Settanta. Utopie, rivolte e tenerezze
15 Luglio 2007Ma.Ma.
Settanta, traccia memoriale di un tempo lontano. Il testo di Raffaella Battaglini e Toni Negri, pubblicato da Derive&Approdi, si legge in una sera; ha forma teatrale. La copertina un quadro d’artista, Duel di Nicola Maria Martino, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari. Settanta dà una scrittura bella e nervosa nei suoi salti temporali. Riemergono smalti smarriti e grigiori incipienti in chiome diversamente combattive. Vengono consegnati alla parola scritta per un racconto recitabile frammenti di una situazione variegata, ampia, più ampia.
Dal repertorio (serie di reperti) si intuiscono e ancora percepiscono le case e le strade urbane abitate da utopie, rivolte, tenerezze e gelosie, da distruttori di vetrine e compagni che sbagliano, da radicalità femministe e carceri in rivolta. Mancano (poco rilevanti o poco rilevate?) le feroci allegrie di quegli anni. Il ‘maschilismo’ del compagno protagonista e di quello che sbaglia mi fa ricordare un geniale graffito del collettivo ‘Pantere Rosa, che, riferendosi a uno dei leader arrestati del marzo ’77, diceva: “Liberatelo. Può essere giudicato solo da un Tribunale femminista”.
La Padova clericale e la Parigi ugonotta disegnano un tragitto doloroso, intenso. Ipostatizzate in parti drammatiche traiettorie esistenziali risuonano in maniera magistrale quasi come da un vecchio grammofono. Altrove, ancora più lontane, le voci impertinenti e poi zittite di decine di radio, di Alice. Parole, immagini, suoni e tracce audio da digitalizzare che potrebbero essere (D. Leg. 42/2004, art. 11 comma f) oggetto di vincolo e tutela avendo superato i venticinque anni.
Bologna, epicentro dei Settanta, dove morì Francesco Lo Russo e governava il Partito Comunista, sarebbe stato un campo di battaglia se l’appuntamento annunciato a poche ore dall’assassinio di Francesco dai metalmeccanici bolognesi (ore 17.00 in Piazza del Nettuno dell’11 marzo del 1977) non fosse stato annullato? Diversi estremismi, istituzionali e no, vollero lasciare solo il movimento degli studenti, e venne un altro pezzo di quegli anni, scoppiettante, senza orario e senza bandiera, a compiere il giro di boa verso la fine di una storia.
Eppure ogni reperto, si dice in archeologia, è una traccia che tramanda memoria. Non resta che avvalersene, nella lettura e a teatro.
Settanta
Raffaella Battaglini, Toni Negri
Derive approdi