Saleh Muslim: “La resistenza dei curdi è giusta”
16 Marzo 2018[Simona Deidda]
Il 4 marzo a Terralba, la Rete Kurdistan Sardegna ha organizzato in collegamento skype un incontro con Saleh Muslim, l’ex co-presidente del PYD (Partiya Yekîtiya Demokrat – Partito dell’Unione Democratica), un partito curdo attivo nella Federazione del Nord della Siria, che pone come paradigma centrale della sua azione politica il confederalismo democratico. Il collegamento si tiene qualche giorno dopo la liberazione in seguito al suo arresto avvenuto a Praga, durante una conferenza internazionale, dietro ordine del governo di Erdoğan.
Cosa può dirci dell’ordine d’arresto emanato alcuni giorni fa nei suoi confronti?
Durante il 4° giorno di una conferenza che si teneva a Praga, la polizia ceca mi ha arrestato nella hall dell’albergo senza alcun reale capo d’imputazione. Mi hanno condotto alla corte per il processo. La corte mi ha rilasciato perché le accuse mosse dal governo turco erano false. Ora sono libero di muovermi per l’Europa ma la Turchia ha chiesto altre delucidazioni, nonostante non esistano fondate accuse. Il governo turco ha tentato un complotto per farmi arrestare e condurre in Turchia dove in aeroporto era stata già preparata una sala in cui trattenermi per poi processarmi, ma dopo il rilascio questo complotto è fallito. Attualmente c’è un’indagine in Repubblica Ceca perché non si capisce da dove sia partito l’ordine d’arresto e su che basi.
Qual è l’attuale situazione di Efrin?
Siamo nel 44° giorno di resistenza contro l’invasione turca in Efrin. La Turchia attacca con tutta la forza, ma si scontrano contro la resistenza del popolo kurdo. Ankara continua l’attacco indiscriminato causando la morte di civili, tra cui molte donne e bambini. Attualmente si vive una vera situazione di guerra. Nonostante Ankara affermi di conquistare nuovi villaggi ciò non è vero. Ovunque essa attacchi incontra sempre la resistenza delle forze kurde, per cui ogni attacco viene respinto verso il confine. Ci sono moltissime vittime tra i civili e tra le nostre fila ma le stime non sono certe. Moltissime sono anche le vittime e i feriti (oltre 200) tra i soldati turchi e mercenari. L’obiettivo della Turchia è che le forze YPG e YPJ lascino Efrin, ma questi combattenti sono i figli, le sorelle e i fratelli di Efrin perciò non potranno lasciare le loro famiglie, le loro case. Non c’è alcun posto in cui essi possono andare. Non hanno altra scelta se non combattere e resistere.
Qual è l’attuale situazione nel resto del Rojava?
In Rojava c’è anche la guerra sul fronte Daesh ma si stanno anche costruendo le basi istituzionali del Rojava. Da tutte le parti c’è il supporto della resistenza di Efrin. Quello che vorrei specificare è che al fianco dei soldati turchi si schierano gran parte dei mercenari che lottavano nelle altre zone del Rojava, ex componenti del Daesh raccolti dal governo turco dopo le varie sconfitte a Raqqa, Kobanê, ecc.
Sappiamo che uno degli obiettivi del governo turco è un cambiamento demografico forzato nell’area di Efrin. Ci può spiegare meglio che forma sta assumendo?
In realtà l’obiettivo turco è sempre stato quello di dislocare la popolazione kurda del Rojava e nelle zone di Kobanê, di Tal Abyad, ecc. Secondo questo piano la popolazione locale sarebbe dovuta essere rimpiazzata da rifugiati siriani attualmente in territorio turco e da popolazione proveniente da altre parti della Siria. Questo piano è fallito grazie alla resistenza dei kurdi. L’obiettivo su Efrin è invece che quest’area diventi una zona cuscinetto in cui la popolazione kurda sia sostituita da mercenari, membri del Daesh e altri gruppi, creando così un’area sicura per i confini turchi.
Qual è l’attuale situazione in Turchia rispetto alla resistenza in Rojava? Com’è il movimento democratico in Bakur?
Naturalmente c’è una forte vicinanza del popolo del Bakur e della Turchia, ma la repressione del governo di Ankara è molto forte. Sono già state arrestate 800 persone per il semplice fatto di aver supportato tramite i social network o con manifestazione più o meno esplicite Efrin e aver manifestato il proprio disappunto verso la politica del governo centrale. In Bakur nessuno si può muovere, la polizia è dappertutto pronta ad arrestare la popolazione che vuole dare supporto a Efrin. Per questo motivo ogni dimostrazione o manifestazione è proibita in Turchia.
E nelle altre regioni del Kurdistan qual è il supporto per Efrin?
