Siamo troppi
1 Ottobre 2019[Graziano Pintori]
Sul quotidiano l’Avvenire ho letto un interessante articolo sull’implosione demografica, un fenomeno in netta contrapposizione a quelle che furono le teorie del malthusianesimo. In una parte ben definita del pianeta le nascite sono in perenne diminuzione, tanto che l’apocalittica previsione di raggiungere gli 11-13 miliardi di persone entro il 2100 è solo un ricordo. Le cifre sono ben altre: dopo un apice di 9 miliardi intorno al 2050 si ritornerà ai livelli intorno ai 7/8 miliardi attuali della popolazione mondiale. Queste proiezioni appaiono contraddittorie se pensiamo a Tokio, con i suoi 38 milioni di abitanti, la città più grande del mondo, o a Il Cairo che entro il 2030 quadruplicherà, rispetto al 1975, i suoi abitanti, oppure a Osaka che passerà entro il 2030 da 10 a 20 milioni di abitanti. Ciò non basta, le megalopoli, con oltre 10 milioni di abitanti, passeranno da 31 a 41 entro il 2030 accentuando l’idea che il mondo scoppierà a causa della presenza umana. Invece la realtà degli studi statistici, citati nell’articolo di cui sopra, ci dicono che tendenzialmente siamo in recessione demografica dovuta, in buona parte, all’avanzamento rapido dell’urbanizzazione e a un maggiore sviluppo della società che impone l’aumento degli anni di studio, attività lavorative sempre più organizzate, mentre le esigenze delle coppie e delle famiglie sono in costante crescita. Inoltre, bisogna tenere presenti i mutamenti culturali e climatici, lo smog, lo stress ecc. che riducono, di riflesso, le capacità riproduttive. Per chi vive negli inferni di cristallo, di ferrocemento, bassifondi ecc., come certe aree metropolitane, gli effetti negativi sulla procreazione sono più che giustificati. Il futuro ci riserva livelli di concentrazione urbana inverosimili con immensi vuoti rurali, la cui prospettiva è un mondo di anziani e di vecchi che inevitabilmente si scontrerà con i non trascurabili problemi delle sostenibilità fiscali, di previdenza e di sanità. Questo scenario è l’opposto rispetto alla qualità di vita dell’altra fetta di umanità, in cui la vivacità procreativa trova terreno fertile pur trattandosi di popoli in condizioni socio economiche e culturali assai miseri, a causa degli effetti negativi (climatici, culturali, produttivi ecc.) generati dall’opulenza dell’occidente. L’Italia con il Giappone sono le nazioni dove le nascite risentono di un forte rallentamento; nel nostro bel paese a fronte di una popolazione di 61 milioni di abitanti, di cui circa 11 milioni di giovani da 0 a 19 anni e 17,911 milioni di anziani da 60 e + anni, nascono 1,3 bambini per donna, ciò significa, a detta dei demografi nostrani, che fra 48 anni la popolazione italiana si dimezzerà. Una tragedia demografica che appare alimentata anche dalle cecità e sordità delle scelte politiche sul respingimento degli immigrati: il demografo e accademico A.Golino dice che “una popolazione non può essere vista solo come mero aggregato demografico, ma deve essere considerata anche come storia e cultura”. Cioè il concetto di popolazione è da considerare come una fucìna da cui scaturiscono personalità sociali, culturali, professionali che temprano l’anima di un popolo, al di la dell’epidermide gialla, nera, bianca che lo compongono. Dovrebbe essere naturale che in un paese ricco, o meno ricco che sia, dove nascono pochi bambini ci sia anche il soccorso migratorio, per ridurre la falla demografica e dare impulso alla forza lavoro e a tutto ciò che ne consegue. A questo punto, per quanto mi riguarda, la xenofobia, già fenomeno sociale, culturale e politico diventa grave quanto il calo demografico, essendone una concausa conclamata con l’aggravante di prefigurare una società chiusa di vecchi e solitudini in cui prevale l’infelicità. A tutto questo va ricordato che grosse responsabilità ricadono sull’inazione della politica, che in generale valuta il problema demografico, in cui il più o meno del consenso elettorale è connesso anche all’immigrazione, con una certa superficialità o, addirittura, con il silenzio sugli effetti economici negativi del futuro. In questo modo il futuro sembra affidato a quello scenario in cui non nascono bambini, si alimentano guerre xenofobe che dilaniano le società. E dire che il tutto potrebbe risolversi prestando più attenzione e ascolto a un nuovo vagito, piuttosto che ai tromboni della triade Berlusconi, Salvini e Meloni: razzisti che guardano il dito e non la luna.