Siamo qui
16 Febbraio 2019[Graziano Pintori]
Prima di dare seguito allo scritto dedicato alla giornata “Resistere alle scelte inumane”, voglio esprimere per nome e per conto dell’Anpi provinciale di Nuoro la piena solidarietà ai pastori impegnati, in questi giorni, nella battaglia per l’equo prezzo del latte. E’ una lotta per la dignità della persona e del lavoro, un impegno per il riscatto di un’intera categoria di lavoratori, rimasta sempre ai margini delle decisioni imposte dalle aziende lattiero/casearie. Pur trattandosi di una lotta spontanea, il Movimento Pastori Sardi mette a nudo il mondo degli speculatori, simili ai parassiti del formaggio che si ingrassano/arricchiscono sfruttando e appropriandosi della fatica, del sapere e dell’onestà dei pastori.
Il 2 febbraio anche a Nuoro si è svolta, con l’adesione dell’Anpi Provinciale, la giornata “Resistere alle scelte inumane”, ossia manifestare in modo originale contro certi provvedimenti antistorici, i quali stanno facendo precipitare nel buio del razzismo e della xenofobia la società tutta. All’appuntamento, davanti al Municipio di Nuoro, erano presenti centinaia di persone in rappresentanza di diverse associazioni umanitarie e di volontariato. Tutti ci siamo tenuti per mano e abbiamo “circumnavigato” il palazzo comunale: un contatto che ha incoraggiato il nostro essere democratici, il nostro essere tolleranti e accoglienti. Diverse varietà di voci che ho voluto sintetizzare in questo modo:
Siamo qui perché molti di noi vogliono fermare le barbarie di questi tempi, che stanno scardinando i principi fondamentali della democrazia, dei diritti costituzionali, della pace fra i popoli.
Siamo qui perché amiamo i popoli e combattiamo qualsiasi provvedimento inumano contro le persone.
Siamo qui perché la discriminazione e l’intolleranza non possono governare la nostra vita, il nostro presente, il nostro futuro.
Siamo qui perché sappiamo che la violenza si esercita nei confronti dei più deboli e le persone buone.
Siamo qui perché siamo contro la violenza da chiunque sia esercitata.
Siamo qui per dire che il colore della pelle non rende l’esercizio della violenza meno grave, meno feroce o più grave, più feroce.
Siamo qui per dire che la violenza è violenza, mai può essere giustificata: chiunque la incoraggi e la eserciti.
Siamo qui perché siamo contro il fascismo e la cultura escludente, che istigano all’odio razziale.
Siamo qui per rappresentare la nostra società libera e democratica, per tenerla lontana dai regimi totalitari, ispirati dal nazifascismo.
Siamo qui perché siamo contro l’apatia, siamo consapevoli e abbiamo il giusto coraggio di opporci contro i politici di certa politica.
Siamo qui per ricordare a chi si mascherava da vichingo e si chiudeva il naso alla vista di un meridionale e propagandava il secessionismo…
Siamo qui per ricordare a chi, fino a qualche mese fa, urlava Onestà! Onestà! Onestà! Siete circondati! Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno!..
Siamo qui per ricordare che anche loro, come tanti altri politici, sono prigionieri e abbagliati dal potere.
Siamo qui per ricordare che anche loro sono posseduti dall’istinto bestiale dell’uomo che diventa capo di un branco, dimenticandosi di essere stato eletto alla guida di una comunità plurima, grazie alla democrazia.
Siamo qui perché crediamo nella nostra Costituzione, che nessuno ci ha regalato.
Siamo qui per ricordare che la Carta Costituzionale è stata pagata a caro prezzo con il sangue di tanti italiani: quelli che non si sono arresi alle barbarie del nazifascismo.
Siamo qui per la libertà, per la pace, per i diritti.
18 Febbraio 2019 alle 13:42
A costo di essere frainteso.
La questione dei pastori: se non se ne conoscono appieno i dati è preferibile tacere (vale anche per me).
Però tra tante voci (anche altolocate) che parlano senza neanche sapere che il latte ovino sullo “scafale del supermercato” non ce lo trovi e con non minore superficialità di altri, ho anch’io due considerazioni: troppo giuste le proteste in merito alla pochezza del prezzo del latte dal punto di vista degli allevatori. Ma questa è solo un parte del problema: se 1 kg di “romano” è venduto adesso a 5-5.50 e ci vogliono 6 litri di latte qualche primo calcolo è presto fatto.
Non bisogna dimenticare che in Sardegna il latte ovino è lavorato per il 60% dalle cooperative di pastori: anch’esse pagano il prezzo incriminato. Il latte estero: siamo davvero sicuri che esso costi meno di quello sardo?
Semmai il problema è (anche) un altro: la dipendenza dal romano che per più di un produttore è l’unico prodotto perché non può, non vuole o non sa produrre altro. E mi sa che il romano vada solo negli USA! Voglio dire la strada è (probabilmente) quella di indirizzarsi verso alternative al romano a maggior “valore aggiunto”. Ma ciò comporta la capacità di innovare la produzione (anche avvalendosi di professionalità esterne) la volontà di investire (anche nella promozione del prodotto).
sostenere più o meno artificiosamente il prezzo ATTUALE del latte ovino non è risolvere il problema ma sempliceme rinviarlo alla prossima sovraproduzione.
Bachisio