Ricostruire la politica contro odio, paure, indifferenza
16 Settembre 2019[Ottavio Olita]
Anni fa fu la volgarità a essere portata in un’aula parlamentare: mortadella ingurgitata con ostentazione, bottiglie di spumante e brindisi per la caduta del governo Prodi. Sembrava che avessimo toccato il fondo nel violare uno dei luoghi di massima rappresentanza istituzionale. Altro che fondo! E’ stata l’apertura della botola che ha fatto precipitare il dibattito parlamentare verso il baratro rappresentato dai cappi, dalle frasi oltraggiose, dalle grida, dagli insulti. Quando Bossi urlava alla signora veneziana che aveva esposto il tricolore durante un suo comizio “Con quella bandiera ci si pulisca il culo”, lo faceva in piazza. Le aule di Montecitorio e Palazzo Madama hanno raccolto quell’eredità.
Martedì 10 settembre è finalmente arrivata una lezione per tutti. L’ha impartita in modo magistrale, dal suo seggio di senatrice a vita, Liliana Segre. Con la pacata forza delle persone che hanno vissuto ingiustizie, drammi, violenze, deportazioni ha detto chiaramente che le parole d’odio ingenerano fatti d’odio, che il silenzio sul razzismo lo alimenta, che non è tollerabile che chi salva una vita venga punito invece d’essere premiato, che l’uso strumentale di rosari e croci nelle piazze, sui palchi, le riporta alla mente il ‘Gott mit uns’ dei nazisti.
Lo scrosciante applauso che ha accolto la conclusione del suo intervento non basta, non può tranquillizzare. Quanta parte dei partiti, all’interno e all’esterno dei palazzi, è disposta ad accogliere l’accorato appello di Liliana Segre perché si ricostruisca la politica sui valori storici del nostro Paese rappresentati dalla Resistenza e dalla Costituzione? Non sono in grado, mentre scrivo, di prevedere cosa accadrà a Pontida, adunata leghista alla quale partecipa orgogliosamente anche il presidente della Regione Solinas, che evidentemente ha dimenticato, quanto meno, le promesse mai mantenute fatte ai pastori proprio dall’allora ministro dell’Interno. Né mi interessa particolarmente. Quel che mi preme davvero, e penso, dovrebbe essere il pensiero che accomuna tutti i democratici, è sapere quali iniziative prenderanno le forze politiche che si riconoscono pienamente nella Costituzione per ricostruire una vita politica fatta di confronto, di partecipazione, di valutazioni approfondite, non di slogan lanciati per catturare voti, destinati alle pance e non ai cervelli degli elettori.
“Senza memoria storica l’umanità è condannata a disumanizzarsi” ha detto ancora Liliana Segre. E allora questo nuovo governo, nato per necessità, dimostri con i fatti qual è la ragione vera di questa ‘necessità’: combattere odio, paure, indifferenza distribuite a piene mani dalla Lega e dal suo leader con la silenziosa, inerte complicità dell’allora suo alleato di governo. Ora la ‘necessità’ è data, prima ancora delle ragioni economiche più volte ribadite, dal dover dimostrare che quei 14 mesi hanno rappresentato una delle pagine più buie dei governi italiani, che anche chi ha condiviso quell’esperienza vuole voltare pagina, che la tutela dei diritti, il rispetto degli ultimi, l’umanità, la lotta al razzismo e agli episodi di rinascente neofascismo sono obiettivi prioritari. Se Facebook ed Instagram hanno deciso di oscurare i siti di Forza Nuova e Casa Pound, movimenti di estrema destra coccolati da Salvini e dalla Lega, lo hanno fatto perché hanno valutato la grande pericolosità dei loro messaggi.
Cosa farà il governo cosiddetto giallorosso? Si limiterà a prendere provvedimenti simili alla sola cancellazione della scritta sulla facciata dell’edificio occupato abusivamente da Casa Pound o avvierà iniziative per raccontare, spiegare, dimostrare che le comunità progrediscono con la pace, la solidarietà, la collaborazione, non con l’odio verso i derelitti, con le paure artificialmente alimentate, con l’indifferenza verso il disagio e la povertà?
E alle parole e alle iniziative d’odio (l’ultima sortita che posso qui riportare è quella del deputato leghista Vito Comencini: “Il capo dello Stato mi fa schifo!”) bisognerà rispondere non porgendo evangelicamente l’altra guancia, ma dimostrando con i fatti che è molto più utile aiutare piuttosto che odiare.
Iniziative che qualche volta lasciano l’amaro in bocca. E mi spiego. Perché il provvedimento giudiziario che ha consentito a Mimmo Lucano di rientrare a Riace per stare vicino e assistere il padre gravemente ammalato non è stato preso prima non dopo che nascesse il Conte due? Quello sì che sarebbe stato un segnale significativo di distanza dall’ex ministro dell’interno, proprio come hanno avuto il coraggio di fare quegli equipaggi della Marina e della Guardia Costiera che comunque, nonostante i veti, sono intervenuti in soccorso di migranti disperati e naufraghi.
Il nuovo governo, se vuole davvero avere una ragione d’essere, incoraggi la parte realmente maggioritaria dell’Italia che è solidale, umana, generosa dando la dimostrazione che si sta vicini al popolo con i fatti, non con le parole.