Gian Nicola Marras

“Su tempus chi hat a bénni’, cussu si fait a timi e prus no dd’aspetaus, ma su tempus passau, cussu puru balla! de prexu o di alligrìa indi ponit pagu” pag. 6 Tempus, Giulio Angioni, CUEC, 2013

1794-2014. 220 anni dallo Scommiato. È giusto ricordare lo “scommiato”? È un evento accaduto esattamente 220 anni fa, ma nonostante tutto le difformi interpretazioni su quello che è stato lo scommiato (la provvisoria cacciata dei piemontesi da Cagliari) non cessano di alimentare numerosi e accesi dibattiti.
È giusto celebrare sa die de sa Sardinia per ricordarci quanto una parte consistente dell’allora classe politica sarda abbia accettato supinamente le direttive torinesi. Basta rileggere le famose “cinque domande” che i sardi rivolgevano al governo di Torino per rendersi conto quanto siano attuali ancora oggi poiché mai esaudite.
Le classi politiche che si sentono minacciate nei momenti di mutamento sociale mettono in atto la solita strategia: affidarsi alla manipolazione legislativa per conservare i benefici e i privilegi dei gruppi di potere che già detengono il potere.
La Sarda rivoluzione è attuale perché si concluse con un nulla di fatto, non diversa quindi dagli eterni attendismi cui si assiste oggi. Sarebbe oltremodo giusto celebrare la figura dell’Angioy vero eroe nazionale sardo e i suoi seguaci, ricordando la squallida alternativa ai rivoluzionari giacobini sardi: il Sulis, servo del potere sabaudo. Chi da sardo, nega l’ambizione dell’esperimento angioyano nega la grandezza di un grande rivoluzionario sardo e europeo.
In tutti i casi la storia insegna solo a chi ha la capacità di ammettere onestamente le inestinguibili costanti che collegano passato e presente e futuro.