Separati. In casa?
1 Febbraio 2009Redazione
L’attacco al sistema contrattuale, al sindacato autonomo e alla CGIL è un segno di evidente determinazione da parte del centro-destra nel sistemare i rapporti di classe all’interno di una crescente egemonia della politica e del padronato. In questo quadro è evidente l’attenzione particolare rivolta alla CGIL, forse l’ultimo luogo della sinistra che presentiancora dimensioni di massa, con pratiche, anche se non sempre prevalenti, di democrazia e partecipazione.
Pubblichiamo perciò volentieri una dichiarazione di Nicola Nicolosi, Coordinatore dell’Area programmatica Lavoro Società della CGIL.
Naturalmente colpisce, a conferma della scelta di attaccare la sinistra come luogo autonomo e critico di elaborazione politica e conflitto sociale, la posizione del PD e di Veltroni, che di fatto non ostacola, attaccando la CGIL, l’isolamento che il centro-destra cerca nei confronti della CGIL.
Noi ci auguriamo che anche in Sardegna si sappia rispondere a un processo che presenta non pochi elementi di allarme nelle stesse scelte elettorali e politiche di quadri dirigenti ai vertici della CGIL regionale: anch’essi condividono la linea di Walter Veltroni?
Auspichiamo che nei luoghi di lavoro si aprano assemblee su tutti i contratti e sulla natura di questi accordi separati mediante i quali CISL e UIL cercano di smantellare l’unità sindacale, la sua storia autonoma e le lotte dei lavoratori.
Dichiarazione di Nicola Nicolosi
La firma dell’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale è un fatto gravissimo.
Con questo atto il Governo e Confindustria hanno portato a compimento un disegno scellerato che conferma il carattere fortemente antidemocratico e antipopolare del Governo e l’unità d’intenti tra padroni e Governo per piegare, anche in presenza di una crisi gravissima e dagli esiti ancora non quantificabili, il sindacato e trasformarlo in un organo consociativo di cogestione, che rinunci alla lotta per i diritti e che accetti di trasformarsi in appendice dipendente di padroni e Governo. CISL e UIL hanno sottoscritto un patto scellerato e hanno venduto l’anima per un piatto di lenticchie nella bilateralità e nelle attività di intermediazione di manodopera.
Questo modello neocorporativo la CGIL non lo accetta e lo contrasterà con la lotta e la mobilitazione, forte della sua rappresentanza maggioritaria tra i lavoratori.
La CGIL rifiutandosi di firmare ha mantenuto gli impegni presi con i lavoratori e coerente con le Piattaforme sottoscritte.
L’area programmatica Lavoro Società della CGIL sostiene totalmente questa decisione.
C’è ora bisogno di una risposta forte, anche prima del 4 aprile, che metta in campo la forza dei lavoratori. Non si tratta soltanto di “agire il conflitto”, ma anche di restituire la parola a chi, precari, operai, impiegati, commessi, pensionati, giovani che attendono risposte concrete per affrontare la crisi e difendere il lavoro, le retribuzioni e i redditi, si trova di fronte la manomissione della democrazia nel mondo del lavoro.
Bisogna generalizzare la lotta fino allo sciopero generale e intensificare le iniziative di mobilitazione di categoria e territoriali, a partire dallo sciopero indetto da FP e FIOM per il 13 febbraio e alla cui manifestazione nazionale saremo presenti.
Questo proporremo in queste ore a tutta l’organizzazione.
Una CGIL unita nella mobilitazione è condizione necessaria per affrontare questa difficile temperie.
Roma, 23 gennaio 2009