Vicini vicini
16 Novembre 2008
Redazione
La crisi del lavoro nell’isola è un rosario infinito, al quale sembra davvero difficile, al di fuori di schemi di comodo e di litanie ideologiche, dare risposta. Vi è un comparto storico in declino irreversibile, quello della chimica. Le miniere hanno già dato. Le manifatture stanno dando. I lavoratori Meridiana stanno assaggiando il nuovo monopolio Alitalia. Il lavoro cognitivo, aggredito nella scuola di ogni ordine e grado da una legge Gelmini (che sarebbe più opportuno chiamare Legge Tremonti), prepara nuova disoccupazione e consolida, come prospettiva stabile, la dimensione precaria. Il lavoro nell’agricoltura e nella pastorizia, che potrebbe godere delle prospettive dei segmenti di qualità legati a uno sviluppo ambientalisticamente sostenibile, soffre di visioni concettuali più arcaiche della loro tradizione.
E’ un momento drammatico, dentro la recessione internazionale e in mano ad un governo di centro-destra che impone arbitri statalisti coprendosi di un liberismo che in realtà non pratica, consolida capitani coraggiosi, banche e baroni che sono corresponsabili delle crisi nazionali e planetarie.
In questa vicenda assai grave sarebbe necessario un sindacato unito sulla difesa dei lavoratori, dei contratti nazionali, dei diritti acquisiti, di un potere d’acquisto che si va sempre più erodendo. Come nel precedente governo di centro-destra, CISL e UIL, in vario grado, preferiscono la tavola di Berlusconi e la cucina della Marcegaglia al tavolo delle trattative. Noi ci auguriamo che il sindacato di classe, assieme alla grande storia della CGIL, resista e si ponga ancora più decisamente al fianco e dentro il mondo del lavoro. Che espliciti di fronte ai lavoratori chi lavora per l’unità e chi la spacca, chi sta, come si diceva una volta dalla parte degli sfruttati e chi dalla parte dei padroni. Ci auguriamo soprattutto che – ammesso e non concesso che il vecchio collateralismo fosse giusto (in ogni caso si rapportava a partiti ancora legati alle classi lavoratrici) – oggi non è neppure comprensibile se, implicitamente o meno, si esprime nel rapporto con il Partito Democratico.
La CISL, due giorni fa, ha apprezzato le proposte del Ministro Gelmini e ritirato la propria adesione allo sciopero del serrore universitario, della ricerca, dell’alta formazione artistica e musicale. E pochi giorni prima, assieme all’UIL, ha abbandonato la vertenza degli Statali.
Come dice il proverbio, meglio soli. Ma tutti assieme.
24 Novembre 2008 alle 14:01
Cara redazione,
le critiche che fate al governo Berlusconi, alla cisl alla uil sui temi del lavoro, per le vicende che descrivete le condivido pienamente, anzi ne aggiungerei di altre.
Ma non capisco come fate a baipassare a piè pari le critiche, quelle giuste intendo, che sarebbe neccessario fare al governo precedente, e in particolare all’attuale governo regionale sulle mancate politiche del lavoro.
Da cinque anni la Sardegna è governata dal centro-sinistra, e all’assessorato al lavoro si sono alternate DUE ASSESSORE del PRC.
“La crisi del lavoro nell’isola è un rosario infinito …al quale sembra davvero difficile dare risposta”, cosi’ iniziate l’articolo, e cosi finisce il vostro giudizio sulla politiche del lavoro della regione.
Ieri ho visto una pubblicità su “Il Manifesto” di un convegno organizzato da Vendola sui temi del lavoro in Puglia, intervengono al convegno diversi assessori al lavoro di altre regioni, la Sardegna non c’è.
Vi ricordate la pomposita’ sui manifesti di rifondazione, dopo la finanziaria del 2007, “600 MILIONI DI EURO PER IL LAVORO”, le marce, le publicazioni varie?
Voi del/col manifesto sardo fate un lavoro importante e utile per molti di noi, per la sinistra e soprattutto per i giovani che si avvicinano alla politica per la prima volta.
Mi chiedo se possiamo usare nella critica due pesi e due misure, e raccontare una parte di verita’, perche’ una parte è spiacevole!?
Io penso di no, non facciamo neppure un buon servizio alla cultura di sinistra.