Scissione
9 Ottobre 2023Brain Storm Too / The Birth of God dipinto di Erik White
[Roberto Loddo]
Sono rimasto sorpreso dalla scelta di Sardegna chiama Sardegna di lasciare la coalizione dei partiti progressisti e indipendentisti. Ho partecipato alla prima assemblea del movimento politico che ha portato alla nascita di decine di assemblee tematiche in tutti i territori della Sardegna. E mi sarei aspettato qualcosa in più dell’invio di una mail.
Da una prospettiva puramente metodologica, quando si divorzia da qualcosa, il percorso deve necessariamente essere trasparente e riconoscibile dal soggetto con cui ci si vuole separare. In politica, se si vuole generare efficacia nelle proprie scelte, questa regola è fondamentale, per questo non basta un comunicato a certificare un divorzio.
Servono azioni concrete che vadano oltre le parole fredde di una mail. Le parole sono spesso solo parole e possono essere interpretate, sospese, contraddette e dimenticate. Perché non sono visibili da chi non agisce direttamente la politica. Le parole possono essere convincenti e perturbanti ma rimangono appese al trafiletto di un giornale locale per poche ore. E poi muoiono. Le azioni al contrario sono visibili, restano, possono essere toccate con mano, possono essere ricordate e persino cambiare l’ordine delle cose esistenti.
Dove trovo la differenza tra un movimento politico femminista, ecologista che vuole praticare l’autogoverno con i conflitti sociali della Sardegna e un qualsiasi movimento politico che si basa sul breve respiro elettorale? La differenza la trovo nel passare dal rumore delle parole all’azione, nella creazione di significato su ogni parola che viene scritta e urlata alle manifestazioni a cui partecipiamo.
Francamente non me ne frega nulla di allontanarmi dalla coalizione perché non mi concedono il limite dei due mandati. E non mi interessa fare il Savonarola contro politici indagati e condannati in primo grado. Queste argomentazioni le lascio ai seguaci del populismo penale e agli amanti dei linciaggi mediatici. Concentriamoci sulla politica e lasciamo le manette a giudici e tribunali.
Avrei preferito una rottura determinata dall’impossibilità di poter inserire nel programma della coalizione una concreta alternativa di società che rompa con il modello di sviluppo neocoloniale e neoliberista. Stanno cancellando il diritto alla salute e stanno favorendo scelte politiche che ci avvelenano e ci condannano ad una terra di disuguaglianze, speculazioni energetiche e occupazione militare. Me ne vado se non fate nulla per invertire la rotta e prima di sbattere la porta vi spiego cosa farò io per invertirla.
Faccio politica da quando avevo sedici anni e ho vissuto con passione ed entusiasmo buona parte delle separazioni nella sinistra. Ero in prima superiore, snello e con tanti capelli pettinati a spazzola e gel Prokrin, quando nel marzo 1995, un gruppo di deputati di Rifondazione Comunista guidati dal capogruppo Crucianelli, votava la fiducia sulla manovra del governo Dini, “tradendo” la linea del partito. Canticchiavo Le ragazze dei Neri per Caso e una pattuglia di deputati e senatori dopo qualche settimana fondava i Comunisti Unitari, un partito alleato con la sinistra del Pds. Dal respiro intenso ma breve.
Nel 1998 quando iniziai a frequentare il maneggio di Dolianova e a galoppare Stella, una bellissima cavalla anglo-arabo sarda, Rifondazione subisce una nuova scissione. A Sanremo la conduzione di Raimondo Vianello è affiancata da Eva Herzigová e Veronica Pivetti e una straordinaria Annalisa Minetti vince il Festival con Senza te o con te e la scissione è causata dalla decisione di togliere la fiducia al primo governo Prodi. Nasce il Partito dei Comunisti italiani guidati da Cossutta, con una linea old style i cui voti non riescono a salvare Prodi ma consentono la nascita del primo governo D’Alema.
Nel 2007 il Cagliari ha come presidente Cellino e il giovane Acquafresca conquista la salvezza del Cagliari dalla retrocessione grazie ai suoi 10 gol e al congresso dei Ds la corrente di Mussi, Salvi e Angius non entrerà nel PD e darà vita a Sinistra Democratica.
Il 7 febbraio 2008 secondo l’astrologia cinese, termina l’anno del maiale e inizia l’anno del topo (il successivo sarà nel terribile 2020 con la pandemia) e le elezioni del 2008 portano alla luce la Lista Arcobaleno con tutte le sinistre e gli ecologisti dal Prc ai Verdi passando per Sinistra democratica ed esponenti del sindacalismo e della società civile. Non superò la soglia dello sbarramento.
Che cosa hanno in comune le separazioni che causano effetti da quelle che non causano effetti? L’assenza delle conseguenze sulle persone. Può cadere una giunta, un governo e addirittura si possono produrre effetti devastanti per un pezzo di società, come un bombardamento in Serbia o come il taglio delle pensioni. O al contrario dei benefici, come una revisione delle politiche dei fenomeni migratori più in linea con i diritti umani, una sanità pubblica, una scuola libera e laica, una legge elettorale democratica e un sistema di protezione sociale che rispetti le persone più emarginate ed escluse.
Quando ti separi per essere efficace devi dichiarare pubblicamente cosa vuoi fare. Come fece Renato Soru nel 2004 quando la coalizione del centrosinistra discuteva per mesi sul candidato e sul programma. Lunghe discussioni dentro e fuori le segreterie dei partiti che sfociarono nella grande assemblea al Palazzetto dello sport a Cagliari vennero spazzate via da una bomba nucleare di dichiarazione del padrone di Tiscali che semplicemente disse cosa voleva fare, e cioè candidarsi a presidente della giunta regionale. Con o senza il centrosinistra e i sardisti.
La politica non è un gioco. Stai rappresentando persone. Se ti separi da un partito, una coalizione, pure da un condominio, devi produrre degli effetti con azioni politiche. Devi diche cosa vuoi fare del futuro.