Riappropriamoci del senso della politica
15 Giugno 2007Marco Ligas
C’è qualcosa di irritante nell’attuale dibattito politico della nostra regione. Tutti parlano del presidente Soru, ma non più per sottolinearne le capacità di dirigente attento e sensibile ai problemi dell’isola. Al contrario, sempre più spesso vengono espresse critiche che ne preannunciano il declino. Insomma l’immagine dell’uomo solo al comando capace di far sognare i sardi attraverso la realizzazione di una politica innovativa, estranea ai compromessi e alle clientele sembra allontanarsi definitivamente. Le elezioni amministrative di questi giorni con la vittoria perentoria del centrodestra, le alleanze subdole del centrosinistra e le vicende per niente limpide del caso Saatchi & Saatchi hanno ridimensionato la credibilità del governatore. Diversi suoi collaboratori danno segnali di nervosismo e non sembrano disposti a seguirlo ancora nelle sue scelte. Insomma abbiamo un presidente attaccato e messo in discussione da una coalizione che, con i suoi comportamenti cortigiani, oggi si comporta come se fosse immune da responsabilità.
Noi non abbiamo mai apprezzato l’idea che un imprenditore, per quanto capace e democratico, potesse interpretare e difendere, addirittura nel ruolo di presidente di una regione, gli interessi dei lavoratori salariati e delle fasce deboli della popolazione. Per queste ragioni abbiamo ritenuto che l’ipotesi di Soru presidente rappresentasse un rischio per la democrazia e al tempo stesso non garantisse una politica di equità sociale tesa alla difesa degli interessi del popolo sardo. Due fatti recenti ci danno ragione. Il primo riguarda la riconferma come presidente della Regione arrivata con notevole anticipo e in modo plebiscitario dal congresso dei Ds: per un uomo considerato antisistema non è il massimo di coerenza. La seconda riguarda le modalità che segue nella programmazione e nella gestione dei beni comuni. Avere l’Aga Khan come interlocutore privilegiato per la ricostruzione di La Maddalena non è un segno che lascia intravedere cambiamenti radicali nell’uso del territorio e nella valorizzazione delle risorse dell’isola.
Tuttavia c’è da chiedersi se Soru rappresenti davvero l’ostacolo principale che impedisce la realizzazione di un progetto di crescita della nostra Isola. E se il voltafaccia dei suoi ex alleati serva a individuare una politica alternativa o a dar corpo all’ipotesi di un referendum virtuale pro o contro di lui con l’obbiettivo ravvicinato di una resa di conti. E chi è legittimato a promuovere il referendum, quella sinistra che nel momento in cui parla e avvia cantieri di ricostruzione dà vita a nuovi gruppi consiliari al di fuori di qualsiasi coinvolgimento del corpo sociale che dovrebbe rappresentare, o l’altra che sentendosi esclusa a causa delle divisioni che avvengono al proprio interno chiede un rimpasto di giunta come se la governabilità e la serietà di un esecutivo dipendesse dalla sua litigiosità e non da un programma precedentemente concordato? E che dire della sinistra più moderata che davanti al rischio di perdere le elezioni amministrative dà vita ad alleanze con transfughi professionali col risultato indecoroso di perdere non solo l’amministrazione dei comuni ma anche la dignità?
La verità è che siamo in cattive acque. Se per un verso lo spettro del berlusconismo è sempre in agguato anche nella nostra Isola, a sinistra non c’è molto di meglio. Troviamo difficoltà ad individuare obbiettivi che ci consentano di contenere gli attacchi concentrici che provengono dallo schieramento opposto, siamo incerti nel prospettare i nostri obbiettivi e sempre più spesso accettiamo il terreno e la cultura dei nostri avversari. Dobbiamo riappropriarci del senso della politica, partecipando in modo attivo alla vita pubblica senza dare tregua ai nostri rappresentanti, ai quali un sistema democratico sempre più debole attribuisce poteri
sproporzionati rispetto alla delega ricevuta.
16 Giugno 2007 alle 15:32
Marco, Marco! Quanta ruggine ancora da scalfire per ritrovare il conduttore comune che ci unisca non dico per per sorti alterne ma almeno migliori. Quanta è lontana la riflessione di Gramsci su Americanesmo e Fordismo e sulle conseguenze sociali catastrofiche che quella incompresnione produsse! Eppure colgo lontani bagliori dell’onesta intellettuale con cui io ti ricordo.
Antonio
16 Giugno 2007 alle 17:39
Sembra che vengano posti problemi fra americanesimo, fordismo e la situazione attuale sarda. Ringraziando molto Deias per l’intervento e l’attenzione che ci dedica. In attesa che Marco, se lo ritiene opportuno, possa intervenire direttamente, mi permetto di invitare tutti ad essere più diretti nei commenti, in modo da consentire a chiunque voglia partecipare e intervenire di poter cogliere natura di consenso e dissenso in maniera lineare, favorendo pienamente quel dibattito assai utile sui punti che Marco, dopo la consueta discussione redazionale prima dell’uscita del numero, ha espresso per il Manifesto Sardo.
