Rimbocchiamoci le maniche per difendere le coste della Sardegna
2 Gennaio 2020[Stefano Deliperi]
Come un fenomeno carsico riaffiorano i mai sopiti tentativi di ripresa della speculazione immobiliare lungo le coste della Sardegna.
Ne sono chiaro indice le varie dichiarazioni di numerosi esponenti dell’attuale Amministrazione regionale di centro-destra, e, soprattutto, le diverse proposte di legge regionale presentate (la n. 83 del 5 dicembre 2019, depositata da Lega e PsdAz,, la n. 59 del 10 ottobre 2019, depositata da Forza Italia, la n. 76 del 20 novembre 2019, depositata dall’on. Antonello Peru, già di Forza Italia ora di Cambiamo!), tutte tese alla concessione di ampi aumenti volumetrici in area costiera e alla liberalizzazione o quasi dell’edificazione privata in campagna.
Dal canto suo, la Giunta regionale Solinas ha chiaramente manifestato le proprie intenzioni, rivendicando i pieni poteri sul paesaggio e adottando una proposta di legge per ampliare le ipotesi di aumenti volumetrici nella fascia costiera, compresa quella della tutela integrale dei 300 metri dalla battigia marina, in favore di qualsiasi struttura ricettiva (alberghi, residence, multiproprietà, ecc.), nonché per consentire “l’edificazione di fabbricati per fini residenziali nell’agro … anche ai non imprenditori agricoli o coltivatori diretti” in un fazzoletto di terreno agricolo, incentivando così speculazione edilizia e consumo del suolo (deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2019, “Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio“, adottata e pubblicizzata, ma non pubblicata, in base alla consueta trasparenza).
Riprendere la speculazione immobiliare lungo le coste è un intento ottuso e autolesionista: si tratta della parte più pregiata del patrimonio ambientale e paesaggistico isolano, il fondamentale richiamo turistico, elemento di grande importanza per un’economia locale sempre più disastrata, grazie soprattutto alla mancanza di efficaci interventi nei settori nevralgici dei trasporti e della politica scolastica.
Più che rivolgersi agli improbabili esperti (da Flavio Briatore, ad Alessandro Moggi, a Lucio Presta…) ormai di casa alla Presidenza della Regione, sarebbe opportuno approfondire qualche elemento di rilievo in materia: oltre al pesante degrado della risorsa ambientale, basterebbe evidenziare in proposito il ridotto tasso di occupazione delle strutture ricettive: 22% per le strutture alberghiere e 9,1% per quelle extralberghiere (dati inferiori alla media italiana, ma in linea con quelli delle regioni competitor italiane: Sicilia, Puglia e Calabria). I motivi risiederebbero nella forte stagionalità dei flussi, tipica del turismo marino-balneare. Basti pensare che le strutture vengono utilizzate per il 54% nel mese di agosto e solamente per l’1% nei mesi di gennaio e di dicembre (dati XXIV Rapporto Crenos sull’economia della Sardegna, 2017).
Ancora una volta, quindi, è necessario ricordare poche cose, ma chiare.
Normative di salvaguardia costiera e piano paesaggistico sono obblighi non derogabili, previsti dalla normativa nazionale (decreto legislativo n. 4272004 e s.m.i.) in attuazione dei principi costituzionali (artt. 9 e 117, comma 2°, lettera s), mentre il piano paesaggistico dev’essere predisposto in collaborazione (c.d. copianificazione) con il Ministero per i beni e attività culturali, come da giurisprudenza costituzionale costante.
Norme di tutela costiera e disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) hanno finora dato buona prova per difendere il paesaggio costiero della Sardegna, che ha conservato per ampi tratti straordinari valori ambientali e naturalistici altrove ormai degradati o scomparsi.
Abbiamo fatto, facciamo e faremo la nostra parte per difendere i litorali sardi: fra le tante azioni, siamo riusciti a far annullare (1998, 2003) dai Giudici amministrativi i piani territoriali paesistici del 1993, che tutelavano le speculazioni immobiliari e non l’ambiente, abbiamo contribuito ad affossare il tentativo dell’Amministrazione regionale Cappellacci di stravolgere il P.P.R. (2013-2014), abbiamo contribuito a fermare le norme eversive della pianificazione paesaggistica proposte dalla Giunta Pigliaru (2018).
Ma tutte le persone sensibili e consapevoli sono chiamate a fare la loro parte per tutelare i litorali isolani, ora lo possono fare concretamente sottoscrivendo la petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde rivolta al Ministro per i beni e attività culturali e turismo, al Presidente della Regione autonoma della Sardegna e al Presidente del Consiglio regionale sardo con la richiesta di mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
Rimbocchiamoci le maniche, firmiamo e facciamo firmare la petizione per difendere le coste della Sardegna!
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Si firma qui http://chng.it/M4Kmxy7LtJ.
petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde
Al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo,
al Presidente della Regione autonoma della Sardegna,
al Presidente del Consiglio regionale della Sardegna,
i sottoscritti cittadini,
premesso che
* le coste della Sardegna costituiscono un patrimonio ambientale e paesaggistico di incomparabile valore, fondamentale richiamo per un turismo che non deve comportare il degrado della risorsa;
* fin dal 1976 (legge regionale Sardegna n. 10/1976) esiste il vincolo di inedificabilità nella fascia dei 150 metri dalla battigia marina, proprio per preservare le coste dalla trasformazione immobiliare;
* dal 1993 il vincolo di inedificabilità difende la fascia dei 300 metri dalla battigia marina (legge regionale Sardegna n. 23/1993);
* il piano paesaggistico regionale (P.P.R.) ha ampliato e specificato la disciplina della salvaguardia costiera, consolidando l’inedificabilità della fascia dei 300 metri dalla battigia marina, come autorevolmente riconosciuto dalla giurisprudenza costituzionale e amministrativa;
* è ampiamente condivisa nell’opinione pubblica la necessità di norme di tutela forti e efficaci per la difesa delle coste dalla trasformazione immobiliare e, in particolare, dalla speculazione edilizia;
* l’efficacia della salvaguardia delle coste della Sardegna viene posta in pericolo da reiterati provvedimenti legislativi che consentono incrementi delle volumetrie con l’alibi del sostegno alle famiglie (“piano casa”) e da recenti proposte di legge regionali che mirano a un vero e proprio svuotamento delle normative di difesa dei litorali, con particolare riferimento alla fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina.
Pertanto,
chiedono
– il mantenimento dell’assoluta inedificabilità della fascia costiera della Sardegna con particolare riferimento alla fascia dei 300 metri dalla battigia marina, così come previsto nell’attuale normativa di salvaguardia costiera e nel piano paesaggistico regionale (P.P.R.);
– al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo un’attenta vigilanza sul mantenimento della disciplina di salvaguardia dei litorali presente nel P.P.R., quale atto di pianificazione attuativo delle prescrizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche e integrazioni).