molte sono le cose del passato che dovremmo ricordare per affrontare con saggezza (e io penso anche con ottimismo) il presente.

    Consentimi di offrirti questi miei versi:

    Per respirare il fertile passato
    da cui veniamo
    e il futuro bambino
    verso cui andiamo,
    ho sognato sotto le stelle
    dormendo maskar e borori
    (in mezzo ai pini)
    accanto a miei fratelli,
    umanità reietta
    che vive il presente
    come evidenza
    che non si commenta.

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