18 Giugno 2007 alle 11:44
Il presidente Soru ha bisogno di lavorare in pace.
Non è possibile che si debba parlare di lui sempre e comunque.
Ho vissuto gli ultimi 10 anni nel nord Europa,
i giornali più prestigiosi hanno definito il piano paesaggistico
del nostro governatore, come “un’opera d’arte”, e io
sono convinto che lo sia per davvero.
saluti.
18 Giugno 2007 alle 16:10
E’ magnifico: nei numeri scorsi siamo stati accusati di parlare poco e con moderazione di Renato Soru, ora di parlarne troppo e di non lasciarlo lavorare.
Vuoi vedere che abbiamo trovato una linea non troppo scorretta?
18 Giugno 2007 alle 18:25
Personalmente ritengo che Renato Soru stia lavorando abbastanza bene. Sottolineo “abbastanza” perchè ci sono alcune cose su cui non sono daccordo. Quello che ho notato negli ultimi mesi è un progressivo inasprimento della lotta interna tra maggioranza e giunta. Ricordo come era la politica regionale negli anni a.S. (avanti Soru) e guardo come sono adesso gli anni d.S. (dopo Soru). Quello che salta subito all’occhio è la minore importanza che si cerca di dare ai partiti. Prima bastava uno stanuto da parte di un qualsiasi partitello in maggioranza per far cadere chiunque, e lo stesso accade ancora adesso a livello nazionale. Con Soru, invece, abbiamo finalmente un presidente che cerca di arginare l’onnipotenza di partiti e partitelli, che vogliono solo poltrone, potere e ancora poltrone. Il problema, caro Marco, non è il nuovo piccolo gruppo nato a sinistra, ma i tanti, vecchi e nuovi, gruppi presenti in consiglio. Lungi da me sperare nel classico “uomo della provvidenza” di cui si accontentano i nostalgici di destra, dio (o chi per lui….) ce ne scampi. Io mi auguro solamente di non vedere più gli squallidi teatrini partitici dell’era avanti Soru. E’ triste vedere che un imprenditore laureato alla Bocconi stia riuscendo a fare quello che tanti politici di professione di sinistra non sono mai riusciti a fare.
18 Giugno 2007 alle 23:17
Cari tutti,
siamo contenti che il quindicinale, espressione dell’associazione Luigi Pintor a cui abbiamo dato la nostra adesione, stia diventando una voce ulteriore di confronto politico e culturale, e in tal senso vorremmo crescesse. Tuttavia non riteniamo che ci sia una “linea politica” da difendere o necessariamente sostenere, bensì orientamenti basati sull’analisi critica dei problemi e sui propri convincimenti. Ben vengano le considerazioni – un pò metaforiche ma pertinenti – come quella di Antonio Deias – o quelle di chi apprezza l’operato del presidente della regione sarda, che , d’altra parte, è giusto valutare ma senza schematismi: è tra gli obiettivi fondanti dell’iniziativa discutere in questo spazio le specifiche politiche (ambientali, sociali, culturali, ecc.) messe in atto dal governo regionale che, seppur tra tante contraddizioni, sono orientate al cambiamento. E’ auspicabile dunque che l’associazione Luigi Pintor e il Manifesto Sardo concorrano, non alla costituzione di nuove fazioni, ma allo sviluppo del dibattito sulle politiche e la politica..
Un caro saluto
Pino D’antonio e Bastiana Madau
21 Giugno 2007 alle 11:12
Neanch’io comprendo il riferimento ad Americanismo e Fordismo. In un commento sul precedente numero ho però auspicato un rilancio nell’analisi politica della situazione regionale e nell’elaborazione programmatica. Rinnovo l’auspicio. Evitiamo di esorcizzare Soru-persona, ma interroghiamoci sul Soru-modello. I rapporti interni al P.D. preludono alla ricandidatura per un nuovo mandato presidenziale, ma le amministrative e il caso Saatchi&Saatchi evidenziano i rischi di sconfitta nelle prossime elezioni regionali. Chiederei anche più precisione su alcune questioni di attualità. Sulla legge statutaria A. Pubusa ne ha per primo rilevato la regressività, ma un giudizio severo lo hanno espresso poi sia G. Macciotta sia A. Raggio (i quali nel giudizio su Soru non hanno la stessa posizione). L’iniziativa referendaria però non è sostenuta da chi ha costituito un gruppo consiliare di transfughi nè da chi chiede rimpasti. Oggi sono in campo due iniziative referendarie: una nazionale, il referendum Segni-Guzzetta, che ripropone la L. Acerbo del ‘23; una regionale, che attiva una riflessione sul tenore di democraticità e di modernità dell’ordinamento interno di una Regione speciale. Lavoriamoci sul merito e non su stereotipi.