Ci sono moltissime delegazioni di politici, di gente comune, molti movimenti e manifestazioni in sostegno di Efrin, sia dal Rojhalat che dal Başur (Erbil, Sulaimani, ecc). Molti giovani si stanno organizzando per andare a combattere a Efrin.
Lei ha incontrato molte persone e personalità in Europa. Qual è il supporto della diplomazia internazionale visto il ruolo che la Turchia svolge come membro della NATO?
Moltissimi partiti politici, organizzazioni della società civile ecc supportano Efrin. Dalla Germania, Francia e da tutta Europa arriva il supporto. Il problema riguarda i governi centrali proprio a causa dell’alleanza della NATO o degli interessi commerciali, tra cui la vendita di armi con la Turchia, per cui mancano delle reazioni concrete contro l’azione turca. Solo il governo svedese, francese e in parte quello statunitense hanno provato a criticare l’azione turca ma in maniera molto debole, tramite delle semplici raccomandazioni e ammonimenti ma nulla che ponga un freno all’azione bellica della Turchia. Il problema è che Erdoğan non ascolta nessuno.
L’intervento delle forze di Assad può rappresentare una sorta di accordo e riappacificazione con il governo di Damasco?
No, l’ingresso di alcune unità siriane è avvenuto solo in protezione dei confini e della sovranità siriana e del controllo sul proprio territorio. Ma non c’è alcun accordo politico con la resistenza kurda e solo ieri sono stati uccisi 17 membri di queste unità. Il problema principale è che la Russia non permette al governo siriano di usare i mezzi antierei e la Turchia può continuare a bombare indisturbata
Che suggerimenti può darci per manifestare il supporto alla resistenza kurda e continuare il nostro lavoro?
La resistenza kurda è nel giusto e vincerà! Noi vi ringraziamo per il vostro lavoro, la vostra solidarietà che state dimostrando alla nostra causa. Quello che potete fare è recarvi presso le sedi del vostro governo, delle ambasciate turca e russa in dimostrazione, chiedendo la fine dell’attacco di Efrin. Questo è ciò che la popolazione kurda sta facendo e questo è quello che potete fare voi con le vostre voci. Perché senza l’autorizzazione da parte della Russia tutto ciò non sarebbe stato possibile. L’ultima cosa che voglio aggiungere è che Erdoğan è un problema per il mondo interno, per tutta la popolazione mondiale. Sta già avendo problemi con la Grecia, con Cipro. Non è solo un nostro problema, ma potrebbe esserlo anche per l’Italia. È un pericolo che va tenuto sotto controllo. Voglio ringraziarvi e la vittoria sarà nostra!
Purtroppo a 10 giorni dall’intervista con Saleh Muslim la situazione a Efrin è degenerata: sono in uso tutte le tecnologie di guerra in terra curda, dai tank alle armi chimiche, la mancanza di acqua, di beni di prima necessità e, in ultima battuta, l’attacco all’ospedale della città rendono l’azione turca un vero e proprio tentativo di pulizia etnica. L’obiettivo turco di dislocazione forzata della popolazione kurda per una sostituzione con le bande fedeli ad Ankara è in corso. Da una dichiarazione del KCK (Koma Civakên Kurdistan – Unione delle comunità del Kurdistan: “Una città è sul punto di essere distrutta dal secondo esercito più grande della NATO che è dotato di armi prodotte da diversi paesi. (…) Quelle potenze che forniscono armi alla Turchia sono complici di questo crimine. (…) Coloro che possono raggiungere Efrin dovrebbero andare lì e diventare uno scudo umano contro questo genocidio”.
La richiesta di aiuto del popolo kurdo e degli internazionali e l’invito del presidente Muslim sono stati accolti in moltissime parti d’Europa in cui kurdi, militanti, gruppi e singoli politicamente vicini alla causa kurda sono scesi in piazza con manifestazioni, sit-in e azioni dimostrative a chiedere a gran voce la fine dell’offensiva a Efrin, che rappresenta un attacco a una rivoluzione delle donne, a un sistema organizzativo democratico e all’autogestione dei popoli. Mentre oggi il co-presidente del Consiglio esecutivo del KCK, Cemil Bayık, accusava le potenze internazionali di ipocrisia e sosteneva che la resistenza di Efrin ha rivelato le reali intenzioni di USA, Russia, Nazioni Unite e Unione Europea, il Parlamento Europeo ha approvato ieri una mozione attraverso la quale richiama le truppe turche alla ritirata da Efrin, in cui espone le proprie preoccupazioni per un conflitto tra Ankara e Damasco, per la crisi umanitaria dell’area in questione e chiede un cessate il fuoco in tutta la Siria, compresa Efrin. Ma questo non basterà per bloccare le mire espansionistiche del sovrano di Ankara. D’altra parte il popolo kurdo è, ormai, abituato a promesse che verranno poi disattese e la resistenza non farà alcun passo indietro, non cesserà.